WineCouture 7-8/2022
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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Photo: Damijan Simčič - Zoso<br />
Cronaca di un tasting<br />
senza confini<br />
Al cuore della modernità dei vini di Brda, la casa<br />
della Rebula<br />
Parlare di Ribolla Gialla significa non arrestarsi<br />
ai confini del vino italiano. Proprio<br />
varcando la linea che separa i due volti di<br />
una terra baciata dalla medesima vocazione,<br />
grazie a quel suolo in cui la Ponca,<br />
con la sua alternanza di marne e arenarie, si fa comune<br />
patrimonio enologico mutando il nome in Opoka, se<br />
ne possono comprendere pienamente gli orizzonti. A<br />
partire da quelli meno celebrati, ma altrettanto felici,<br />
soprattutto nelle loro diverse sfumature capaci di regalare<br />
vini dai tratti estremamente moderni e dall’identità<br />
ben marcata, anche a distanza di decenni. A pochi<br />
passi dal Collio italiano si trova, infatti, la sua controparte<br />
slovena. Lì, dove la linea del confine si sviluppa a<br />
partire da Cividale, scendendo poi verso Udine, Cormons<br />
e Gorizia, per proseguire infine lungo la direttrice<br />
di San Floriano del Collio, passando la frontiera si<br />
giunge in Brda, terroir che racchiude in sé un’infinita<br />
di storie. Un’area dove la viticoltura ti conquista fin dal<br />
primo sguardo, con i terrazzamenti che tratteggiano i<br />
profili delle colline. Si parla di vigne, che si estendono<br />
nella regione per quasi 1900 ettari di filari curati da 700<br />
produttori, ma soprattutto di una vendemmia che ogni<br />
anno si fa racconto eroico su pendii che si colorano di<br />
mille colori e godono dei benefici conseguenti dal trovarsi<br />
alla convergenza tra le calde influenze dei venti<br />
mediterranei che salgono dall’Adriatico e le fresche<br />
brezze che scendono dalle vette delle Alpi. Qui ha la<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
sua “casa” la Rebula, com’è chiamata la Ribolla Gialla<br />
che cresce da questa parte del confine. I numeri indicano<br />
che oggi rappresenta la più importante varietà in<br />
Brda, con le sue uve a coprire attorno al 20% della superficie<br />
vitata per complessivi 400 ettari. Ma dietro ai<br />
2 milioni di litri di Rebula qui prodotta ogni anno, sul<br />
totale di 8 milioni di vino della regione, c’è una storia<br />
tutta da ripercorre. Un racconto che parte ancor prima<br />
della dominazione romana nell’antichità, ma che vede<br />
la sua prima testimonianza scritta nel 1336, quando in<br />
un documento ufficiale si menziona la produzione di<br />
Rebula in Brda. Nel corso dei secoli successivi, questa<br />
varietà cresce in apprezzamento e considerazione raggiungendo<br />
Venezia e orizzonti più lontani ancora, tanto<br />
che i vini prodotti nella regione slovena cominciano a<br />
essere usati anche come pagamento in natura, moneta<br />
di scambio per cancellare i debiti contratti. E dopo che<br />
il Catasto Teresiano del 1751 valuta con il tasso più alto<br />
i fondi dove sono presenti i vigneti di Rebula, collocandone<br />
le produzioni al primo posto tra i vini bianchi per<br />
la loro “dolcezza e nobiltà”, la svolta giunge nel 1786,<br />
quando a venire redatta, quasi 70 anni prima di quella<br />
più celebre di Bordeaux, è una classificazione imperiale<br />
dei vini presenti nella contea di Gorizia e Gradisca,<br />
dove i vigneti in Brda sono inseriti nelle prime tre tra<br />
le nove classi che definiscono la graduatoria. “Qui viviamo<br />
davvero di vino e amiamo davvero la Rebula”,<br />
ha sottolineato, non a caso, Uroš Peterc, direttore del<br />
Consorzio dei vini della regione slovena in occasione<br />
della quinta edizione della prestigiosa “Brda - Home of<br />
Rebula Exclusive Wine Experience”, cui <strong>WineCouture</strong><br />
ha preso parte. Un appuntamento nato nel 2017 e che<br />
quest’anno ha permesso di confrontarsi con il vitigno<br />
principe della zona sotto diverse forme, andando a coglierne<br />
appieno le potenzialità. Innanzitutto, quelle che<br />
sono derivazione dell’incontro di due climi, che conferiscono<br />
alla Rebula quella freschezza e vivacità capaci<br />
di rappresentare un tratto identitario che perdura nel<br />
tempo, come ha dimostrato l’apertura e l’assaggio di tre<br />
bottiglie della più vecchia annata in Brda, una 1957, custodita<br />
per tutto questo tempo negli archivi della cantina<br />
della cooperativa più importante della regione, Klet<br />
Brda. Un vino nato in origine per essere bevuto entro<br />
forse un paio d’anni, ma che una volta giunto oggi nel<br />
calice ha stupito innanzitutto per l’età dichiarata: difficile<br />
predire che un vino bianco di questo tipo non solo<br />
reggesse alla prova del tempo, ma soprattutto desse la<br />
sensazione di avere ancora strada davanti a sé, dimostrando<br />
forse una quindicina d’anni se si fosse provato<br />
a giudicarlo alla cieca. L’altro aspetto che ha colpito<br />
all’assaggio delle diverse sfumature di Rebula in Brda,<br />
da quelle più classiche a quelle maggiormente mature,<br />
fino alle macerate, è il ritrovare in ogni sorso la caratteristica<br />
mineralità conferita dall’Opoka. Un altro elemento,<br />
quest’ultimo, a testimonianza dell’indissolubile fil<br />
rouge che lega i 13 viticoltori di entrambe le sponde del<br />
confine che nel corso della kermesse slovena hanno presentato<br />
le loro migliori interpretazioni di questo straordinario<br />
terroir e vitigno. Dolfo Rumena Rebula 2021 e<br />
Klet Brda Rebula Quercus 2021, tra i classici, Ferdinand<br />
Rebula Epoca 2007, Gradis’ciutta Sveti Nikolaj Rebula<br />
2019 ed Erzetič Orbis Rebula 2018, tra le versioni mature,<br />
Marjan Simčič Rebula Opoka Medana Jama Cru<br />
2012 e Kristian Keber Brda 2019, tra i macerati, senza<br />
dimenticare le bollicine con il Sinefinis Rebolium Brut<br />
Nature 2016 e il Medot Brut 48: questi gli assaggi che<br />
più ci hanno impressionato tra i molti altrettanto meritevoli.<br />
Un caleidoscopio di interpretazioni molto diverse<br />
tra loro, ma tutte capaci di esprimere il potenziale<br />
della Rebula, il vino del futuro, non solo in Brda.<br />
GIRAMONDO