10 GIRAMONDO Pasqua Cascina San Vincenzo Amarone della Valpolicella Docg Biologico, nuova tappa del percorso della cantina verso processi di coltivazione e produzione sostenibili, eleganza e regalità al calice che rivelano una natura in continua evoluzione. Sartori Valpolicella Ripasso Doc Superiore Regolo, celebrazione di colui che ridisegnò il destino dell’azienda, vino secco e vellutato dal corpo robusto e nel complesso molto armonico. Pasqua Vigneti e Cantine vanta ormai un secolo di storia alle spalle, ma è al contempo il nuovo che avanza. Soprattutto quando si fa riferimento a interpretazioni unconventional, in Valpolicella e non solo. È un’identità ben precisa del terroir quella che la famiglia Pasqua punta a offrire nel calice. “Naturalmente elegante, potente e dotata di una grazia sensuale: una sorta di Audrey Hepburn”, così Riccardo Pasqua, amministratore delegato, fotografa la Valpolicella delle produzioni Pasqua Vigneti e Cantine. Un territorio che vede un protagonista assoluto, laddove si parli di tipologia che meglio interpreta le diverse sfumature dei terreni: “Senza dubbio il Valpolicella, perché è l’unico ad essere vino di terroir e non di tecnica, come invece Ripasso e Amarone”. Ed è proprio da qui che Riccardo Pasqua consiglia di partire nell’intraprendere un cammino di comprensione dello stile Pasqua, parlando di Valpolicella. “Con il Valpolicella Superiore Doc Mizzole di Cecilia Beretta, progetto avviato relativamente di recente, con l’annata 2017, ma su un vigneto che gravita nella nostra famiglia da 40 anni. Un percorso che concluderei poi con il Famiglia Pasqua Cascina San Vincenzo, vino che esprime un vigneto eccezionale, per altitudine e anno di impianto – fine della prima decade del secolo –, da sempre coltivato a biologico: un progetto nel quale crediamo molto”. Quella di Casa Vinicola Sartori è avventura che prende ufficialmente il via nel 1898, per opera di Pietro, personalità eccentrica, ma magmatica dal punto di vista commerciale. Nella sua trattoria a Verona si ritrova il primo germe di quella che, con il figlio Regolo prima e con i nipoti Pierumberto e Franco poi, si sarebbe trasformata in un’attività che nel corso dei decenni è divenuta una tra le realtà di riferimento non solo per il vino della Valpolicella, ma dell’intera area di Verona. Situato a poca distanza da Negrar, al cuore della zona Classica, il quartier generale di Villa Maria accoglie le produzioni firmate Sartori. A caratterizzarle, “eleganza, contemporaneità, coerenza”, spiega Andrea Sartori, presidente. “Tre parole in forte interconnessione tra loro. Eleganza, qualcosa cui cerchiamo di aderire anche a livello d’immagine. Contemporaneità, perché nel tempo non abbiamo mai inseguito facili consensi, rifuggendo le mode. Coerenza, infine, con quelle che sono le peculiari caratteristiche della Valpolicella e dei suoi terroir, anche a fronte dei mutamenti climatici occorsi a partire dai primi anni 2000”. E se nel Valpolicella Sartori individua la forma più pura di espressione del territorio, il successo è arrivato dal Ripasso, il frutto del sapere e della tecnica enologica della zona, insieme all’Amarone, con la sua capacità d’imporsi nel gusto internazionale. “La tipicità e la coerenza del terroir la ritroviamo nel nostro Valpolicella Classico Superiore Doc Montegradella, però la produzione che riveste maggiore significato per noi è il Valpolicella Ripasso Doc Superiore Regolo, nato per celebrare mio nonno, colui il quale ha tracciato il destino dell’azienda, con i primi investimenti prima della guerra, e di tutti noi, quando scelse che il vino sarebbe stato il futuro della nostra famiglia”. Quando si parla di Valpolicella il confine che separa tradizione e innovazione è spesso sottile. Ogni produttore non solo è la propria visione che porta in bottiglia, ma è anche il suo carattere che tende a esprimere. Un caso emblematico è quello di Marco Speri e del suo ultimo Amarone, omaggio al percorso iniziato con Secondo Marco, azienda che conta oggi 15 ettari vitati e una produzione complessiva di circa 80mila bottiglie. Una “super Riserva”, la novità: insolita nella veste, Classica per contenuto. È nel 2008, infatti, che Marco Speri decide, grazie al supporto del padre Benedetto, di avviare il suo progetto personale a Fumane. E ora fa il suo debutto un esperimento di vinificazione durato 13 anni. Un vino, in 3mila bottiglie numerate, che conferma proprio la vocazione dei terreni di Fumane, la capacità di invecchiamento di questo grande rosso italiano ma soprattutto la visione di Speri: “Ho disegnato così un vino che sia riflessione e gioia, complessità e facilità di beva, potenza e leggerezza, traboccante di vibrazioni ma lontano da ossessioni di struttura eccessiva. Frutto che si fa spezia, densità che evolve in sapidità, freschezza che si trasforma in grazia. Un vino serio, che sa giocare, come un fumetto”. È un sogno, nata dalla comune passione di quattro fratelli, quello di Tenuta Sant’Antonio, che sorge tra le dolci colline delle vallate di Illasi e Mezzane. “Ogni nostra azione è rivolta al rispetto e alla ricerca del vero cuore pulsante del nostro territorio”, sottolinea Armando Castagnedi, titolare insieme a Tiziano, Paolo e Massimo, descrivendo lo stile nel calice dell’azienda. “Partiamo quindi dal binomio identità e sostenibilità: esprimere le caratteristiche più iconiche e identitarie di un territorio si traduce per noi nella responsabilità di rispettarlo. Un percorso che ci sta portando sempre di più verso prodotti sinceri, autentici, frutto della forza della natura in una terra così straordinaria. La seconda chiave è la modernità, con una bevibilità piacevole, mai banale, che permette di esaltare le caratteristiche del territorio. Infine, i nostri vini esprimono innovazione, portando nel bicchiere le più avanzate tecniche: metodi che ci permettono di cogliere l’anima più pura della Valpolicella”. Quel multiforme racconto che ogni tipologia, grazie alle sue peculiarità, racconta in maniera straordinaria. “Il Valpolicella è sicuramente iconico del terroir”, evidenzia Castagnedi, “pensiamo al nostro Nanfré o al Superiore La Bandina. Mentre Ripasso e Amarone raccontano, oltre al terreno, il saper fare delle persone della nostra comunità per ottenere prodotti unici al mondo”. Terre di Leone nasce nel 1996 dall’amore e la passione di Chiara Turati e Federico Pellizzari per il territorio di Marano, nel cuore della Valpolicella Classica, e la sua tradizione vitivinicola. Il progetto conduce alla produzione del primo Amarone annata 2009. Ed è uno stile ben preciso quello che traspare nel calice: identitario. “Vorremmo offrire l’eleganza, la freschezza e longevità dei vini di Marano di Valpolicella”, spiegano Chiara Turati e Federico Pellizzari. “Parlando delle molteplici sfumature che sono tipiche del nostro territorio, il vino che senza Secondo Marco Amarone della Valpolicella Classico Docg Riserva Fumetto, edizione limitata che beneficia di oltre 10 anni di affinamento, dove al centro resta il frutto, la sua espressività, un’esplosività concentrata e libera di palesarsi senza orpelli ma con grande eleganza. Terre di Leone Valpolicella Doc Classico Superiore, Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Oseleta, interpretazione non solo di una vendemmia, di un’annata, ma di un qualcosa di più grande, del territorio di Marano. Tenuta Sant’Antonio Valpolicella Doc Superiore La Bandina, single vineyard espressione massima di un prodotto che più di ogni altro sa raccontare il tempo in cui viviamo, rispettando le caratteristiche di un terroir iconico.
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