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<strong>SQUARE</strong> USI – MAGAZINE I Quadrimestrale I Università della Svizzera italiana I numero 20, 2016 I www.square.usi.ch<br />

47<br />

ideale, che abbiamo pazientemene intessuto<br />

in forma di ponte tra il Politecnico di<br />

Milano e quelli di Zurigo e Losanna, selezionando<br />

i professori più noti, in qualsiasi<br />

paese, per le discipline più strategiche per<br />

il nostro progetto. Ora abbiamo un’offerta<br />

formativa completa, articolata tra un<br />

Master of Science biennale, un Master<br />

of Advanced Studies per professionisti e<br />

la partecipazione alla scuola di dottorato<br />

della Facoltà. Riceviamo finanziamenti alla<br />

ricerca dall’industria e da fondi competitivi<br />

pubblici svizzeri ed europei, mentre i<br />

nostri studenti provengono da quasi tutto<br />

il mondo.<br />

Guardandomi indietro, tra i tanti ricordi<br />

che porto di questi anni, il più bello e il più<br />

significativo è senza dubbio legato ai successi<br />

di alcuni miei studenti: menti fresche<br />

e dinamiche, che ora insegnano e fanno ricerca<br />

nelle migliori università e nei più prestigiosi<br />

laboratori industriali, o che hanno<br />

deciso di trasformare una buona idea in<br />

un’impresa di successo, dalla California al<br />

Ticino. Per natura, però, continuo a guardare<br />

avanti e vedo un grande futuro: le sfide<br />

sono infatti molte e – paradossalmente –<br />

con il progresso tecnologico non fanno che<br />

aumentare. La pervasività raggiunta dai<br />

sistemi embedded ha infatti enormi ripercussioni<br />

su molti aspetti della nostra vita.<br />

È quindi naturale interrogarsi innanzitutto<br />

sulla loro sicurezza, sulle vie della miniaturizzazione,<br />

sull’efficienza energetica, sul<br />

tema della memoria. Questi sistemi hanno<br />

un impatto sulla fisicità dei nostri corpi, basti<br />

pensare all’airbag di un’auto o al sistema<br />

di somministrazione dell’insulina. Credo<br />

quindi sia urgente un lavoro di sensibilizzazione<br />

dell’opinione pubblica, non consapevole<br />

da un parte della rilevanza di questi<br />

sistemi, dall’altra della fragilità del mondo<br />

tecnologico in cui siamo tutti immersi. Un<br />

obiettivo, quello della condivisione del sapere,<br />

che è sempre stato nella testa e nel<br />

cuore dell’uomo al quale si deve, tra le tante<br />

altre cose, proprio la nascita di ALaRI e<br />

forse anche di un buon pezzo di tutta l’USI.<br />

Luigi Dadda fu una delle persone più curiose,<br />

aperte e appassionate della realtà che<br />

io abbia mai incontrato. La sua storia, classe<br />

1923, nato e cresciuto in una cascina del<br />

Lodigiano, è – letteralmente – la storia del<br />

progresso tecnologico dell’ultimo secolo:<br />

dalle prime radio a galena alla costruzione<br />

del primo calcolatore d’Europa, dall’Accademia<br />

russa delle scienze alla lobby del<br />

supercomputing di Washington, attraverso<br />

gli anni di piombo come rettore del Politecnico<br />

di Milano e i primi modelli di rete<br />

tra computer del Vecchio Continente. Il<br />

fatto che 20 anni fa, il 21 ottobre del 1996,<br />

i corsi dell’USI furono inaugurati anche<br />

da lui credo debba essere motivo di giusta<br />

fierezza per l’Università, a testimonianza di<br />

un’identità pionieristica e interdisciplinare,<br />

di fine pensiero tecnologico e di solido impegno<br />

umano.

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