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<strong>SQUARE</strong> USI – MAGAZINE I Quadrimestrale I Università della Svizzera italiana I numero 20, 2016 I www.square.usi.ch<br />
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ideale, che abbiamo pazientemene intessuto<br />
in forma di ponte tra il Politecnico di<br />
Milano e quelli di Zurigo e Losanna, selezionando<br />
i professori più noti, in qualsiasi<br />
paese, per le discipline più strategiche per<br />
il nostro progetto. Ora abbiamo un’offerta<br />
formativa completa, articolata tra un<br />
Master of Science biennale, un Master<br />
of Advanced Studies per professionisti e<br />
la partecipazione alla scuola di dottorato<br />
della Facoltà. Riceviamo finanziamenti alla<br />
ricerca dall’industria e da fondi competitivi<br />
pubblici svizzeri ed europei, mentre i<br />
nostri studenti provengono da quasi tutto<br />
il mondo.<br />
Guardandomi indietro, tra i tanti ricordi<br />
che porto di questi anni, il più bello e il più<br />
significativo è senza dubbio legato ai successi<br />
di alcuni miei studenti: menti fresche<br />
e dinamiche, che ora insegnano e fanno ricerca<br />
nelle migliori università e nei più prestigiosi<br />
laboratori industriali, o che hanno<br />
deciso di trasformare una buona idea in<br />
un’impresa di successo, dalla California al<br />
Ticino. Per natura, però, continuo a guardare<br />
avanti e vedo un grande futuro: le sfide<br />
sono infatti molte e – paradossalmente –<br />
con il progresso tecnologico non fanno che<br />
aumentare. La pervasività raggiunta dai<br />
sistemi embedded ha infatti enormi ripercussioni<br />
su molti aspetti della nostra vita.<br />
È quindi naturale interrogarsi innanzitutto<br />
sulla loro sicurezza, sulle vie della miniaturizzazione,<br />
sull’efficienza energetica, sul<br />
tema della memoria. Questi sistemi hanno<br />
un impatto sulla fisicità dei nostri corpi, basti<br />
pensare all’airbag di un’auto o al sistema<br />
di somministrazione dell’insulina. Credo<br />
quindi sia urgente un lavoro di sensibilizzazione<br />
dell’opinione pubblica, non consapevole<br />
da un parte della rilevanza di questi<br />
sistemi, dall’altra della fragilità del mondo<br />
tecnologico in cui siamo tutti immersi. Un<br />
obiettivo, quello della condivisione del sapere,<br />
che è sempre stato nella testa e nel<br />
cuore dell’uomo al quale si deve, tra le tante<br />
altre cose, proprio la nascita di ALaRI e<br />
forse anche di un buon pezzo di tutta l’USI.<br />
Luigi Dadda fu una delle persone più curiose,<br />
aperte e appassionate della realtà che<br />
io abbia mai incontrato. La sua storia, classe<br />
1923, nato e cresciuto in una cascina del<br />
Lodigiano, è – letteralmente – la storia del<br />
progresso tecnologico dell’ultimo secolo:<br />
dalle prime radio a galena alla costruzione<br />
del primo calcolatore d’Europa, dall’Accademia<br />
russa delle scienze alla lobby del<br />
supercomputing di Washington, attraverso<br />
gli anni di piombo come rettore del Politecnico<br />
di Milano e i primi modelli di rete<br />
tra computer del Vecchio Continente. Il<br />
fatto che 20 anni fa, il 21 ottobre del 1996,<br />
i corsi dell’USI furono inaugurati anche<br />
da lui credo debba essere motivo di giusta<br />
fierezza per l’Università, a testimonianza di<br />
un’identità pionieristica e interdisciplinare,<br />
di fine pensiero tecnologico e di solido impegno<br />
umano.