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SIMPOSIO MAGAZINE<br />
Il famoso Champagne, con tutta<br />
probabilità fu, più che inventato,<br />
codificato da Dom Pierre Pérignon,<br />
un benedettino cui erano stati<br />
affidati i vigneti nel monastero di<br />
Hautvillers, nella regione francese<br />
della Champagne-Ardenne.<br />
anche le scoperte che dobbiamo a ordini e congregazioni<br />
religiose. I Benedettini misero a punto un nuovo metodo per<br />
la produzione della birra e per prolungare la conservazione<br />
del formaggio con la stagionatura e la salatura. Il famoso<br />
Champagne, con tutta probabilità fu, più che inventato,<br />
codificato da Dom Pierre Pérignon, un benedettino cui erano<br />
stati affidati i vigneti nel monastero di Hautvillers, nella<br />
regione francese della Champagne-Ardenne. Secondo alcune<br />
fonti il whisky sarebbe nato in un monastero scozzese. Léo<br />
Moulin (L’Europa a tavola, Milano 1993) scrive che verso<br />
la fine dell’era merovingia i conventi, detentori di tutte le<br />
tradizioni gastronomiche, si moltiplicarono in Francia, dando<br />
così grande impulso all’arte culinaria. Quasi tutti i progressi<br />
compiuti dall’inizio del Medioevo nei diversi settori dell’<br />
economia e della tecnica alimentare, devono essere attribuiti<br />
all’opera metodica e perseverante svolta dalle istituzioni<br />
religiose».<br />
Il fatto è meno paradossale di quanto<br />
possa sembrare. I monaci, costretti a<br />
una dieta rigida e a una vita monotona,<br />
impiegavano volentieri il loro tempo a<br />
perfezionare le tecniche di preparazione<br />
di quei pochi prodotti che erano loro<br />
permessi; si concedevano inoltre qualche<br />
golosità in occasione della celebrazione di<br />
feste religiose come la Pasqua, il Natale o il<br />
giorno del santo patrono.<br />
Il contributo femminile<br />
Sappiamo con certezza che Hildegard Von Bingen, una<br />
monaca benedettina tedesca nata nel 1098 (proclamata santa<br />
e dottore della Chiesa nel 2012 fu una delle prime esperte di<br />
fitoterapia. Prima e dopo di lei,molte altre suore e monache<br />
hanno contribuito a sviluppare le conoscenze di quelle che<br />
oggi chiameremmo agroalimentari. Sfogliando le fonti e<br />
i documenti più o meno ufficiali, la lista di protagoniste da<br />
riscoprire appare lunga. Oltre a Ildegarda, Chiara d’Assisi,<br />
Caterina da Siena, Angela da Foligno, Caterina da Genova,<br />
Maddalena de’ Pazzi, Teresa d’Avila e le centinaia e migliaia<br />
di note e meno note badesse e fondatrici di monasteri e<br />
conventi femminili. (Per tutte queste notizie sono debitore al<br />
lavoro di Marilina Colella, apparso sulla rivista dei Frati Minori<br />
Conventuali Sulle orme di San Benedetto). Tutto questo per<br />
restare quasi unicamente in Italia. Ma queste esperienze si<br />
diffusero in tutta Europa ed ognuna legata alle caratteristiche<br />
dei prodotti del territorio. ll cibo e la tavola sono dei nodi<br />
centrali del Cristianesimo e la condivisione e il piacere che<br />
ne deriva, come dono divino viene apprezzato e riconosciuto.<br />
Rimandiamo al pensiero del Priore della comunità monastica<br />
di Bose in provincia di Perugia Enzo Bianchi che sul valore<br />
del cibo, della ospitalità e della cura della tavola ha scritto<br />
contributi importanti.<br />
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