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A cura di
Lorenzo Borghini
Il cinema
a casa
Locke
Il dramma claustrofobico orchestrato da Steven Knight
di Lorenzo Borghini
Siamo in una macchina, e ci rimarremo per il resto del
viaggio. Ivan Locke (uno straordinario Tom Hardy)
è al volante, guida come un ossesso verso una meta
inizialmente a noi ignota. Inizialmente, perché durante
il viaggio le carte verranno svelate. Locke è un ingegnere,
lavora a stretto contatto col cemento, ha una famiglia apparentemente
felice, due figli e una moglie che lo aspettano
a casa per la partita. Ogni telefonata fatta o ricevuta
da Ivan ci svela tasselli della storia: tensione, sentimenti
contrastanti e fantasmi che
ritornano, si ammassano l’uno
sopra l’altro, chilometro dopo
chilometro, costruendo un
palazzo di incertezze pronto
a crollare. Come il lavoro di
Ivan – la più grande colata di
cemento della storia – che rischia
di andare a rotoli perché
Ivan non può più aspettare. A
Londra c’è un bambino in procinto
di nascere, il figlio nato
da un errore – come ripeterà
più volte il protagonista – durato
una sola notte, consumato
con un’amante che non
ama. Anche il cemento non
può aspettare, ci sono milioni
in ballo, quindi Locke deve coordinare
l’operazione al telefono,
non può tirarsi indietro,
non quando si tratta di cemento,
non quando si tratta della
sua vita. Steven Knight, regista
di talento, ma soprattutto
sceneggiatore intelligentissimo
(La promessa dell’assassino)
mette in scena un dramma
claustrofobico, che a differenza
di Buried – suo predecessore
nel genere – oltre che per la
sapienza registica si distingue
per una storia che sa emozionare,
merito della grandissima
performance di Tom Hardy, che
per ottanta minuti ci tiene incollati
allo schermo, allacciati
alla sua cintura, in attesa di
scoprire i tanti perché della
storia. Ivan Locke è come in un
confessionale, ci svela le sue inquietudini e combatte col
fantasma di un padre che lo ha abbandonato, ma lui no, lui
ha cercato di ripulire il nome dei Locke, lui sarà presente
per il suo nuovo figlio – anche se nato da uno sbaglio – a
costo di perdere il lavoro, a costo di perdere la sua vecchia
vita, che minuto dopo minuto si incrina e scricchiola come
le fondamenta di un palazzo costruito male; ma Ivan, uomo
solido come il cemento che tanto adora, continuerà la
sua corsa, guardando dritto davanti a sé.
LOCKE
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