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Anton Giulio Majano. Il regista dei due mondi

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non faccio un film”. 18<br />

Alla Rai entrò nel 1949, come <strong>regista</strong> unico del primo periodo<br />

sperimentale della televisione italiana, un incarico che svolse nella sede<br />

di Milano: realizzò regie di vari tipi di eventi, dalla boxe alla Serva<br />

padrona di Pergolesi. In quel periodo sposa l’attrice Franca Fratini da<br />

cui divorzia qualche anno dopo (per il suo nome d’arte, Franca Maj,<br />

l’attrice tenne la prima sillaba del cognome del <strong>regista</strong>). Nel 1954 andò<br />

in onda sul Programma Nazionale La signora Rosa, la prima delle tante<br />

commedie dirette da <strong>Majano</strong> per la televisione. Nel 1955 venne trasmesso<br />

Piccole donne, il suo primo sceneggiato (non il primo sceneggiato in<br />

assoluto della televisione italiana, che è <strong>Il</strong> Dottor <strong>Anton</strong>io, diretto da<br />

Alberto Casella). Nell’arco di trent’anni, dal 1955 al 1985 girerà una<br />

trentina di teleromanzi, oltre a moltissime commedie, pièces teatrali e<br />

miniserie tv. I suoi sceneggiati sono il trampolino di lancio per molti<br />

giovani attori, come Maresa Gallo (la seconda moglie di <strong>Majano</strong>, che già<br />

aveva recitato con Leonardo Cortese e Alberto Lattuada e che diventerà<br />

anche una famosa doppiatrice), Daniela e Loretta Goggi. “Adalberto<br />

Maria Merli, uno <strong>dei</strong> personaggi di ... E le stelle stanno a guardare,<br />

quando deve chiedere di me, al telefono, dice ‘C’è il responsabile del<br />

mio successo?’. Corrado Pani mi idolatra’”. 19<br />

Come affermò lui stesso, aveva una predilezione per gli autori inglesi<br />

e adattò per il piccolo schermo i romanzi di Wilkie Collins, Dickens,<br />

Stevenson, Cronin (che ebbe occasione di conoscere di persona a<br />

Rapallo) oltre a opere di grandi autori europei e americani.<br />

Alcuni di quei lavori sono andati persi o distrutti e sono entrati nella<br />

leggenda della storia della televisione, come <strong>Il</strong> caso Maurizius, la cui<br />

memoria si tramanda attraverso le sempre più rare testimonianze di chi<br />

l’ha visto e di qualche articolo di giornale. Gran parte di quei<br />

teleromanzi ebbero un enorme successo, anche in virtù di una<br />

narrazione curata e lineare.<br />

Nel 1959 realizzò I figli di Medea, un curioso esperimento mediatico,<br />

in cui uno sceneggiato è bruscamente interrotto dalla falsa cronaca del<br />

rapimento in diretta di un ragazzino. Un’idea sul genere della Guerra <strong>dei</strong><br />

<strong>mondi</strong> di Orson Welles. In quel lavoro riaffiora la vena giornalistica di<br />

<strong>Majano</strong>, che disse, a proposito della televisione: “L’ideale sarebbe se<br />

riuscisse a cogliere <strong>due</strong> cose in una: L’attualità viva, folgorante, in un<br />

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