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Curiosità storiche
fiorentine
A cura di
Luciano e Ricciardo Artusi
Calendimaggio
L’antica festa dei fiori e dei piaceri della vita
di Luciano e Ricciardo Artusi
Maggio, quinto mese dell’anno nel calendario, il cui
nome deriva forse dalla dea romana Maia. Fin
dai tempi antichi maggio si distingue dagli altri
mesi per il rifiorire intenso della natura che in questo periodo
assume nuova vitalità con l’esplosione della vegetazione
e la profumata fioritura soprattutto delle rose dette,
appunto, “maggesi” e delle ginestre; di ciò, anche Dante
nel Purgatorio lascia testimonianza con i noti versi: E quale,
annunziatrice de li albori, l’aura di maggio movesi e olezza,
tutta impregnata da l’erba e da’ fiori. A maggio, quando
regnano sovrani i profumi ed i colori dei fiori, nei giardini
e nelle campagne intorno a Firenze, si celebrava il mese
con usanze galanti, feste, suoni e canti, che univano ai fiori
la passione del popolo per i canti d’amore, tanto da essere
definito, già in epoca medioevale, “maggio amoroso”.
Il mese era caratterizzato dalla particolare festa del Calendimaggio,
che si svolgeva nella prima settimana e rientrava
tra le feste “pagane” abolite da Cosimo III e ripristinate
da Gian Gastone. In epoca medioevale e rinascimentale la
festa aveva avuto grande importanza, anche perché terminava
con l’elezione della “regina di maggio”, un’antesignana
delle reginette di bellezza dei nostri tempi. Ma allora
era fondamentale per le famiglie nobili che una delle loro
rappresentanti divenisse la “regina”, per cui la competizione
era sentita e cercata senza esclusione di colpi. Nel Calendimaggio
del 1300 questa gentile usanza scatenò gravi
disordini: l’elezione della fanciulla più bella divenne il pretesto
per un ulteriore scontro tra i Guelfi di parte bianca
e quelli di parte nera, con nefaste conseguenze. Infatti,
quei festeggiamenti dettero origine ad una zuffa in Piazza
di Santa Trìnita tra i giovani dei due opposti schieramenti,
dietro ai quali vi era probabilmente la “mano” dei capi
più anziani. Vi furono diversi feriti, e di conseguenza vennero
presi severi provvedimenti per alcuni rappresentanti
delle due fazioni, che si concretizzarono, tra l’altro, in bandi
di esilio. È da notare che, fin dal periodo medioevale, troviamo
le “regine di maggio” anche nel mondo nordico: in
particolare in Inghilterra ed in Irlanda, dove le fanciulle più
Luciano Artusi, a sinistra, con il figlio Ricciardo
Lelio Rossi, Le Reginette del Majo
graziose, incoronate di fiori, facevano il “giro d’onore” del
villaggio sopra un apposito carro sempre decorato di foglie
e fiori. Nel mondo contadino toscano è rimasta invece
la tradizione di “cantare il maggio” con tipiche canzoni dette
“maggi”, cantate in forma di serenata da gruppi di giovani
“maggiaioli”, i quali, con strumenti musicali e “regine”
tutte adorne di fiori di campo, facevano il giro delle fattorie,
ricevendo in cambio di una stornellata il dono di salumi,
formaggi, pane e vino. Era usanza anche che i giovani innamorati
appendessero il “majo”, ramo fiorito e infiocchettato
simbolo della primavera, all’uscio o alle finestre delle
fanciulle. Proprio da tale uso derivò il modo di dire “E l’attacca
il majo ad ogni uscio” per indicare un “libertino” che
corteggiava molte ragazze senza sceglierne nessuna. Gli
intrattenimenti musicali itineranti andavano avanti tutta la
notte e, il giorno dopo, quanto racimolato
veniva allegramente consumato
su di un bel prato, sempre
con accompagnamento di canti e
danze. Tali festeggiamenti rappresentavano,
quindi, tutti gli aspetti
più piacevoli della vita: canto, gioco,
danza, amore, cibo, e quindi divertimento
spensierato.
Cornici Ristori Firenze
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CALENDIMAGGIO