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BLOCCONOTE<br />
Extracomunitario “graziato”<br />
IL REgALo dI ComPLEANNo<br />
Un cittadino marocchino, agli arresti domiciliari<br />
presso una casa di accoglienza di<br />
Ceres, dopo un mese e tre settimane è<br />
evaso. Condannato a 4 mesi in seguito all’evasione,<br />
gli è stato evitato il carcere. Era capodanno,<br />
ma soprattutto il giorno del suo<br />
trentaduesimo compleanno: due elementi che<br />
hanno favorito l’indulgenza del giudice. “Ero triste,<br />
hanno festeggiato tutti e volevo farlo anche<br />
io, con poche cose e da solo. Mia moglie è in Marocco,<br />
mio figlio vive con lei” si è giustificato il<br />
marocchino evaso, che in pratica la sera del 31<br />
dicembre si è allontanato dalla casa di accoglienza<br />
per recarsi al bar più vicino, dove ha chiesto<br />
una pizza e una birra. La tenera espressione<br />
da cane bastonato ha fatto il resto. <strong>Il</strong> pm gli ha anche contestato i soldi in tasca, ma<br />
il prigioniero triste ha dichiarato di averli guadagnati in carcere, prima ancora di finire<br />
agli arresti domiciliari. Anche la compagnia di un pregiudicato, durante l’evasione, è<br />
stata occasionale: “Si trattava di un vetraio che mi ha promesso il lavoro”.<br />
Un po’ di memoria anche per gli ex internati<br />
ci siamo anche noi. <strong>Il</strong> giorno della memoria non serve solo a ricordare un determinato<br />
episodio storico, ma anche a concedere un minimo di visibilità a chi<br />
sembrerebbe essere stato dimenticato. L’Associazione Nazionale ex Internati-<br />
Imi, la cui sede torinese è in via delle Orfane 3 presso l’oratorio della chiesa di san Dalmazzo,<br />
è una di quelle realtà poco considerate in primis dalle amministrazioni locali.<br />
Da cinque anni il presidente è Pensiero Acutis: “La nostra associazione è nata immediatamente<br />
dopo la guerra, nell’ottobre 1945. I soci sono quasi tutti ex militari. Ormai<br />
non raggiungiamo i 150 iscritti, anni fa invece eravamo migliaia”. Chi sono gli internati?<br />
“Militari catturati e considerati prigionieri di guerra, che però nei campi di concentramento<br />
e smistamento sono stati trasformati in internati militari, senza poter<br />
quindi godere dei diritti dei prigionieri di guerra”. Esattamente come ebrei e prigionieri<br />
politici, dei quali però si parla molto di più. In cosa consiste la vostra associazione? “<strong>Il</strong><br />
consiglio direttivo si riunisce una volta al mese, ma nella nostra sede non possiamo organizzare<br />
granché. All’esterno facciamo qualcosa in più, approfittando di iniziative<br />
come la giornata della memoria. Non abbiamo nessun aiuto di tipo economico, al di là<br />
delle quote dei soci. La banca San Paolo una volta ci ha dato 500 euro come elemosina, ma dopo la<br />
fusione con Intesa non se n’è più parlato. Gli altri enti, come Comune e Circoscrizione, sono totalmente<br />
insensibili”. Ci racconti la sua storia da internato: “Sono del ’24. A 19 anni, il 10 settembre<br />
1943, sono stato catturato presso i colli di san Bartolomeo nelle Alpi liguri. Ci hanno caricati su<br />
carri di bestiame e scaricati nei lager di san Bostel, in Germani. Lì sono stato un mese e mezzo, per<br />
poi essere trasferito nei campi di lavoro. Alla fine della guerra siamo stati liberati, ma i rimpatri dipendevano<br />
dalla zona in cui uno si trovava e anche da chi erano i liberatori (russi, americani o inglesi).<br />
Io, ad esempio, sono stato ancora tre mesi in un campo di concentramento gestito da inglesi”.<br />
Servono iniziative come giornate della memoria? “Possono darci un po’ di visibilità, però è da vedere<br />
quanto veniamo considerati all’interno della giornata della memoria. <strong>Il</strong> pericolo di dimenticare<br />
gli errori della storia c’è, anche se a volte mi chiedo se abbia senso ricordare episodi passati quando attorno a noi sta succedendo<br />
qualsiasi cosa”. Cosa chiedete agli enti locali? “Più interesse, più sensibilità. E anche un po’ più di rispetto. Gli aiuti economici sono<br />
ancora secondari. Stessa richiesta di Roberta Borio (nella foto), consigliera Fi-Pdl della circoscrizione 6: “L’associazione sopravvive<br />
solamente grazie agli auto-finanziamenti, sarebbe opportuno che Comune e Circoscrizione dimostrassero un po’ più di sensibilità,<br />
visti anche i tanti soldi regalati inutilmente ad associazioni di dubbia importanza”.<br />
<strong>PERO</strong><br />
“ PUNTINE<br />
“Siamo pronti<br />
ad accogliere<br />
Eluana”<br />
MERcEDES<br />
BRESSo<br />
Presidente della Regione, che<br />
ha trovato un modo come un<br />
altro per far parlare di sè sui<br />
giornali. Strategia encomiabile<br />
ma, chiamando le cose con il<br />
loro nome, bisognerebbe dire:<br />
“a far morire Eluana”<br />
“Senza le olimpiadi<br />
a torino<br />
un lungo declino”<br />
VAlENtiNo<br />
cAStEllANi<br />
Già sindaco e già presidente<br />
del Toroc. Affermazione<br />
quasi condivisibile. Ma, visti<br />
i debiti lasciati anche dai<br />
Giochi, la paura è che<br />
adesso il declino potrà essere<br />
lunghissimo, non soltanto<br />
lungo.