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1909TRA - Caroline Imbert

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35. Firma di Joseph Henry Fitzhenry sul Registro delle firme<br />

del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, 13 febbraio 1910.<br />

vieto, Montepulciano, Siena, San Gimignano, Firenze, Mantova, Verona, Venezia e Milano.<br />

Il veloce resoconto del viaggio, con la citazione di Orvieto, è in una lettera, scritta il<br />

7 marzo 1910, dallo stesso Fitzhenry, di ritorno a Roma, a Belle Da Costa Greene, bibliotecaria<br />

di Morgan 387 .<br />

Circa un anno dopo, nella primavera del 1911 (l’8 o il 9 aprile), è Seymour de Ricci a lasciare<br />

la propria firma sul registro dei visitatori del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto<br />

388 . All’epoca, de Ricci aveva già pubblicato il catalogo della collezione Morgan di antichità<br />

tedesche (1910) e avrebbe proseguito con altri importanti cataloghi di collezioni<br />

private e di mostre, fino al contributo sulla Porcellana dei Medici per il decennale della<br />

rivista “Faenza” (1918), ai due cataloghi della collezione di Mortimer Schiff (1927 e<br />

1928) e al censimento dei manoscritti negli Stati Uniti e Canada (1937) 389 . Certamente<br />

de Ricci è interessato alla ceramica e, durante la visita ad Orvieto, acquista, o forse raccoglie,<br />

data l’esiguità dei pezzi, otto frammenti, piccoli ma significativi per l’iconografia e la<br />

tecnica ben evidenti, oggi conservati a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs (cat. 6.15.1-<br />

5). Quattro sono dei lustri derutesi, di cui uno mostra la caratteristica decorazione ad ‘occhi<br />

di penna di pavone’ embricati; uno è un frammento di piatto con decorazione semplice<br />

e, forse, tarda. In questa sede l’attenzione è per gli ultimi tre, che mostrano decorazioni<br />

riconducibili alla produzione medievale orvietana. Il primo è il frammento di catino<br />

con foglia cuoriforme e parte di abito di una regina con fiori o rosette, per tipologia<br />

molto vicino ai catini della collezione <strong>Imbert</strong>, a quelli fotografati da Perali e all’altro oggi<br />

al Fitzwilliam Museum; il secondo frammento, il più consistente, è costituito da oltre la<br />

metà di una ciotola con i Simboli della Passione o ‘ciotola di San Francesco’ (così come tale<br />

iconografia è descritta nel libro <strong>Imbert</strong>); l’ultimo è un minuscolo frammento dove s’intravede<br />

la decorazione geometrica e le campiture a graticci di bruno di manganese.<br />

Il 6 settembre 1912 giunge a Orvieto Giorgio Caneva di Padova, medico legale, “che s’in-<br />

388 Riccetti, 2001, p. 35, tav. VIIa.<br />

389 de Ricci, 1910 (antichità tedesche, Morgan); de Ricci, 1913 (tappezzerie rinascimentali, Morgan); de<br />

Ricci, 1914 a (collezione Rey); de Ricci, 1914 b ; de Ricci, 1918 (porcellana dei Medici); de Ricci, 1927<br />

(Schiff); de Ricci, 1928 (Schiff); de Ricci - Wilson, 1937 (censimento): gli autori daranno conto, per la prima<br />

volta, del codice orvietano del XII secolo venduto da <strong>Imbert</strong> a Morgan nel 1910 e 1911 (ivi, p. 1455).<br />

390 Riccetti, 2001, pp. 47-48, tav. XIIIg. ASO, Ispettorato Monumenti e Scavi, b. 2, f. 4, pos. IX, 1153, 8 ottobre<br />

1910. Caneva non avrebbe mancato, nella stessa occasione, di fare visita a Perali; quest’ultimo registrerà<br />

tale inatteso momento di notorietà nei suoi diari (Diari VI, cc. 18r-v) (fig. 10a-b): “5-7 settembre<br />

119<br />

L. Riccetti

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