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Parte I - Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri

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E. Crema, L’altra voce del Pellegrino errante135de. Nel titolo si trova un’in<strong>di</strong>cazione: Cantico alla Mad. Vergine Beatissimali 15 Gen. 1598, nel quale narra li <strong>di</strong>sagi della sua fuga per l’inverno a guisadella tempesta nella fuga <strong>di</strong> Giona; a partire dalle parole sua fuga escluse,una mano più moderna, <strong>di</strong>versa da quella che annota le varianti, ha cancellatoquanto segue la parole fuga, e ha aggiunto: Avendo inteso che si trattava<strong>di</strong> farlo vescovo si ritirò nel monastero de’ Padri Certosini, dove si serbauna bellissima imagine della Madonna cui si va come a refugio. 25 Taleaggiunta ha dato a<strong>di</strong>to a dubbi circa l’autenticità della data: 26 la permanenzapresso il monastero dei Certosini infatti riguarda solo i primissimi giorni dellafuga, cominciata, come si è detto, a fine novembre del 1597. In realtà è assaipiù probabile che ad essere spuria sia la glossa seriore, redatta da una manosicuramente non avallata da Ancina: la grafia, infatti, che compare altrevolte nel manoscritto, e che più volte interviene in altre carte anciniane, inun documento re<strong>di</strong>ge una nota contenente la data del 1607, vergata quin<strong>di</strong> treanni dopo la morte <strong>di</strong> Ancina. 27 I commenti e le note che tale mano apponesono sempre chiose, <strong>di</strong>dascalie, supposizioni <strong>di</strong> autografie, informazioni circai personaggi che vengono nominati, e sembrano voler comporre una sorta<strong>di</strong> dossier, come testimonia la programmatica intitolazione apposta da questamano in un’altra carta: Della vita <strong>di</strong> Giovenale Ancina… parte seconda. 28Se quin<strong>di</strong> la ‘retrodatazione’ <strong>di</strong> alcuni mesi è proposta da un revisore decisamentepiù tardo, la data del 15 gennaio compare nella prima redazione;inoltre <strong>di</strong>versi luoghi dell’ode trovano chiarimento solo nell’ipotesi che essasia stata scritta attorno a quel periodo. I vv. 19, or volge, o Diva mia, già l’altraluna, e 25-26,Di venti giorni a penaun mi <strong>di</strong>è polso e lena,presuppongono che i <strong>di</strong>sagi siano iniziati da più giorni; i vv. 13-15,25 Archivio della Congregazione <strong>di</strong> Roma, A.I.43.26 E l’inverno a <strong>San</strong> Severino era stato particolarmente rigido, tanto che il fratello gli avevainviato la propria pelliccia. GIGLI, Padre Giovenale Ancina…, p 55. Alla Madonna dei Lumi <strong>di</strong><strong>San</strong> Severino è de<strong>di</strong>cata anche una lauda del Tempio, Vergin, che luna e sol ed ogni stella.27 Napoli, Stigliola, 1594. Sui rapporti del Tempio armonico <strong>di</strong> Ancina con questa fonte, si vedaA. MORELLI, L’Oratorio dei Filippini: rapporti tra Roma e Napoli, in La musica a Napoli duranteil Seicento. Atti del convegno Internazionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, a c. <strong>di</strong> D. A. D’ALESSANDRO e A. ZII-NO, Roma 1987, pp. 455 – 463.28 L’amplissima fortuna <strong>di</strong> questi epiteti è <strong>di</strong> matrice biblica: Cant. 4, 12: Hortus conclusus sorormea, sponsa, hortus conclusus, fons signatus.

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