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Apollonio_Rodio_Le_Argonautiche_Libro_Te

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per lui dei tori dai piedi di bronzo, e con le bocche

di bronzo da cui soffiavano un fuoco terribile;

fabbricò inoltre un aratro, tutto d'un pezzo, di solido acciaio,

in segno di riconoscenza per il Sole, che l'aveva accolto

sul suo carro, quand'era sfinito dalla battaglia di Flegra.

Anche la porta centrale era lavorata in metallo,

e accanto c'erano molte porte doppie, ben costruite,

e stanze dall'una parte e dall'altra, e, per tutta

la lunghezza un ricchissimo portico. E di traverso,

a destra e a sinistra, c'erano costruzioni più alte,

e nella più alta di tutte abitava con la sua sposa il grande Eeta,

in un'altra abitava Assirto, il figlio di Eeta:

lo partorì Asterodea, una ninfa del Caucaso,

prima che il re prendesse come sposa legittima

Idea, la figlia più giovane di Oceano e di Teti.

I giovani Colchi usavano chiamarlo Fetonte,

e cioè "splendido", perché brillava tra i suoi coetanei.

Nelle altre stanze stavano le ancelle e le due figlie di Eeta,

Calciope e Medea. E fu Medea che essi videro uscire

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dalla sua camera per entrare nella camera della sorella.

Era l'aveva tenuta a casa; prima non era solita

restare a palazzo, anzi per tutto il giorno si prendeva cura

del tempio di Ecate: ne era la sacerdotessa.

Come li vide vicini, gridò. Chiaramente

l'intese Calciope; le ancelle, lasciando cadere

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