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la cassata<br />
siciliana<br />
di Ornella Mirelli<br />
L<br />
a Cassata siciliana è<br />
un dolce che viene<br />
da lontano, dall’antica<br />
Grecia per la precisione,<br />
dove si realizzava un dolce di<br />
ricotta o cacio addolcito col miele.<br />
Presso i Romani quell’impasto,<br />
racchiuso in una sfoglia di pasta e<br />
infornato, prese il nome di caseatus<br />
(traduzione: composto da formaggio)<br />
dal quale potrebbe aver<br />
avuto origine il nome Cassata; in<br />
un affresco di un triclinio della<br />
villa di Oplontis (un sobborgo di<br />
Pompei sepolto anch’esso dall’eruzione<br />
del Vesuvio) è addirittura<br />
raffigurato un dolce dall’incredibile<br />
somiglianza con la Cassata.<br />
Questo termine compare per la<br />
prima volta nel “Declarus”, vocabolario<br />
siciliano-latino redatto nel<br />
1300 dall’abate Angelo Sinesio,<br />
con la definizione “cibus ex pasta<br />
panis et caseus compositus”.<br />
A contribuire in maniera determinante<br />
alla realizzazione di questo<br />
dolce, come lo conosciamo adesso,<br />
furono le dominazioni straniere.<br />
Innanzi tutto gli arabi (IX - X<br />
secolo), che introdussero in Sicilia<br />
la canna da zucchero, il limone, il<br />
mandarino e il cedro, tanto che<br />
alcuni fanno discendere il termine<br />
Cassata dall’arabo Quas’at (casseruola),<br />
il recipiente circolare adoperato<br />
per la sua preparazione.<br />
Dal loro canto gli spagnoli, nel XVI<br />
secolo, introdussero il cioccolato.<br />
Nel periodo normanno le suore<br />
del convento della Martorana di<br />
Palermo inventarono la pasta reale<br />
e ne avrebbero fatto l’involucro<br />
della Cassata che, in questo<br />
modo, non andò più in forno ma<br />
44 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>