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1Stamperia DGR 1616_09 allegato A - Regione Veneto

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Figura 3.1.11– Indici di specializzazione produttiva bevande e “altri prodotti alimentari”<br />

Indice di specializzazione (Un. locali)<br />

Bevande (vino, birra, acque minerali)<br />

Eelvato: 0,5 - 1<br />

Medio: 0,02 - 0,5<br />

Basso: -0,5 - -0,02<br />

Molto basso: -1 - -0,5<br />

tutti gli altri<br />

Indice di specializzazione (Un .locali)<br />

Altre (pane, pasta, dolciario, caffè, ecc.)<br />

Elevato: 0,5 - 1<br />

Medio: 0,02 - 0,5<br />

Basso: -0,5 - -0,02<br />

Molot basso: -1 - -0,5<br />

tutti gli altri<br />

Fonte: elaborazoni su dati Istat (Censimento dell’industria e servizi, 2001)<br />

In linea generale, la ridotta scala dimensionale delle imprese alimentari venete costituisce un<br />

punto di criticità del sistema sia per le difficoltà nello sviluppare processi endogeni di<br />

trasferimento delle innovazioni sia perché non consente di sfruttare adeguatamente la leva della<br />

scala di produzione, solo in parte attenuata dalle economie di scopo realizzate dai sistemi locali<br />

caratteristici dell’industria alimentare veneta.<br />

La produttività dell’industria alimentare assume valori di 34-35 mila euro per ULT (valori<br />

costanti) 64 , inferiore di circa 0-15% rispetto alla media nazionale, e segna nell’ultimo<br />

quinquennio un calo attribuibile alla stagnazione del VA che ha interessato tutto il settore<br />

manifatturiero (Istat, 2005). La riduzione di produttività iniziata verso la fine degli anni novanta<br />

sembra attribuibile sia alla difficile congiuntura che si è tradotta in processi di adeguamento e<br />

selezione delle imprese verso filiere o segmenti di domanda più rispondenti ai nuovi bisogni dei<br />

consumatori, sia ad un rallentamento nei processi di qualificazione e accumulazione del capitale<br />

umano anche per le difficoltà di reperimento di manodopera qualificata.<br />

Per quanto riguarda il settore della trasformazione del legno, in <strong>Veneto</strong> sono operative 5.0<strong>09</strong><br />

imprese del settore legno (mobili esclusi) e 9.697 imprese del settore arredamento, per un totale<br />

di 14.706 imprese (31% del totale nazionale del comparto legno e legno-arredo), 11.742 delle<br />

quali (quasi l’80% del totale) sono imprese artigiane (Starnet, 2005). A questi valori devono<br />

essere aggiunte altre 530 aziende (il 43% delle quali artigiane) operanti nel comparto della<br />

pasta-carta e della carta. Complessivamente il comparto impiega circa 80.000 persone<br />

(Pettenella et al., 2005), ma si tratta di stime arrotondate, con ogni probabilità, per difetto, alle<br />

quali dovrebbero essere aggiunte da 50.000 a 60.000 unità, vista l’elevata incidenza del lavoro<br />

sommerso (Marelli, 1997).<br />

Da circa dieci anni è in atto un processo di trasformazione del settore dai connotati qualitativi e<br />

quantitativi assolutamente non trascurabili. Tutte le province venete hanno fatto registrare una<br />

riduzione del numero delle imprese del settore legno e legno-arredamento, con la sola eccezione<br />

di Treviso, dove nell’ultimo anno (2004-2005) si è avuto un incremento del 46,5%. Tale<br />

riduzione risulta soprattutto a carico delle imprese artigiane, quindi delle imprese più piccole e<br />

con minore capacità d’investimento, autentico cuore pulsante del settore a livello regionale<br />

(Pettenella et al., 2005). Anche in termini qualitativi si sono registrati importanti cambiamenti,<br />

soprattutto per le imprese di prima trasformazione. Stanti le dinamiche del valore del legname<br />

sopradescritte, secondo uno studio condotto su un campione di 50 segherie in zone montane e<br />

pedemontane del <strong>Veneto</strong> (Cavalli et al., 2005), molte segherie hanno deciso di affiancare<br />

64 Indicatore iniziale di obiettivo n. 10 “Produttività del lavoro nell’industria alimentare”.<br />

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