FuoriAsse #18
Officina della cultura
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Il padre invisibile<br />
di Andrea Serra<br />
©Jack Barnosky<br />
Era un pomeriggio afoso di agosto, il<br />
vento caldo soffiava forte e l’aria era<br />
molto umida. I messaggeri sudavano sot -<br />
to il mantello ed il pesante elmo di ferro.<br />
Ulisse stava seminando un campo e<br />
con i buoi trainava l’aratro; gettava<br />
grandi manciate di sale e guardava le<br />
zolle aprirsi nel terreno come a formare<br />
sculture di pietra che nessuno avrebbe<br />
potuto rompere o intaccare. L’aratro era<br />
il suo giudizio, fermo nel disegnare quello<br />
che aveva deciso.<br />
Non vide arrivare i messaggeri perché<br />
era voltato di spalle. Sentì invece il loro<br />
urlo improvviso come un tuono che<br />
squarcia il sereno: «Ulisse, re di Itaca,<br />
devi partire per la guerra».<br />
Non rispose. Li avrebbe ignorati e non<br />
sarebbe mai partito per quella guerra<br />
lontana. Avrebbe finto di essere folle, chi<br />
avrebbe mai voluto portare in guerra un<br />
uomo in quello stato?<br />
Uno dei due messaggeri, quello che<br />
aveva la corporatura più grossa, fece un<br />
passo in avanti. Questo gli costò una<br />
fatica enorme sotto il sole cocente, ma<br />
era l’unico modo per dare più slancio<br />
a quanto stava per dire: «Ulisse, re di<br />
Itaca, ti intimiamo di seguirci: la nave al<br />
porto ti attende». Ulisse continuò a spingere<br />
l’aratro e con la mano destra lanciò<br />
una manciata copiosa di sale che si<br />
posò sulle zolle aperte. Penelope si avvicinò<br />
loro e disse che Ulisse non stava<br />
bene, da diversi giorni era come uscito<br />
di senno, compiva azioni senza senso.<br />
L’altro messaggero, che era invece filiforme<br />
e di bassa statura, si rese conto<br />
che non ci sarebbe stata altra soluzione<br />
che costringere Ulisse con la forza. Ma<br />
loro due non potevano vincerlo, anche<br />
se erano in due, il re di Itaca era supe-<br />
FUOR ASSE<br />
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Lettera 22