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La Toscana nuova Dicembre 21

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I libri del

mese

Promethéus

L’attualità di un mito classico nel nuovo libro di Roberto Mosi

di Lucia Raveggi

Promethéus / Il dono del fuoco è un libro prezioso da approfondire

nelle sue molteplici sfaccettature poetiche,

dalla narrazione del mito al ritmo musicale. Il dono del

fuoco rubato agli dei è un topos rappresentato ed esaltato dalle

arti e dalla scienza, che sono elementi essenziali alla base di ogni

civiltà e a questi l’autore rivolge lo sguardo dell’uomo di oggi. Fin

dall’inizio dell’opera (Movimento I / Quadri), per il mondo delle arti

Roberto Mosi pone in primo piano l’espressione libera degli artisti

di strada contro le restrizioni della società: «Cerco nelle città

/ spazi lontani / dove s’accende / la fantasia dei colori / strade

periferiche / muri della ferrovia / sottopassi nell’ombra / saracinesche

abbassate / Parlano lingue / nuove, antiche / messaggi

/ sorprendono il quotidiano / stupiscono / accendono sogni

/ deflagrano in sorrisi / Inseguono la vita / sfidano / conformità,

paure / murales poster matrici / adesivi / Sono folla / nei quartieri

lontani / sul fianco delle case popolari / ritratti di gente comune

/ illuminati dall’arte». L’artista di strada porta nel formicaio

grigio delle città, il colore, una nuova fantasia delle forme con venature

di follia, arriva a “correggere” i cartelli stradali:« Il Giullare

s’intrufola, follia / dei segnali, lo spray nella mano / la freccia stradale

infilza un cuore / il Cristo pende dall’incrocio / La forma della

gogna sul divieto / d’accesso, la lisca di un pesce sul / senso

obbligatorio, s’intrecciano / strisce bianche della strada / La follia

del Giullare dipinge / di nuovo i volti della città» (Movimento I

/ Cartelli stradali). Il volto della città cambia di continuo, specie

nei suoi angoli più lontani, anche nel momento triste della pandemia:

«Cambiano i volti della strada, / rinascono in altri luoghi

/ per altre mani, forme e colori / Quello che c’era la sera / non è

detto / sia lì al mattino, un muro bianco / può infiammarsi di colori

la notte / Nella galleria di quadri viventi / una sequenza infinita

di creazioni / scene varie della commedia umana / L’epidemia ha

foderato di silenzio / i quartieri, ha dipinto l’angoscia / sul volto

smarrito dei passanti / Giorni di speranza sorgeranno / al suono

di nuove poesie, alla / luce di nuove scintille d’arte» (Movimento

III / Metamorfosi). Nella prima parte del componimento l’autore

“dipinge” trenta quadri di arte di strada ripresi dal vero nel

suo girovagare per la città, sul modello della suite per pianoforte

di Modest Petrovic Musorgskij Quadri di un’esposizione (1874).

Come la musica descrive e rende vivi i quadri della mostra dell’amico

pittore Victor Hartmann, così la poesia di Mosi interpreta le

opere dell’arte di strada in cinque movimenti: Quadri, Confini, Metamorfosi,

Grotte, Follia. Le poesie di Roberto Mosi sono “poesie

animate” (Virginia Bazzechi) anche grazie allo straordinario

potenziale dei suoi versi. La letteratura è piena di esempi altissimi

di poeti che si sono cimentati illustrando o commentando

quadri o oggetti d’arte, fin dalla descrizione dello scudo di Achille

nell’Iliade. Ma l’ecfrasi, il tentativo cioè di un’arte di riprodurre

con i propri strumenti un’opera di un altro sistema artistico, avviene

non solo dall’immagine alla parola, ma anche nell’altra direzione:

dalla parola all’immagine, dal raccontare con le parole al

mostrare con immagini ferme o in movimento, come appare nei

progetti realizzati dall’autore con il critico d’arte Virginia Bazzechi.

Nella seconda parte del libro, il mito di Prometeo ancora una

volta viene accostato ad alcuni profili della scienza, in particolare

alla speranza che l’umanità ripone nella scienza, in relazione

a Giacomo Leopardi, all’angoscia con cui l’uomo talvolta guarda

alla scienza, in relazione a Jorie Graham, alla salvezza che porta

la scienza, come riporta Eschilo nel Prometeo incatenato, martire

per amore degli uomini: «La sua colpa, ha carpito agli dei / la

fiamma radice di vite, d’industrie / Eschilo canta la generosità /

di Prometeo, fonte di tutte / le scienze per i viventi. Fu suo, / per

il bene degli uomini, il dono / del calcolo, primizia d’ingegno, / e il

tesoro dei segni tracciati» (Tempo I / Mito della scienza). In tempi

incerti e bui come quelli attuali, le poesie di Roberto Mosi brillano

come stelle, indicando la strada ai naviganti desiderosi di

affrontare nuove rotte alla scoperta di scrigni magici pieni di premesse

fantastiche.

Roberto Mosi

Promethéus / Il dono del fuoco

Giuliano Ladolfi Editore, Borgomanero (NO) 2021, pp. 60, € 10

mosi.firenze@gmail.com

PROMETHÉUS

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