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<strong>SQUARE</strong> USI – MAGAZINE I Quadrimestrale I Università della Svizzera italiana I numero 20, 2016 I www.square.usi.ch<br />
9<br />
vale nei politecnici, a Mendrisio abbiamo<br />
immaginato un programma pedagogico<br />
“controcorrente”: formare una nuova figura<br />
di architetto generalista che aggiornasse<br />
la visione umanistica che per lungo<br />
tempo ha prevalso soprattutto nell’area<br />
culturale mediterranea. Sulla scorta delle<br />
migliori tradizioni disciplinari abbiamo ritenuto<br />
auspicabile far convergere nell’architetto<br />
odierno abilità composite, che<br />
spaziano dal progetto di costruzione alla<br />
cultura del territorio, dall’immaginazione<br />
plastica al sapere artigiano, dal riuso del<br />
patrimonio storico all’ideazione di nuovi<br />
scenari tipologici. Come ha ricordato Muthesius,<br />
noi interpretiamo il fatto architettonico<br />
“dal cucchiaio alla città”, tenendo<br />
vive l’aspirazione propria del Movimento<br />
Moderno all’opera d’arte totale (Gropius),<br />
l’istanza di moralità (Giedion) e<br />
la valenza etico-sociale perseguita da Le<br />
Corbusier, ma anche il controllo costruttivo<br />
proprio del modo raffinato di Mies van<br />
der Rohe o quello ipersensibile di Scarpa.<br />
6. Territori della memoria. Il colpevole<br />
del degrado delle città e dei paesaggi contemporanei<br />
è lo smarrimento dei grandi<br />
modelli di insediamento e trasformazione<br />
dello spazio fisico depositati nella nostra<br />
memoria culturale. Da qui l’importanza di<br />
ripartire dalle lezioni che ci vengono dalla<br />
città e dal paesaggio europei. La velocità<br />
delle trasformazioni in atto suggerisce di<br />
confrontarsi con i territori della memoria<br />
come struttura stessa del fatto progettuale.<br />
In Accademia, questo rinnovato rapporto<br />
con il “passato come un amico”,<br />
come disse Louis Kahn, è perseguito con<br />
l’attenzione al riuso del patrimonio architettonico,<br />
i numerosi atelier di progettazione<br />
dedicati ai temi del costruire nel già<br />
costruito, l’insistenza sulle categorie del<br />
contestualismo urbano, gli insegnamenti<br />
di storia e teoria...<br />
Noi interpretiamo il fatto<br />
architettonico “dal cucchiaio alla<br />
città”, tenendo vive l’aspirazione<br />
propria del Movimento Moderno<br />
all’opera d’arte totale (Gropius),<br />
l’istanza di moralità (Giedion)<br />
e la valenza etico-sociale<br />
perseguita da Le Corbusier<br />
Mario Botta e Aurelio<br />
Galfetti consultano il<br />
programma dei corsi, il<br />
21 ottobre del 1996, in<br />
occasione dell’apertura del<br />
primo anno<br />
accademico (foto Archivio<br />
del Corriere del Ticino).<br />
7. La doppia anima della Svizzera. L’Accademia<br />
di architettura è nata in un momento<br />
storico in cui il dibattito culturale<br />
poté trovare terreno fertile nella “doppia<br />
anima”, locale e internazionale, della Svizzera.<br />
L’impostazione internazionale del<br />
corpo docente rappresenta uno dei tratti<br />
positivi della Svizzera, paese spesso tentato<br />
di innalzare barriere verso l’esterno,<br />
ma anche capace di aprirsi alla dimensione<br />
europea e internazionale. La nascita<br />
dell’Accademia rappresenta uno dei momenti<br />
in cui la Svizzera mostra al meglio<br />
la sua doppia anima, provinciale e insieme<br />
cosmopolita.