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Una foto della mostra al Forte Belvedere a Firenze Piazza Santa Croce in uno degli scatti di Sestini per la mostra Dante 700
Durante i mesi più duri della pandemia hai raccontato
la vita del personale sanitario dell’Ospedale Santa Maria
Nuova a Firenze. Da queste foto è nata la mostra Indispensabili
infermieri. Che esperienza è stata?
È stata un’esperienza molto toccante perché, lavorando a
stretto contatto con medici e infermieri in quella situazione
drammatica, ho avuto modo di riflettere sul valore della
vita e sull’inutilità dei piccoli problemi quotidiani che
spesso ci sembrano insormontabili. La mostra è stata voluta
dalla Fondazione Santa Maria Nuova Onlus per documentare
il prezioso lavoro del personale infermieristico
proprio in occasione dei settecentotrentadue anni di vita
della struttura, tra le più antiche al mondo ancora in attività.
Sono immagini che parlano da sole, raccontano la vita
e la morte, la fatica fisica e il carico emotivo, la dedizione
e la professionalità dei medici e degli infermieri che in
questi lunghi mesi hanno avuto l’arduo compito di fronteggiare
l’emergenza.
Con la mostra Bellezza oltre il limite al Forte Belvedere a Firenze
hai raccontato la Toscana da un nuovo punto di vista…
Ho unito la passione per il volo all’amore per la Toscana, senza
dubbio una delle più belle regioni d’Italia. Ero stanco di
raccontare il Covid, volevo dare spazio alle bellezze del paesaggio
toscano. Ho ritrovato foto scattate in passato, cercando
di tirare fuori l’anima della nostra regione. Vista dall’alto,
la natura presenta geometrie inimmaginabili, come fossero
opera di un pittore.
Lo scorso ottobre si è conclusa al Palazzo del Quirinale a
Roma la mostra Dante 700 che hai dedicato al sommo poeta
nel settecentesimo anniversario della morte. Cosa ci dici
di questo progetto?
Ho voluto raccontare la presenza di Dante oggi nelle città
che hanno segnato la sua vita, Firenze, Ravenna e Verona,
sia attraverso scatti realizzati dall’alto che con visioni panoramiche.
Il progetto è stato realizzato con la collaborazione
del Comune di Firenze e con il sostegno del Ministero
della Cultura e del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione
internazionale. Per l’occasione, il sindaco Dario
Nardella ha voluto che fossero esposte in mostra le due
ante in tarsia lignea di Palazzo Vecchio datate 1480 e raffiguranti
Dante e Petrarca. Da Roma la mostra si è spostata
a Firenze e da qui ha proseguito per Parigi, Bruxelles, Berlino
e Madrid.
Siamo continuamente sommersi da milioni di immagini.
Quali caratteristiche devono avere per rimanere nella
memoria?
La fotografia che ci ricorderemo per sempre è quella che ci
tocca nel profondo. Per questo è importante che il fotografo
impari a comunicare emozioni e a trasferire a chi guarda
messaggi universali.
Secondo te, la fotografia è più una forma d’arte o un mezzo
di comunicazione?
È un modo di comunicare molto potente, diretto ed immediato.
Certo, può essere anche una forma d’arte, dipende
dal contenuto dell’immagine e da ciò che s’intende esprimere.
La mia foto del barcone, ad esempio, è diventata iconica
perché invita a riflettere sul problema globale dei migranti
senza mostrare aspetti drammatici o cruenti ma aprendo
lo sguardo alla speranza che queste persone possano salvarsi.
È così che uno scatto di cronaca diventa forma d’arte
perché racconta qualcosa che va al di là del contenuto immediato
dell’immagine.
I tuoi prossimi impegni?
Ho da poco pubblicato il calendario della Marina Militare
2022, sto realizzando un libro sull’Aviazione Navale e ho concluso
la pubblicazione per il cinquantennale della Polizia di
Stato fotografando gli elicotteri in volo dal nord al sud d’Italia
con effetti di luce mozzafiato dall’alba al tramonto. Ho inoltre
realizzato una mostra inaugurata dal capo della Polizia con
la pubblicazione del libro Le ali della Polizia. Un progetto al
quale sto ancora lavorando invece è quello sulle frecce tricolore
per il centenario dell’Aeronautica Militare: ho avuto l’idea
di fotografare le frecce tricolori in volo e per farlo ho dovuto
creare la prima sala di posa a 40.000 piedi di altezza, un’impresa
non facile.
MASSIMO SESTINI
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