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potrà scontare la pena, se tu non gli doni il ritorno".
Così disse; e Afrodite fu presa da muto stupore,
turbata a vedersi davanti Era che la supplicava,
e finalmente rispose con dolci parole:
"Dea veneranda, che nulla al mondo sia cosa più vile di Cipride
se non mi prendo cura del tuo desiderio
con parole o atti che possano compiere le mie deboli mani.
E da te non vorrò ricompensa in cambio di questo".
Così disse, ed Era le diede questa accorta risposta:
"Non di forza o di braccia abbiamo bisogno, non per
[questo siamo venute:
resta tranquilla e chiedi soltanto a tuo figlio
che ammalii la giovane figlia di Eeta di desiderio per Giasone.
Se, benigna verso di lui, gli farà dono dei suoi consigli,
credo che facilmente conquisterà il vello d'oro
e tornerà a Iolco: essa ha grandissima astuzia".
Così parlò e ad entrambe Afrodite rispose:
"Era ed Atena, mio figlio ubbidirebbe piuttosto
a voi, non a me, giacché, per quanto sfrontato,
un qualche ritegno per voi lo avrà pure negli occhi,
ma di me non si cura, non ha riguardo e mi provoca sempre.
Ho pensato addirittura, non potendone più della sua cattiveria,
di fargli a pezzi, in sua presenza, l'arco e le frecce,
tali minacce mi ha scagliato nella sua collera:
se non tenevo ferme le mani, quando era ancora capace
di dominare la rabbia, poi avrei avuto a pentirmene".