FuoriAsse #18
Officina della cultura
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ho passato un lungo tempo di preparazione<br />
e prova, con lui che mi suggeriva<br />
tagli, correzioni, modalità diverse per<br />
passare dalla parola scritta alla musicalità,<br />
al suono. Nel frattempo veniva fuori<br />
un’ipotesi di piccola scenografia, alla<br />
fine un teatrino come quello dei pupi, su<br />
misura per noi, con tendine di paglia<br />
per sfalsare i piani e dare una dinamica<br />
allo spazio. Per la sua struttura modulare,<br />
senza una trama, piuttosto un piccolo<br />
mosaico, Quinte armate lo abbiamo<br />
potuto dare in spazi e forme diverse,<br />
nella sua strampalata integralità negli<br />
spazi teatrali, nei teatri Vascello, Colosseo,<br />
Palladium a Roma o al Teatro Studio<br />
di Scandicci o per i Solisti del Teatro<br />
nei Giardini della Filarmonica, sempre a<br />
Roma; senza scenografia, ma utilizzando<br />
spazi particolari, sopra delle terrazze<br />
romane o lungo i bordi di una piscina in<br />
un festival a Ladispoli; smembrato e ricomposto<br />
con altri frammenti testuali e<br />
musicali, come a Seravezza nel 2013,<br />
nelle Scuderie Granducali, in una serata<br />
raw, vale a dire cruda, pensata<br />
appositamente per quell’occasione di incontro<br />
tra teatro, poesia, musica, organizzata<br />
dal CISESG - Centro Internazionale<br />
di Studi “Sirio Giannini”.<br />
Sono difatti le situazioni di incontro tra<br />
le arti, di commistioni e di contaminazione<br />
quelle che danno più stimoli alla<br />
ricerca. Quando si pensa a uno spetta-<br />
colo, lo si immagina generalmente per<br />
una struttura in qualche modo standard,<br />
sia dal punto di vista spaziale,<br />
architettonico, sia sotto il profilo della<br />
durata, che non può essere né troppo<br />
breve, né troppo lunga. Risulta quindi<br />
salutare e utile di tanto in tanto rimettere<br />
in discussione la certezza di una forma,<br />
rimetterci mano. Un atteggiamento<br />
che fa parte della mia formazione e che<br />
non ho mai abbandonato: il gusto per la<br />
variazione, l’improvvisazione temperata<br />
in un progetto, un po’ come fanno i jazzisti,<br />
si diceva tanti anni fa, ai tempi<br />
della Rivolta degli oggetti.<br />
In sintesi sintesi<br />
Osserva con la mente come le cose lontane<br />
siano in realtà vicine (Parmenide).<br />
Questo è per me il teatro: mettere in<br />
comunicazione cose apparentemente distanti,<br />
trasversalmente, coniugare un<br />
movimento con un suono o con un colore,<br />
una parola con una luce. Una dimensione<br />
di grande libertà. E in questa<br />
libertà c’è l’incontro e lo scambio con gli<br />
altri, le collaborazioni a volte complicate,<br />
a volte lisce come l’olio, il saper criticare<br />
ed essere criticati, ma per l’elaborazione<br />
di un linguaggio comune che si<br />
consuma in uno spazio-tempo dato. La<br />
creazione di un Kleinwelt, di un piccolo<br />
mondo, di un piccolo universo ricco di<br />
senso, di passione, di condivisione.<br />
Marco Solari<br />
Attore e regista, è nato nel 1954 a Roma, dove<br />
vive. Tra i fondatori delle compagnie La Gaia<br />
Scienza e Solari-Vanzi, dagli anni Settanta è uno<br />
dei protagonisti più inventivi del teatro italiano<br />
contemporaneo.<br />
Per una prima documentazione, cfr. il sito web<br />
www.marcosolariteatro.it<br />
FUOR ASSE<br />
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Redazione Diffusa