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COVER<br />
Un ruolo pionieristico che è bene permanga<br />
Mauro Dell’Ambrogio, Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione<br />
Per creare l’USI furono risolti problemi di<br />
natura logistica, accademica e istituzionale.<br />
La logistica non era la meno importante<br />
perché, come ho imparato dagli architetti,<br />
per nuove istituzioni lo spazio “giuridico”<br />
è virtualmente illimitato, mentre lo spazio<br />
fisico limita immediatamente le possibilità<br />
presenti e future. La soluzione venne<br />
dalle generose e rapide concessioni di<br />
immobili comunali a Lugano e Mendrisio,<br />
promosse da un duplice confronto<br />
concorrenziale: quello tra le due località<br />
(con altre potenzialmente non escluse) e<br />
quello tra il Cantone, pronto inizialmente<br />
solo per l’Architettura, e Lugano, pronta<br />
a fare da sola con Scienze della comunicazione<br />
e Scienze economiche. Se il Cantone<br />
avesse dovuto scegliere l’ubicazione e<br />
provvedere per diritto-obbligo esclusivo,<br />
sarebbero mancati i soldi e soprattutto lo<br />
straordinario consenso partecipativo.<br />
Furono procedure non sempre<br />
ortodosse, ma col senno di poi<br />
felici, come lo è spesso quanto<br />
procede dall’entusiasmo<br />
e dalla competizione<br />
Il cambio di destinazione d’interi isolati<br />
avrebbe richiesto per legge modifiche dei<br />
piani regolatori. Se ne fece a meno: chiunque<br />
avesse evocato fattori d’incertezza o<br />
di ritardo sarebbe stato “nemico della patria”.<br />
Le abituali controversie, su traffico<br />
e posteggi ad esempio, si sono manifestate<br />
con le successive tappe edificatorie, in un<br />
contesto predeterminato. Secondo le logiche<br />
della pianificazione, avrebbero dovuto<br />
essere affrontate prima, ma le logiche<br />
della politica sono altre. La gara per non<br />
dover cominciare a Mendrisio più tardi<br />
che a Lugano, o viceversa, creò un fecondo<br />
stato di necessità. Furono procedure<br />
non sempre ortodosse, ma col senno di<br />
poi felici, come lo è spesso quanto procede<br />
dall’entusiasmo e dalla competizione.<br />
La parte accademica fu nelle mani di chi<br />
aveva testa e lustro per fondarla, con una<br />
benefica pluralità: il prestigio professionale<br />
e intellettuale di liberi professionisti<br />
dell’architettura permetteva di far passare<br />
cose un poco “eretiche” agli occhi di chi<br />
nelle università aveva fatto carriera, in un<br />
fecondo “inquinamento” reciproco.<br />
La parte accademica fu nelle<br />
mani di chi aveva testa e lustro<br />
per fondarla, con una benefica<br />
pluralità: il prestigio<br />
professionale e intellettuale di<br />
liberi professionisti<br />
dell’architettura permetteva di far<br />
passare cose un poco “eretiche”<br />
agli occhi di chi nelle università<br />
aveva fatto carriera, in un<br />
fecondo “inquinamento”<br />
reciproco<br />
Contributi essenziali vennero da professori<br />
a fine carriera e senz’altra ambizione<br />
che quella di partecipare alla creazione<br />
dal nulla di un’università nuova. Alle prime<br />
riunioni sorgevano domande del tipo<br />
“qui le valutazioni si esprimono dall’uno<br />
al 10, o come altrimenti?”, e guardavano<br />
me, supposto rappresentante ministeriale,<br />
che rispondevo: “come volete, le regole<br />
sono tutte da fare”, anche per cose molto<br />
più sostanziali delle note. Non era certo<br />
che arrivassero studenti e quanti. L’imprenditorialità<br />
dei fondatori, quando non<br />
donata, era ripagata dalla sola aspettativa<br />
di un coinvolgimento ulteriore se la cosa<br />
avesse avuto successo. I costi d’avviamento<br />
furono quasi zero.<br />
Non era certo che arrivassero<br />
studenti e quanti.<br />
L’imprenditorialità dei fondatori,<br />
quando non donata, era ripagata<br />
dalla sola aspettativa di un<br />
coinvolgimento ulteriore se la<br />
cosa avesse avuto successo<br />
Per la parte istituzionale giovò che fosse<br />
moda all’epoca – da poco caduto il muro<br />
di Berlino, “liberista” non era ancora<br />
un attributo spregiativo – il New Public<br />
Management d’ispirazione anglosassone,<br />
che teorizzava l’autonomia operativa di<br />
enti pubblici gestiti come fossero privati,<br />
mandatari di prestazioni per lo Stato<br />
senza macchinose leggi. Il NPM perse poi<br />
di smalto in Svizzera perché (non siamo<br />
anglosassoni) i contratti di prestazione<br />
hanno talvolta obbligato la mano pubblica<br />
a coprire impegni e debiti debordanti<br />
i processi budgetari democratici. L’USI<br />
mantenne invece la promessa. Fin dall’inizio<br />
brava a sfruttare ogni fonte esterna,<br />
comprese ingenti donazioni private, pre-