26 Scuola nel caos Università IN CODA Avvistati grossi ingorghi a Palazzo Nuovo: non ci sono nemmeno i numeri per ordinare il traffico, come dal salumiere o dal macellaio Intanto il nuovo “carico didattico” crea il caos informatico e pratico di Riccardo Ghezzi e Giulia Palmieri Delirio Palazzo Nuovo. Al ritorno dalle vacanze natalizie molti studenti dell’Università degli Studi di Torino si sono visti recapitare in ritardo un dono sgradito. Chiunque fosse passato in via Sant’Ottavio tra metà e fine gennaio, buttando l’occhio alla segreteria di Lingue avrebbe assistito ad uno spettacolo tragicomico code allucinanti e attese lunghissime: i numeri per la prenotazione del turno erano esauriti da giorni a causa dell’affluenza. Nessuno si è preso la briga di aumentare gli sportelli, allungare l’orario di apertura o almeno sostituire il rullo della carta. Ma il vero dramma è dato dal Carico Didattico, un totale disastro dal punto di vista organizzativo. Negli anni passati ciascuno studente era libero di organizzare i propri esami a partire dal mese di novembre fino al 31 gennaio. <strong>Il</strong> Carico Didattico (una sorta di libretto elettronico in cui vengono segnalati gli esami dati e quelli ancora da dare) era eseguibile on line, attraverso il sito dell’Università o tramite i box all’interno di Palazzo Nuovo e Palazzo Venturi (Via Verdi, di fronte alla Rai) che addirittura disponevano di un programma specifico, chiamato Uni Sid. Tale programma consentiva, oltre all’organizzazione della propria carriera, anche la stampa degli statini e di eventuali documenti relativi alle borse di studio. Ebbene, all’apertura di quest’anno accademico sono apparsi i primi sintomi di malfunzionamento: già dalla finestra esami autunnale, infatti, Uni Sid non era più disponibile. È un problema dell’intero ateneo, che ha deliberato il cambio di sistema informatico, passando dall’Uni Sid al nuovo esse 3, un software che dovrebbe essere più efficiente e meno macchinoso del precedente. Peccato però che l’intera rete sia ancora attualmente inservibile. Gli statini vanno stampati tramite un altro link. Tutto apparentemente normale, ma nessuno avrebbe mai pensato che la scomparsa di Uni Sid celasse un aggiornamento del sistema che avrebbe stravolto la vita di migliaia di studenti. La sezione dedicata al CAOS ACCCADEMICO Certo che a pensare agli atenei statunitensi o britannici e poi piombare a Palazzo Nuovo, si rischia davvero lo shock. Qui, da sempre, è tutto squallido, mal organizzato e approssimativo. Nelle foto, le code per il ritiro dei documenti. E’ questa l’Università che molti vogliono proteggere. <strong>PERO</strong> Carico Didattico è stata completamente rivoluzionata. <strong>Il</strong> Piano Carriera (così si chiama adesso), formulabile da quest’anno non più per tutta la durata dei tre mesi, ma solo ed esclusivamente dall’8 gennaio al 9 febbraio, è accessibile tramite il portale my.unito.it che funziona a singhiozzo, o per meglio dire a fortuna di chi lo utilizza. Studenti al terzo anno si sono visti richiedere i dati come se si fossero appena iscritti. Le pagine non si aprono o vengono visualizzate male, incomplete e prive di pulsanti. Diventa necessario impostare il proprio browser in maniera particolare ma, una volta eseguita questa operazione, spesso si rimane ugualmente a bocca asciutta. Che sia dovuto ad un sovraccarico della rete? Lo sperano un po’ tutti. Tuttavia, se così fosse nessuno dovrebbe riuscire a caricare e ad esonerare i propri esami, invece alcuni fortunelli ci riescono. Telefonando all’assistenza tecnica, dopo aver atteso mezz’ora, se la linea non è caduta, solitamente gli operatori rispondono sempre la stessa cosa: “Aspetti e riprovi”. E i ragazzi, pazientemente, aspettano. Poco importa se tutto questo sta facendo perdere preziose ore di studio in burocrazie inutili. La realtà è che circa quindicimila studenti dovranno sostenere gli esami del nuovo anno accademico con uno statino in bianco, che verrà compilato dalla commissione al momento dell’esame. Prassi di per sé irregolare: in realtà non è lecito affrontare un esame non previsto nel piano di studi personale di ciascuno studente. Viene da chiedersi: non si poteva evitare? Soprattutto per chi, arrivando da fuori città o ancor più da fuori provincia, è costretto a sorbirsi 4 ore o più di coda. Tra disinformazione, soliti giochi dello scaricabarile e crisi di nervi represse a stento. Questa è l’Università che non rispetta gli studenti. Università che, invece di migliorare, regredisce anche in quelle poche cose che prima funzionavano. A volte dando la colpa a chi sta più in alto. ì
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