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Anton Giulio Majano. Il regista dei due mondi

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<strong>Il</strong> <strong>regista</strong> <strong>dei</strong> <strong>due</strong> <strong>mondi</strong><br />

Quando parlava del suo modo di confezionare grandi classici<br />

televisivi, <strong>Anton</strong> <strong>Giulio</strong> <strong>Majano</strong> adottava colorite metafore<br />

gastronomiche. Lui, che per il grande schermo diresse Mastroianni, la<br />

Loren, Virna Lisi, Amedeo Nazzari, Walter Chiari, che commissionò a<br />

Pier Luigi Pizzi e a Gabriella Pescucci i costumi per i suoi sceneggiati,<br />

che fece debuttare in televisione Aldo Fabrizi, che firmò la regia del<br />

Cantagiro, che lavorò con Fiorella Mannoia quando faceva la stuntgirl,<br />

che fu uno uno straordinario scopritore di talenti, che scrisse decine di<br />

soggetti e che realizzò centinaia di opere, per la radio, il cinema, il teatro<br />

e la televisione, che stabilì le regole del teleromanzo, lui che nella Freccia<br />

nera ebbe Dante Spinotti come operatore, lui, che spesso fu tacciato di<br />

creare <strong>dei</strong> “polpettoni”, sosteneva di dover apparecchiare una ricchissima<br />

messa in scena, un atto che ripeté per decine di volte con estremo rispetto<br />

per il pubblico, l’ideale convitato alla sua tavola di <strong>regista</strong>.<br />

“Ai venti milioni di telespettatori ammannisco uno spettacolo degno<br />

di questo nome, diciamo pure un pranzo luculliano, dall’antipasto al Saint<br />

Honoré finale. <strong>Il</strong> pubblico lo sente: e mi ama”. 1 .<br />

Ribadì più volte questa pittoresca e sapida visione, che dà conto della<br />

sua grande generosità di artista che dispensava a piene mani il suo senso<br />

dello spettacolo, il suo desiderio di intrattenere, di debellare anche il più<br />

remoto rischio di annoiare. Questo pantagruelico genio televisivo,<br />

inventore di sequenze memorabili che hanno riscritto le regole del<br />

melodramma, sosteneva che “il pubblico vuole appassionarsi,<br />

commuoversi, odia che gli si faccia il solletico: preferisce un menu<br />

sostanzioso, con antipasto e dessert, servito su vasellame Upim, al<br />

cappuccino offerto in porcellane di Sèvres”. 2<br />

Un concetto, quello di una televisione massimalista e vorace, ripreso<br />

in altre occasioni. Come quando, a proposito della riproposta in<br />

televisione <strong>dei</strong> Racconti di Padre Brown, dubitava che fosse “il caso di<br />

servire <strong>dei</strong> cappuccini a un pubblico dal palato ormai ustionato dai<br />

polizieschi americani”. 3<br />

Questa visione gastronomica, da buongustaio della letteratura e dello<br />

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