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di un cranio (detto “capuzzella”) in<br />
cambio di protezione.<br />
Ma vediamone l’origine.<br />
Verso la metà del 1600 Napoli fu<br />
martoriata dalla peste, che ne decimò<br />
la popolazione. A seguito di<br />
questo evento fu dato ordine di<br />
riaprire la cava e furono stipate al<br />
suo interno oltre 250.000 salme.<br />
A questa disgrazia ne seguirono<br />
altre: carestie, rivolte popolari<br />
e cinque eruzioni del Vesuvio e<br />
ogni volta si utilizzò questa cava<br />
per accogliere i defunti.<br />
Nel 1837, un’ordinanza bandì gli ossari<br />
da tutte le chiese della città e fu<br />
ordinato di trasferire queste grosse<br />
cataste di resti mortali all’interno<br />
dell’Ossario delle Fontanelle.<br />
Il Cimitero rimase abbandonato<br />
fino al 1872, quando Don Gaetano<br />
Barbati, con l’aiuto di alcune<br />
popolane del rione Sanità, chiamate<br />
“e’ maste”, riordinò, nella<br />
maniera in cui sono disposti ancora<br />
oggi, tutti i resti mortali accatastati<br />
disordinatamente.<br />
E’ così che nasce il Cimitero delle<br />
Fontanelle. Una grossa cava di tufo<br />
utilizzata per accogliere migliaia<br />
di teschi e ossa di napoletani che<br />
per un motivo o per l’altro erano<br />
stati costretti a lasciare la vita<br />
terrena. Anonimi, ad eccezione<br />
di due scheletri: quello di Filippo<br />
Carafa Conte di Cerreto dei<br />
Duchi di Maddaloni, morto il 17<br />
luglio 1797, e di Donna Margherita<br />
Petrucci morta il 5 ottobre<br />
1795. Entrambi riposano in bare<br />
protetti da vetri, ed è possibile<br />
notare come il volto della donna<br />
si sia completamente mummificato<br />
con la bocca spaventosamente<br />
spalancata. La leggenda vuole<br />
che la donna sia morta soffocata<br />
a causa di uno gnocco che le era<br />
andato di traverso.<br />
Entrando si ha l’impressione di<br />
essere accolti in una cattedrale<br />
sospesa tra l’oscurità e i fasci di<br />
luce che la squarciano, proiettati<br />
verso questi migliaia di teschi che<br />
sono lì in attesa di essere scelti. Si,<br />
perché la pietas popolare napoletana<br />
ha istituito un vero e proprio<br />
culto, quello appunto delle “anime<br />
pezzentelle”, che richiama arcaiche<br />
tradizioni di tipo pagano, diventando<br />
un medium di interazione tra il<br />
mondo dei vivi e quello dei morti.<br />
I napoletani, in particolare le donne,<br />
si recano sul posto e scelgono<br />
un teschio che l’anima gli ha<br />
indicato in sogno e che, da quel<br />
momento, entra a far parte della<br />
famiglia del devoto.<br />
Ma pregare per i morti a Napoli<br />
non è mai un percorso a senso<br />
unico; si prega sì per la salvezza<br />
dell’anima (la richiesta delle anime<br />
è sempre la stessa: tutte hanno<br />
bisogno del “refrigerio”) ma al<br />
contempo si richiedono benefici<br />
di carattere pratico, come trovare<br />
marito o, magari, ricevere la combinazione<br />
vincente al gioco del<br />
lotto. Se la grazia è concessa, il te-<br />
20 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>