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la prese di nuovo il pudore e una feroce paura:
che cosa aveva pensato, per un uomo, contro suo padre!
La notte portava il buio sopra la terra; nel mare,
i naviganti guardavano all'Orsa e alle stelle di Orione,
desideravano il sonno il viandante e il guardiano,
uno spesso torpore avvolgeva perfino la madre
che ha perduto i suoi figli; non più guaire di cani
per la città, non rumore sonoro: il silenzio
possedeva le tenebre sempre più nere.
Ma il sonno soave non prese Medea: molte ansie
la tenevano sveglia nel desiderio di Giasone.
Temeva la forza brutale dei tori, a cui doveva soccombere
di morte crudele, lottando sul campo di Ares.
Il cuore batteva fitto dentro il suo petto.
Come dentro la casa guizza un raggio di sole
dall'acqua appena versata in una caldaia
o in un vaso, e nel mulinello vibra qua e là veloce,
così s'agitava nel petto il cuore della fanciulla.
Versava dagli occhi lacrime di compassione
e, dentro, la pena la rodeva senza riposo,
insinuandosi sotto la pelle, fino ai nervi sottili,
fino all'estremità della nuca, là dove penetra
il dolore più acuto, quando gli impulsi d'amore, instancabili,
scagliano la sofferenza dentro il petto degli uomini.
E in un momento si diceva di dargli il rimedio fatato,
e poi di non darglielo; anzi, morire anche lei,