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Poco fa, in un brevissimo sonno, ho veduto
sogni luttuosi; che un dio non li lasci compiersi,
che tu non abbia un dolore terribile per i tuoi figli!"
Disse, e tentava così la sorella, se mai per prima
la supplicasse di venire in aiuto ai suoi figli.
Calciope fu travolta da una pena insopportabile, atroce,
per la paura di ciò che aveva sentito: rispose con queste parole:
"Anch'io pensando a tutto ciò sono venuta da te,
perché tu mi aiutassi a trovare, a preparare un soccorso.
Ma giura sul Cielo e la Terra, che quello che dico
lo terrai nel tuo cuore, e agirai insieme con me.
Per gli dei ti imploro, per te stessa, per i genitori,
fa' che io non veda i miei figli sbranati da un destino funesto,
miseramente, o, morendo assieme con loro,
sarò per te dalla tomba un'Erinni tremenda".
Così disse, e, mentre parlava, scendeva un pianto dirotto,
e, a terra, le abbracciava con le mani i ginocchi.
Chinarono insieme il capo sul petto, ed entrambe intonarono,
l'una accanto all'altra, il lamento. Attraverso la casa
si levò il suono soffocato dei loro dolori.
Poi per prima Medea, angosciata, parlò alla sorella:
"Infelice, quale rimedio posso trovare per te che mi parli
di maledizioni tremende e di Erinni? Oh se fosse
in mio potere di salvare i tuoi figli!
E come mi chiedi, io giuro il giuramento più grande
dei Colchi, per il grande Cielo e la Terra profonda,