1909TRA - Caroline Imbert
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tiable desire to acquire things”, siano esse azioni o ferrovie o opere d’arte, che dal 1907 sembra<br />
addirittura aumentare 64 – condizionò il mercato internazionale dell’arte, fino a cambiarlo,<br />
a ‘morganizzarlo’ (“morganization”) 65 , e alimentarono la costruzione di un mito bifronte<br />
66 . Da un lato, un Morgan “collezionista da libretto d’assegni”, che compra “a lotti”,<br />
la cui unica “incrinatura nell’altrimenti perfetta insensibilità”, è “una rozza immaginazione<br />
storica”, come lo apostrofa Roger Fry, e sul quale Henry James ritaglia la figura di Breckinridge<br />
Bender, il milionario yankee di The Outcry (1909) e Paul Bourget quella di Ralph<br />
Kennedy, “un milionario americano che da quest’anno [1907, nda] sta devastando l’Italia”<br />
67 . Dall’altro lato, un Morgan che aspira a portare in America il meglio della produzione<br />
storico-artistica e culturale europea. Un Morgan che, stando a quanto scrive Herbert<br />
L. Satterlee, suo genero e informato biografo, mentre contempla gli oggetti della sua<br />
collezione, non pensa al denaro speso e agli anni di lavoro che sono stati necessari per averli,<br />
ma alle future generazioni di artisti, studiosi, studenti “who would be helped by<br />
them to create cultural standards that would give America a place of honor in the world<br />
of art and letters” 68 . Insomma, una sorta di stupor mundi del collezionismo: “Il mondo<br />
non aveva ancora conosciuto un mecenate come J.P. Morgan”, annota Ludwig Pollak nei suoi<br />
diari 69 , che si era anche “messo in testa di voler possedere la più eccellente collezione privata<br />
64 Woolf, 2004, p. 918, seguendo Winkler, 1930, scrive che Morgan “ambiva a essere una grande potenza nel<br />
mondo dell’arte, come nel mondo della finanza”. Roth, 1987, p. 26: “by 1907 he spent most of his time buying<br />
works of art”. Strouse, 2000 b , p. 7 e Strouse, 2000 a , p. 11 accenna al ‘lato oscuro’ della titanica energia fisica e<br />
intellettuale di Morgan: una genetica predisposizione alla depressione ereditata dalla famiglia materna.<br />
65 Rottner, 1996, p. 116 e Strouse, 2000 a , p. 8.<br />
66 Anche Roger Fry, si legge in Woolf, 2004, p. 910, ha delle impressioni miste sul miliardario americano.<br />
Presi nella trappola della personalità di Morgan, si potrebbe dire che anche la doppia lettura era stata prevista.<br />
Nel 1854, in una prova scolastica su Napoleone, il giovane Morgan scriveva: “No human being, whose<br />
life has been the subject of a biographer, has been so differently estimated, both in the popular mind and<br />
in elaborate memoirs. One historian lavishly praises him. Another indiscriminately condemns him; and we<br />
are called upon to form our opinion of his life and character from their writings”, cit. in Strouse, 2000 b .<br />
67 Woolf, 2004, pp. 918 e 923 (anche per l’incremento degli acquisti in Italia a partire dal 1907); Bourget,<br />
1993, p. 77; Tintner, 1981, pp. 110-112; Roth, 1987, pp. 30 e 33; James, 2006.<br />
68 Satterlee, 1939, p. 565; Seligman, 1961, p. 70: “When his [Morgan’s] collection is seen as a whole […], it<br />
will be a revelation to the world and will give the inspiration to his countrymen to follow his example. Europeans<br />
must come here to study, and Americans will love all those wonderful genuine things”. Harris, 1987,<br />
pp. 51 e 53; Roth, 1987, p. 25: “Instead, Morgan’s collection reflected a focused desire to bring to America<br />
the best of historic European culture; he always knew that some day this collection would be a gift to the<br />
people and to nation”. Sul proposito di mettere l’America nelle condizioni di rivaleggiare con il vecchio mondo<br />
nel possesso dei tesori d’arte, Morgan sembra aver assimilato non solo la fin troppo precoce lezione del conoscitore<br />
e collezionista americano James Jackson Jarves (1818-1888) che, fra il 1855 e il 1872, aveva messo<br />
insieme una delle più interessanti e originali collezioni di ‘primitivi’, in quegli anni l’unica presente negli<br />
Stati Uniti, ma anche i concetti sulle risorse economiche dei ricchi americani espresse in Berenson, 1896, pp.<br />
195. Cfr. Gennari Santori, 2000 b , pp. 177-206; Trotta, 2003; Smith, 2004, pp. 330-336. Interessanti pagine<br />
sul cosiddetto “American Renaissance”, letto come “espressione imperialistica della cultura americana”, in<br />
Ferrazza, 1994, pp. 153-161 e Trotta, 2003. Sulla figura di Jarves, così come le sarà raccontata, molti anni<br />
dopo, da Bernard Berenson, Edith Wharton ritaglierà il ritratto del giovane Lewis Raycie, protagonista del<br />
racconto False Dawn, pubblicato a New York nel 1923: Wharton, 1996; Smith, 1996, pp. 23-40.<br />
69 Pollak, 1994, p. 238: “Einen Kunstmaecen wie J. P. Morgan war hatte bis dahin die Welt nicht gekanmt” (ER).<br />
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L. Riccetti