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Orizzonte Magazine n°1 -2016

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di un cranio (detto “capuzzella”) in<br />

cambio di protezione.<br />

Ma vediamone l’origine.<br />

Verso la metà del 1600 Napoli fu<br />

martoriata dalla peste, che ne decimò<br />

la popolazione. A seguito di<br />

questo evento fu dato ordine di<br />

riaprire la cava e furono stipate al<br />

suo interno oltre 250.000 salme.<br />

A questa disgrazia ne seguirono<br />

altre: carestie, rivolte popolari<br />

e cinque eruzioni del Vesuvio e<br />

ogni volta si utilizzò questa cava<br />

per accogliere i defunti.<br />

Nel 1837, un’ordinanza bandì gli ossari<br />

da tutte le chiese della città e fu<br />

ordinato di trasferire queste grosse<br />

cataste di resti mortali all’interno<br />

dell’Ossario delle Fontanelle.<br />

Il Cimitero rimase abbandonato<br />

fino al 1872, quando Don Gaetano<br />

Barbati, con l’aiuto di alcune<br />

popolane del rione Sanità, chiamate<br />

“e’ maste”, riordinò, nella<br />

maniera in cui sono disposti ancora<br />

oggi, tutti i resti mortali accatastati<br />

disordinatamente.<br />

E’ così che nasce il Cimitero delle<br />

Fontanelle. Una grossa cava di tufo<br />

utilizzata per accogliere migliaia<br />

di teschi e ossa di napoletani che<br />

per un motivo o per l’altro erano<br />

stati costretti a lasciare la vita<br />

terrena. Anonimi, ad eccezione<br />

di due scheletri: quello di Filippo<br />

Carafa Conte di Cerreto dei<br />

Duchi di Maddaloni, morto il 17<br />

luglio 1797, e di Donna Margherita<br />

Petrucci morta il 5 ottobre<br />

1795. Entrambi riposano in bare<br />

protetti da vetri, ed è possibile<br />

notare come il volto della donna<br />

si sia completamente mummificato<br />

con la bocca spaventosamente<br />

spalancata. La leggenda vuole<br />

che la donna sia morta soffocata<br />

a causa di uno gnocco che le era<br />

andato di traverso.<br />

Entrando si ha l’impressione di<br />

essere accolti in una cattedrale<br />

sospesa tra l’oscurità e i fasci di<br />

luce che la squarciano, proiettati<br />

verso questi migliaia di teschi che<br />

sono lì in attesa di essere scelti. Si,<br />

perché la pietas popolare napoletana<br />

ha istituito un vero e proprio<br />

culto, quello appunto delle “anime<br />

pezzentelle”, che richiama arcaiche<br />

tradizioni di tipo pagano, diventando<br />

un medium di interazione tra il<br />

mondo dei vivi e quello dei morti.<br />

I napoletani, in particolare le donne,<br />

si recano sul posto e scelgono<br />

un teschio che l’anima gli ha<br />

indicato in sogno e che, da quel<br />

momento, entra a far parte della<br />

famiglia del devoto.<br />

Ma pregare per i morti a Napoli<br />

non è mai un percorso a senso<br />

unico; si prega sì per la salvezza<br />

dell’anima (la richiesta delle anime<br />

è sempre la stessa: tutte hanno<br />

bisogno del “refrigerio”) ma al<br />

contempo si richiedono benefici<br />

di carattere pratico, come trovare<br />

marito o, magari, ricevere la combinazione<br />

vincente al gioco del<br />

lotto. Se la grazia è concessa, il te-<br />

20 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>

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