1909TRA - Caroline Imbert
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tani. Sono i grandi collezionisti; fra questi, oltre a Leverton Harris, di cui si è già accennato,<br />
dovrà essere ricordato Giulio Del Pelo Pardi che, prima del 1909, stava mettendo<br />
insieme una collezione di ceramica medievale orvietana seguendo percorsi oggi non rintracciabili<br />
(forse lo stesso fiorente mercato antiquario orvietano), e avrebbe stretto rapporti<br />
di amicizia con Pericle Perali, al quale affiderà, nel 1944, la stesura del catalogo della<br />
sua collezione (cat. 6.13.1-11) 284 .<br />
Non mancavano i “più grossi antiquari”, come scrive il Perali nel 1909, che “uccelli di rapina,<br />
da varie parti d’Italia”, “s’abbattevano sui frantumi orvietani e se li disputavano a<br />
colpi d’unghia e di rostro e a suon di quattrini”; tutti argomenti validi per quegli “antiquariucci<br />
orvietani che allora si andavano rimpannucciando” 285 .<br />
È più che probabile, inoltre, che Pericle Perali, con l’immagine evocativa degli “uccelli di<br />
rapina”, si riferisse anche a Ercole Canessa: con negozi a Napoli, Parigi, New York e<br />
clienti del peso di J. Pierpont Morgan, può essere annoverato fra i “grossi antiquari” italiani<br />
del periodo. Canessa, sebbene non documentato a Orvieto, s’interessa alle ceramiche<br />
orvietane. Fra le sue mani, forse proprio in questi anni, passano alcuni pezzi eccellenti<br />
documentati sul mercato a partire dal 1915. Tra questi, i più interessanti sono la<br />
nota Coppa d’Angiò, un catino altrettanto particolare, sfuggito al Perali e alla sua macchina<br />
fotografica, e una brocca. Della Coppa si è già detto (cat. 6.10.1); nel catalogo dell’Esposizione<br />
Universale Panama-Pacific di San Francisco e nel catalogo della vendita di<br />
New York del 1919, è descritta senza alcun riferimento specifico e la presenza degli stemmi<br />
è letta come una concessione delle autorità cittadine ai ceramisti (“granted to the<br />
majolica workers by the civic authorities”); ma è riservata una certa attenzione agli aspetti<br />
tecnici, sottolineando l’uso del bruno di manganese, esclusivo, se non per un “very<br />
little copper-green”. Sebbene proveniente dagli scavi dei pozzi orvietani (“obteined in the<br />
excavations of the wells of Orvieto”), la Coppa è descritta come “Art of Central Italy” e<br />
datata agli inizi del XV secolo 286 . Anche per il catino, decorato con una regina che abbevera<br />
due unicorni (“unicorns”), la datazione e la provenienza non cambiano: XV secolo,<br />
arte dell’Italia centrale, benché “brought to light in the excavations of the wells of Orvieto”;<br />
ma è riconosciuto essere “specimen of the first products of the ceramic art in Italy”<br />
287 . Il terzo oggetto è una brocca con due protomi ‘a pigna’ sul corpo e una testa leonina,<br />
a rilievo, sul collo, sotto il beccuccio, datata XV secolo e descritta come ‘arte dell’Italia<br />
centrale’ 288 . La brocca è acquistata probabilmente nel 1915 a San Francisco, insieme<br />
ad altri pezzi della stessa collezione, da Mortimer L. Schiff, ed esposta al Metropolitan<br />
Museum of Art di New York nel 1917-19 e nel 1937-41, quindi venduta, il 4<br />
284 Sulla collezione Del Pelo Pardi, che in Satolli (1990, p. 145) è data per “dispersa” (perché dimenticata<br />
per oltre quarant’anni nei magazzini del Museo di Palazzo Venezia, benché ben documentata – anche fotograficamente<br />
– negli archivi dello stesso Museo), cfr. Oltre il frammento, 1999 e, in questo volume, il contributo<br />
di Selene Sconci. Benché in Sconci, 1999, p. 12, s’indichi come data d’avvio della raccolta l’anno<br />
1910 (“a partire dal 1910”), credo che la datazione dovrebbe essere anticipata di qualche anno, così come<br />
si deduce dalla lettera di Giulio Del Pelo Pardi al Perali del febbraio 1944: Perali, 1944, p. 215. Per un commento<br />
alla lettera, cfr. infra, testo a p. 135.<br />
285 Perali, 1909 b .<br />
286 Canessa, 1915, lot. 114; Illustrated catalogue, 1919, lot. 213.<br />
287 Canessa, 1915, lot. 115; Illustrated catalogue, 1919, lot. 216.<br />
288 Canessa, 1915, lot. 116. La brocca è simile a quella fotografata da Perali nel 1909-10.<br />
87<br />
L. Riccetti