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Turismo e cultura<br />
Dunakorzó<br />
Il Lungodanubio dove passeggiavano i ricchi<br />
L A Z O N A pedonale che costeggia <strong>il</strong> Danubio dalla<br />
parte di Pest, tra <strong>il</strong> <strong>Ponte</strong> delle Catene e <strong>il</strong> <strong>Ponte</strong> Elisabetta,<br />
viene tradizionalmente chiamata Dunakorzó<br />
- brevemente, Korzó. Più che una semplice passeggiata<br />
panoramica, è diventata un’istituzione.<br />
Il termine Korzó, e l’abitudine stessa di passeggiarvi,<br />
deriva dagli Italiani (precisamente dalla parola<br />
“corso”) e gli ungheresi hanno rapidamente adottato<br />
questa abitudine sudeuropea di passeggiare nei<br />
pomeriggi di sole. Le domeniche mattina erano particolarmente<br />
ambite per le passeggiate, soprattutto<br />
dopo la “messa profumata” - così chiamata a causa<br />
dell’incenso o perchè le donne per l’occasione si<br />
profumavano abbondantemente.<br />
Nel periodo antecedente la Prima, e fino alla Seconda<br />
Guerra Mondiale, <strong>il</strong> Dunakorzó fungeva da<br />
passerella per i cittadini eleganti. Le donne portavano<br />
i loro abiti più alla moda, mentre gli uomini<br />
esibivano bombette, Borsalino (rinomata marca<br />
italiana di cappelli) oppure cappelli di paglia.<br />
Di fianco al Korzó sorgevano numerosi caffè elegantissimi,<br />
nonchè alberghi costosi che hanno però<br />
subìto dei gravi danni durante la Seconda Guerra<br />
Mondiale. Durante <strong>il</strong> regime socialista, in piazza<br />
Vigadó, fu eretto un obelisco di granito in memoria<br />
di tutti gli eroi sovietici, che venne poi rimosso per<br />
ragioni politiche.<br />
Un successo maggiore ha avuto la delicata statuetta<br />
di bronzo “Piccola Principessa”, di László<br />
Marton. È seduta sull’inferriata che separa i binari<br />
del tram dal Korzó e quotidianamente viene ammirata<br />
da turisti e fotografi. Negli ultimi anni si sono<br />
<strong>com</strong>piuti grandi sforzi<br />
per rivitalizzare <strong>il</strong><br />
corso. Gli alberghi<br />
hanno riattivato le<br />
loro terrazze, <strong>il</strong> corso<br />
è stato pavimentato<br />
e vi sono delle sedie<br />
che invitano a sostare<br />
un po’ per godersi<br />
<strong>il</strong> panorama sul Castello<br />
e sulle Colline<br />
di Buda, nonchè<br />
sulla Cittadella e sul<br />
<strong>Ponte</strong> delle Catene.<br />
Gül Baba<br />
<strong>il</strong> <strong>Ponte</strong><br />
La Collina delle Rose che ispirò un’operetta<br />
L A C O L L I N A delle Rose (Rózsadomb) era ed è tutt’ora<br />
uno dei distretti più eleganti di Budapest. Il<br />
nome risale ai tempi dell’occupazione turca, quando<br />
un devoto musulmano, <strong>il</strong> cui nome è ignoto, vi<br />
piantò le prime rose e prese dunque <strong>il</strong> nome di Gül<br />
Baba, <strong>il</strong> padre delle rose. L’Ungheria è rimasta sotto<br />
<strong>il</strong> dominio turco per ben 150 anni (1541 - 1686), e<br />
durante quel periodo i pascià governavano la provincia<br />
di Buda. Gül Baba arrivò con le sue forze<br />
d’occupazione. Si dice che sia morto in occasione<br />
di una celebrazione di vittoria avvenuta nella moschea<br />
che oggi è la Chiesa di Mattia. Fu bruciato<br />
sulla Collina delle Rose, e <strong>il</strong> terzo pascià di Buda<br />
fece costruire una cappella proprio sulla sua tomba.<br />
Nel corso dei secoli <strong>il</strong> monumento funse sia da<br />
cappella gesuita che da luogo di culto musulmano.<br />
Oggi è un museo finanziato in parte dal governo<br />
turco e dai pellegrini. È raggiungib<strong>il</strong>e risalendo la<br />
via Gül Baba e la via Mecset. Questo per quanto<br />
riguarda la storia. La leggenda invece narra di un<br />
devoto turco che si ritirò sulla Collina e vi piantò un<br />
bellissimo giardino di rose. La storia ha ispirato un<br />
<strong>com</strong>positore ungherese, Jenö Huszka, che ha scritto<br />
un’operetta intitolata appunto “Gül Baba”, dalla<br />
musica accattivante e melodiosa.<br />
Fonte: Budapest Then & Now<br />
W W W . C C I U . C O M Ottobre – Dicembre 2005 69