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Rivista Novembre_21

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Dopo quarantatré anni di lodevole servizio queste sedie sono

state sostituite (2005) da altre con caratteristiche simili

ma purtroppo non pari data la diversità dei materiali reperibili.

Il 4 novembre 1966 l’alluvione di Firenze sommerse le

cantine e arrivò a 60 cm nelle sale ed in cucina. L’enorme lavoro

di ripulitura dal fango e dalla nafta portati dall’alluvione

fu affrontato con grande eroismo dai miei familiari che in

giorni e notti di duro lavoro riuscirono a salvare l’arredamento

ancora nuovo, grazie anche agli eccellenti legnami adoperati.

Nel 1967 la famiglia decise di rifare l’arredamento della

prima sala, ancora una volta affidandosi a Moravio Martini

ed alla ditta Giusti. Moravio disegnò anche la bussola in acciaio

inox dell’ingresso con l'insegna in lettere scatolari retroilluminate

e il nuovo bancone di esposizione e di servizio

su due fronti che metteva in comunicazione le sale attraverso

il vano ricavato dal sottoscala condominiale, con pensilina

aggettante nella sala d’ingresso. Scegliemmo per questa

sala tavoli e sedie della ditta Planula che aveva raccolto le

idee della Poltronova e realizzato gli studi e i disegni dell’architetto

Ettore Sottsass. Negli anni alcune modifiche, pur

dolorose dal punto di vista estetico, si sono rese inevitabili

per adeguare l’attività alle nuove normative. Nell’insieme le

Angolo destra della sala nuova e mamma Maria che prepara le cestine di frutta (1962)

Verso la cucina con Beppe Giovannetti (1962)

Nonno Settimo e nonna Roma (1950)

modifiche non hanno comunque cancellato la fisionomia

dell’ambiente che resta informato ai criteri dell’Architettura

razionale che trova in Martini uno dei più rappresentativi

esponenti, caratterizzato dalla sobrietà e pulizia di linee finalizzate

alla funzionalità dell’ambiente rispetto alla sua

destinazione ed alla attività lavorativa. Da allora moltissimi

architetti e arredatori italiani e stranieri

ci hanno chiesto il permesso di scattare

foto dei nostri interni, e questo è per

noi motivo di fierezza. Oltretutto, lavorare

in un ambiente razionale e comodo

è stato un piacere anno dopo anno e

per questo ringraziamo ogni giorno il

coraggio dei familiari che ci hanno preceduti,

che coltivavano il futuro perché

avevano un passato. E ringraziamo del

pari, se non di più, l’illuminata lungimiranza

dei nostri architetti, veri umanisti,

i quali nel loro pensiero creativo

seppero coniugare estetica e funzionalità

progettando spazi e ambienti a misura

d’uomo, dove possono conciliarsi

al meglio il nostro lavoro e il benessere

di chi siede ai nostri tavoli per ritrovare

ricordi – e sapori! – piacevoli. Facciamo

nostra questa riflessione di Moravio

Martini: «Sono tornato recentemente

nel ristorante, invitato dai figli di Giancarlo

che ancora mandano avanti il locale

avito, ed ho avuto la soddisfazione

di constatare che la famiglia ha saputo

conservare per sessant’anni l’arredamento

originale in una maniera quasi

perfetta: che io lo abbia disegnato mi

dà tuttora soddisfazione, ma ancora di

più me ne dà pensare che, se le nostre

opere sono figlie del nostro ingegno e

del nostro amore per la vita, la cosa più

bella che ci possa capitare è che qualcuno

le ami e le conservi per tramandarle

a chi verrà… ».

50 RISTORANTE CAFAGGI

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