FuoriAsse #18
Officina della cultura
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FUOR ASSE<br />
Editor ale<br />
La vita ai margini<br />
Parlare di fenomeni letterari, cinematografici, culturali in genere, in certe circostanze,<br />
può risultare rischioso. Il rischio è quello di risultare banali o di urtare le<br />
aspettative dei teorici del pensiero, soprattutto di quelli che si mostrano meno<br />
attenti e accoglienti verso il nuovo, inteso sia in senso artistico sia in senso mediatico.<br />
L’analisi in effetti è molto complessa e andrebbe fatta considerando i tanti aspetti<br />
che coinvolgono il settore culturale. Quest’ultimo, infatti, ribaltando il concetto di<br />
cultura, ha favorito l’immissione di nuove visioni e nuovi metodi di approccio<br />
all’economia della cultura. Di fatto, la cultura, non più intesa come fatto esclusivo<br />
e riservato ai cultori, è vista come un’utile opportunità per risollevare il Paese dalla<br />
crisi sociale, senza tenere conto, però, dell’aumento della povertà assoluta. Da<br />
questa povertà dipendono: la povertà educativa e il calo dei consumi culturali; la<br />
mancanza della cura di sé e l’impoverimento delle relazioni sociali. Quest’ultimo<br />
aspetto è infatti il frutto di sedimentate pratiche di comunità solidali.<br />
Secondo Zygmut Bauman, la società attuale si muove tanto rapidamente da non<br />
consentire ai diversi modi di agire di consolidarsi in abitudini. Questo è il senso racchiuso<br />
nel suo saggio intitolato Vita liquida. Bauman identifica nella “vita liquida e<br />
moderna” una successione di nuovi inizi. Vivere nella percezione di essere «briosi e<br />
volatili come l’industria e la finanza, ormai sempre più globali ed extraterritoriali» 1<br />
sono condizioni determinanti per vivere con successo. La mancanza di radici o di<br />
uno spazio identitario così come lo stesso concetto di distanza non contano. Quel<br />
che importa è sentirsi a casa in ogni luogo. «Individui simili – scrive Bauman –<br />
“amano creare, godere, muoversi”; vivono in una società “dai valori volatili, incuranti<br />
dell’avvenire, egoista ed edonista”; in loro prevale “l’accettazione del nuovo come<br />
buona novella, della precarietà come valore, dell’instabilità come imperativo, del<br />
meticciato come ricchezza”» 2 . Un eterno presente che porta alla mancanza di riflessione<br />
e al consumo frenetico. Tutto viene subito divorato. Una società così impostata<br />
non può che portare al consumismo estremo. Ecco perché gli scarti sono diventati<br />
il «prodotto principale, e probabilmente il più abbondante, della società dei consumi<br />
liquido-moderni». Per quanto possa sembrare contrapposto nell’utilizzo dei ter-<br />
1 Z. BAUMAN, Vita liquida, traduzione di Marco Cupellaro, Laterza e figli Spa, 2005, p. 10.<br />
2 Ibidem<br />
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