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FuoriAsse #18

Officina della cultura

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protagonista scenda a Sud convinto della<br />

necessità della modernizzazione. Va<br />

pure detto, però, che ha in mente un<br />

modello che è quello toscano, dove le<br />

ragioni dello sviluppo si moderano nella<br />

contemporanea ricerca di una buona<br />

qualità della vita. Di conseguenza la vallata<br />

di Bufalari è un mondo che si apre<br />

con difficoltà alla sua necessità di comporre,<br />

da un lato, il bisogno dell’innovazione,<br />

dall’altro, il timore di poter perdere<br />

la magia di un mondo arcaico e profondo.<br />

Colse acutamente Luigi Baldacci<br />

– lo cito qui a memoria – che il professore,<br />

giunto nelle campagne lucane a informare<br />

i massari su come funzioni la<br />

vita nel mondo civile, viene a sua volta<br />

informato dell’esistenza di una cultura,<br />

influenzata dalle maciare, abitata dai<br />

mummacielli e protetta dalla forza magica<br />

della melogna. E concludeva beffardamente<br />

il critico: alla fine, «chi è il vero<br />

ignorante?». Ergo, mi pare si possa affermare<br />

che Bufalari si apparenti più all’Ottieri<br />

di Donnarumma all’assalto che<br />

al Levi del Cristo.<br />

SC: Già. Non è un caso che, anche nel<br />

Donnarumma, che è del 1959, ci sia il<br />

trauma profondo di cui finisce vittima il<br />

protagonista, lo psicologo chiamato da<br />

una grande industria del Nord a selezionare<br />

il personale operaio per una fabbrica<br />

appena costruita al Sud...<br />

AC: Questa vicinanza è singolare, ma<br />

anche rivelatoria di quella stagione letteraria<br />

del meridionalismo (mi riferisco<br />

soprattutto a quello narrato da scrittori<br />

non meridionali). Nella Masseria non si<br />

registra alcun atteggiamento mitopoietico,<br />

sia in un senso che nell’altro, e non<br />

c’è nessuna “arcadia”. L’autore racconta<br />

i fatti come un antropologo che applichi<br />

il modo dell’osservazione partecipata.<br />

Bufalari non esita un attimo a registrare<br />

superstizioni, faide, l’augurio di altrui<br />

rovina che sempre si legge sul volto dei<br />

massari; non fosse altro che per l’incapacità<br />

di imprendere da sé. Ma non si<br />

lascia incantare nemmeno dalla brutalità<br />

dei modernizzatori venuti a dire che i<br />

contadini sono un residuo fossile, inadatto<br />

e inadattabile a ogni cambiamento<br />

basato sulla scienza, sulla tecnica, sulla<br />

velocità. In Bufalari c’è, insomma, un<br />

ravvedimento critico e radicale sulle basi<br />

fondanti e i risvolti più maturi con cui<br />

l’Illuminismo si è confrontato storicamente<br />

con la realtà meridionale.<br />

SC: A parte le numerose traduzioni del<br />

romanzo, è noto che a schiudere definitivamente<br />

le porte del successo alla<br />

Masseria fu la recensione di Eugenio<br />

Montale, apparsa sulle colonne del<br />

«Corriere della Sera» nel 1961. Prima e<br />

dopo quell’articolo il libro riscuote pure<br />

l’attenzione dei maggiori critici dell’epoca.<br />

Tuttavia, rispetto al già citato Donnarumma,<br />

La masseria non ha poi avuto<br />

il premio di memoria che meritava,<br />

tanto da essere lentamente dimenticata.<br />

AC: Purtroppo. A un dibattito davvero<br />

intenso si sostituì un singolare silenzio.<br />

Singolare, eppure non del tutto inspiegabile.<br />

Ma vado per gradi. Intanto, alla<br />

sua uscita, Bufalari deve incassare le<br />

lamentele di Fortunato Seminara, il<br />

quale confida (ben otto anni dopo l’uscita<br />

del suo romanzo!) il proprio fastidio<br />

per l’omonimia a Cassola. Non basta: il<br />

fiorentino è raggiunto da minacce di<br />

denuncia a causa del discredito gettato<br />

sugli abitanti di Calvello (i quali però gli<br />

hanno recentemente concesso la cittadinanza<br />

onoraria). Intanto, però, Tommaso<br />

Fiore, Geno Pampaloni, Giancarlo<br />

Ferretti, Umberto Marvardi, oltre ai<br />

citati Montale, Baldacci, Nogara e altri<br />

imbastiscono un serrato dialogo critico<br />

degno davvero d’altri tempi. E tuttavia,<br />

se c’è una differenza davvero dirimente<br />

con il Donnarumma di Ottieri, questa è<br />

nel tema. Entrambi romanzi dedicati<br />

alla transizione socio-economica d’Italia,<br />

La masseria si rivolge a un mondo<br />

ormai storicamente in declino; mentre<br />

il Donnarumma alla stagione dell’indu-<br />

FUOR ASSE<br />

30 Il rovescio e il diritto

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