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Orizzonte Magazine n°1 -2016

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schio viene custodito, per chi può<br />

permetterselo, in una teca (scarabattolo)<br />

di marmo, con la scritta<br />

“Per Grazia Ricevuta”, alla quale<br />

seguono nome, cognome e anno<br />

di adozione del devoto. In caso<br />

contrario si utilizza una semplice<br />

scatola di latta, magari dei biscotti.<br />

Se il teschio è particolarmente<br />

“generoso” viene addirittura<br />

messo in sicurezza, chiudendo la<br />

teca con un lucchetto, ma se le<br />

richieste non sono state esaudite,<br />

lo si abbandona a se stesso e lo si<br />

sostuisce con un altro.<br />

C’è poi l’abitudine di lasciare<br />

messaggi all’interno dei teschi;<br />

per esempio: “Anima bella venitemi<br />

in sogno e fatemi sapere come vi<br />

chiamate. Fatemi la grazia di farmi<br />

uscire la mia serie della cartella nazionale.<br />

Anima bella fatemi questa<br />

grazia, a buon rendere…”<br />

E’ naturale che una simile pratica<br />

non abbia mai goduto delle simpatie<br />

del clero, tanto che in un editto<br />

del 1969 l’allora cardinale Corrado<br />

Ursi vietò ufficialmente questa<br />

pratica definendola ”aberrante e<br />

superstiziosa”. Il cimitero fu chiuso<br />

ed è stato riaperto solo nel 2010.<br />

Percorriamo ora i vari ambienti<br />

del cimitero e le varie personificazioni<br />

delle “capuzzelle”. Nella<br />

navata centrale, subito sulla sinistra,<br />

nel bel mezzo di uno spazio<br />

di grande impatto visivo ed emozionale,<br />

sorge quella che potrebbe<br />

essere definita “l’ossoteca”,<br />

una cappella colma di tibie e femori<br />

al cui centro spunta la figura<br />

di un Cristo risorto.<br />

Proseguendo, in una cavità, sempre<br />

sulla sinistra, ci si imbatte<br />

nell’inquietante simulacro acefalo<br />

del “Monacone”. La statua decapitata<br />

rappresenta San Vincenzo<br />

Ferrer, col tipico abito bianco-nero<br />

domenicano, la cui testa mancante<br />

è stata sostituita, da sconosciuti,<br />

con un teschio, rimosso<br />

durante il periodo di sistemazione<br />

del cimitero.<br />

Nel fondo, si trova forse lo spazio<br />

più noto, detto il “Tribunale”,<br />

per la presenza di tre croci con<br />

una base di teschi. Qui, secondo<br />

quanto si racconta, si riunivano i<br />

vertici della camorra per svolgere<br />

le loro cerimonie, prestare i giuramenti<br />

di sangue ed emettere<br />

condanne a morte.<br />

Proprio la corsia alla destra del<br />

Tribunale ospita uno dei teschi più<br />

famosi di questo cimitero, quello<br />

del Capitano, talmente importante<br />

per il popolo partenopeo che<br />

viene conservato in una teca di<br />

vetro per difenderlo dall’umidità<br />

e dall’incuria dei più curiosi.<br />

La leggenda racconta che questo<br />

teschio fu adottato da una povera<br />

ragazza, che gli rivolse tutte le<br />

sue cure e preghiere, supplicandolo<br />

perché le facesse trovare<br />

marito. La sua richiesta fu esaudita;<br />

giunse il giorno delle nozze<br />

e tra gli ospiti si presentò un<br />

<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 21

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