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Rivista Novembre_21

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Ritratti

d’artista

Varren

Dalle forme naturali all’armonia in pittura

di Mario Bizzoccoli

Qualificare Adelco Cesari, in arte Varren, soltanto come

pittore può essere per molti aspetti limitativo. La

sua esperienza artistica inizia nella prima giovinezza,

quando, costretto anche dai tempi in cui si è trovato a

vivere (anni Cinquanta, dopo la guerra e quindi in epoca di piena

ricostruzione), ha dovuto ingegnarsi prestissimo col lavoro

che gli ha permesso di acquisire una manualità incredibile.

I suoi esordi artistici partono da un’istintiva adesione al parafigurativo,

ponendosi cioè “in mezzo al guado”, tra l’onirico e

il costruttivo; scoprendo, innanzitutto, come linguaggi diversi,

prendendone prima coscienza e poi studiandoli attentamente,

possano sposarsi senza problemi. Ed ecco quello che è il suo

imprinting: un geometrismo sostanziale che si sviluppa sulle

lezioni dirette di Klee e Kandinsky, corroborato dal visionario

ambiente surrealista di Dalì, pur senza esserne un epigono.

Varren si pone di fronte ai grandi contemporanei dell’arte come

il musicista che, in un primo tempo, ristrumenta la sinfonia

dei maestri, poi, a sua volta, compone e crea un suo stile,

variegato e connotativo al tempo stesso. In Varren sono forti

gli elementi naturali (foglie, uova, prati, etc.) e artificiali (impalcature

architettoniche, condotti e tunnel, città geometriche,

etc.), sino ad arrivare ad un altro dei suoi fondamenti vitali,

la musica, percepita essenzialmente come arte astratta che

si concretizza nella scrittura e nell’evocazione emotiva. Quindi,

spirali vorticose che sospingono figure geometriche pure

(Varren predilige il triangolo, in tutte le sue flessioni, e il cerchio,

perfezione assoluta), linee parallele libere ma sempre

ben definite e azioni naturali incrociate. La natura, in Varren,

è un elemento basilare: sfondo, dettaglio, individuazione metaforica

fanno già di questo elemento pittorico un’opera a sé

stante. Su questa scena, agisce l’ulteriore processo metaforico

dei soggetti “vivi”: i triangoli e i cerchi che si muovono in

sviluppi quasi filmici o fotografici, le strutture presentate prima

come soliste nel contesto generale, poi come sintesi e conduzione

armonica dell’opera. In tutto ciò, soprattutto nelle ultime

opere, compare la farfalla, geometria cromatica, effimera

eppure viva, presentata nel suo splendore assoluto e terminale,

sempre in volo disteso, sempre in primo piano e dettagliata,

esplosiva nei colori ma, al tempo stesso, destinata all’ago

feroce e selettivo del collezionista. Eccola bellissima, grande,

accesa, forse diretta alle geometrie coinvolte e sconvolte, forse

in fuga da un mondo che violenta e uccide la natura, per uccidere

se stesso. Ecco la grande diffusione dei colori sulle sue

ali che si replicano nei diversi elementi naturali ed artificiali

dell’opera, perché Varren impiega colori “crudi”, con la tecnica

dello smalto ad acqua. La farfalla, però, può essere a sua

volta violentata: in certe opere appare scissa, o meglio, un’ala,

pur rimanendo nella perfetta posizione di volo, è staccata,

quasi che un bisturi crudele l’abbia colpita (Varren proviene

da una lunga militanza nel comparto sanitario). Ma la farfalla,

anche mutilata, continua il suo volo, spesso avvicinandosi

ai pentagrammi verticali che, frequentemente, concludono

l’opera dell’artista, e non cade schiacciata dalle forme geometriche,

in cui dobbiamo riconoscere molte parafrasi umane. E

questo mondo, questo melodramma artistico, corredato da geometrie

in rilievo ligneo, sorgono da uno sfondo completamente

nero, non dal buio ma dalla conoscenza, dunque, come nel

Medioevo le figure dei santi che emergevano dall’oro dell’eternità.

Dunque, le farfalle di Varren vengono eternizzate dall’allegoria

vitale, anche con la tecnica personalissima dell’artista

che inserisce le proprie opere in

cornici che non sono cornici ma

autentiche opere connotative, il

vero accompagnamento dell’opera

centrale; mai rigidamente

inquadrate come da tradizione,

ma sagomate, quasi a definizione

araldica, veri stemmi-targhe di

una visione forte, convinta. Varren

non raffigura l’uomo nella sua

prospettiva ritrattistica o anatomica,

lo presenta con la tecnica

della convinzione intima, ad un

tempo materiale e spirituale, in

un gesto continuamente evolutivo

e sorprendente.

Geometria scomposta, cm 40x50

Farfalla - Distruggiamo la natura, cm 40x62

www.artistidibottega.it

www.arteitaliana.org/varren

VARREN

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