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giustizia amministrativameno costi e tempi celeriALDO RAVALLI, PRESIDENTE TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE, LECCEAldo Ravalli“<strong>Il</strong> problema deitempi della giustiziaresta molto grave.Nel 2007 sono pervenutipresso ilnostro Tribunale 1.952 ricorsi e sono stati esauriti4.545 giudizi. Riusciamo ad essere più tempestivinella risposta di giustizia. Se nel 2001 lagiacenza media dei procedimenti era superiorea sei anni, a fine 2007 siamo scesi ad una giacenzamedia di poco più di tre anni. I risultatimostrano che i ricorsi presentati nel 2001 e2002 sono già definiti circa all’80% e quelli del2003 e 2004 per oltre il 70%, mentre quelli del2007 sono definiti quasi al 29%.<strong>Il</strong> Tar ha dato un forte impulso a che la definizionedei processi avvenisse nello stesso anno dipresentazione. La giustizia “lenta” non è solo delusioneper il cittadino, ma è anche una spesa in piùche colpisce tutti. Infatti, è divenuta quasi emergenzal’esborso dello Stato a causa della irragionevoledurata dei processi. È stato calcolato undebito di circa 500 milioni di euro l’anno perindennizzare i cittadini colpiti da giustizia lenta,per tutti i processi civili, penali ed amministrativi.Può essere di soddisfazione per questo Tarcollocarsi, nella media, ben al di sotto del limitedi irragionevole durata del processo.Un altro problema al quale bisognerebbetrovare soluzione è quello del costo dell’accessoalla giustizia amministrativa. <strong>Il</strong> ContributoUnificato, destinato alle esigenze della giustizia,varia da un minimo di 500 euro a 1.500 euro.Chiedere ad un privato cittadino di versare1.500 euro, prima di iniziare una causa, puòcostituire una barriera economica e la rinunciaalla soddisfazione di un bisogno. Per i menoabbienti, con redditi bassi, esiste il gratuitopatrocinio a spese dello Stato. <strong>Il</strong> problema toccale fasce di reddito medio-basse, che escluse dalgratuito patrocinio, vedono incidere significativamentesul bilancio i costi di una causa dinanzial giudice amministrativo”.GIUSEPPE FINGUERRAprofessionitre priorità: riforma degli ordini,legge urbanistica, sicureZZa sul lavoroPAOLO STEFANELLI, PRESIDENTE CONSIGLIO NAZIONALE INGEGNERI“Al prossimo Governo chiedereiuna riforma degli OrdiniPaolo Stefanelliprofessionali. La legge chedisciplina le professioni intellettuali è in vigore da circa unsecolo. Nel frattempo, la società si è evoluta e vi sono staterivoluzionarie innovazioni nella scienza e nella tecnologiache rendono improcrastinabile una riscrittura delle regoledi esercizio delle professioni. Tale esigenza è maggiormenteavvertita dagli ingegneri, impegnati da sempre all’applicazionedella innovazione. La collettività esige la qualità. Idecreti del Ministro Bersani hanno disciplinato anche alcuniaspetti della materia degli Ordini professionali. Questi haintrodotto dei palliativi e non ha risposto all’esigenza diuna riforma più complessa. Parlo della eliminazione delprincipio della inderogabilità dei minimi tariffari. La cosanon ha giovato a nessuno ed ha messo in crisi gli standardqualitativi delle prestazioni professionali, abbassandone illivello. Ma il mantenimento degli standard di qualità è unfatto di fondamentale importanza. Occorre tornare ad individuareil minimo tariffario, oltre il quale le prestazioni nonpossono essere erogate.In secondo luogo, occorre intervenire sulle regoledella sicurezza sul luogo di lavoro. È necessario istituirescuole di formazione che consentano al lavoratore diapprendere la cultura della sicurezza. <strong>Il</strong> problema degliinfortuni, spesso mortali, non si risolve approntando unregime sanzionatorio penale per i trasgressori dellenorme di sicurezza. Bisogna inculcare la cultura dellasicurezza, così come avviene negli altri paesi della UnioneEuropea.In terzo luogo, occorre intervenire sulla LeggeUrbanistica, in vigore dal 1942. Essa è legata a tempi dimutazione del contesto edilizio ed urbanistico che oggisono improponibili. Un periodo di dieci anni per ottenereuna programmazione dello sviluppo del territorio potevaandare bene nel 1950. Oggi i tempi e le esigenze delterritorio, al fine del suo sviluppo, sono più rapidi. Inoltre,vi è una incapacità dell’urbanistica, così come è oggi dalpunto di vista normativo, ad incidere realmente sullaqualità, sulla bellezza e sull’utilità concreta dell’edilizia”.GIUSEPPE FINGUERRAUmberto PaganoUMBERTO PAGANO, PRESIDENTE CORTE D’APPELLO DI LECCE“<strong>Il</strong> problema della giustizia è uno solo: ilritardo nel rispondere a chi chiede giustizia,in sede sia civile sia penale. Le regole delprocesso devono essere modificate, in mododa mutare i procedimenti nelle articolazionipiù importanti e renderli più solleciti.Occorrono procedure più semplici e rapide.Viene sempre più frequentemente violato ildiritto alla ragionevole durata del processo.La Legge Pinto consente al cittadino dirichiedere allo Stato il risarcimento deldanno per il ritardo nell’amministrazionedella giustizia. Attualmente, lo Stato sborsafior di milioni per il risarcimento. A soffriredella lentezza della giustizia sono soprattuttoi cittadini. Eppure, negli ultimi dieci anni,si è data più attenzione all’aspetto dellaseparazione delle carriere del giudice dalpubblico ministero.<strong>Il</strong> processo civile deve imporre alle parti,sin dalla prima udienza, di proporre tutte ledomande e le controdomande; ed al Giudicedi provvedere immediatamente sulle proverichieste.<strong>Il</strong> processo penale, dopo la riforma delgiustiziacivile e penaletempi brevi,più giudici, più fondi1988, dovrebbe consentire all’imputato ditrovarsi dinanzi al Giudice naturale subitodopo le primissime indagini. Invece questoevento si verifica dopo due o tre anni.Non si interviene ad attuare il principiodella ragionevole durata del processo, poichémal si concilia con la presenza in Italiadi circa 200mila avvocati, uno ogni 250 cittadini.I problemi della giustizia risiedonoanche nella disponibilità di adeguate risorseumane, materiali e finanziarie. La domandadi giustizia aumenta, ma gli organici sonoincompleti. A fronte di 185 giudici togati previstia ruolo nel Distretto della Corte diAppello di Lecce (comprende le province diLecce, Brindisi e Taranto), mancano 19 giudici,oltre il 10%.L’informatizzazione, già ben avviata nelnostro Distretto, rischia di fermarsi, poiché ifondi iniziano a scarseggiare. Talvolta inqualche Ufficio Giudiziario di Taranto viene amancare la carta per le fotocopie”.GIUSEPPE FINGUERRAil <strong>tacco</strong> d’Italia 10 Aprile 2008

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