1909TRA - Caroline Imbert
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Saggi<br />
cento, a decretare la sua originalità rispetto alla moda del momento 83 . E la passione per il<br />
Medioevo potrebbe risalire più indietro nel tempo, agli anni delle letture dell’adolescenza 84 .<br />
La maggior parte della collezione Morgan è costituita da capolavori e prodotti delle arti<br />
minori, dall’antichità al Settecento 85 : fra questi la raccolta di ceramiche, messa insieme in<br />
pochi anni, fra il 1902 e il 1910, acquistando intere collezioni, piccoli gruppi o anche pezzo<br />
per pezzo, scegliendo con cura, su segnalazione di esperti o seguendo il proprio istinto.<br />
L’8 giugno 1900, Morgan acquistava da Charles Durlacher, in quella che lo stesso antiquario<br />
ricorderà essere stata “our first transaction”, due vasi Sèvres per 2.500 sterline 86 ,<br />
e, nel 1901, con la mediazione di Joseph Henry Fitzhenry – connoisseur inglese, mercante<br />
d’arte ed esperto di ceramica e di porcellana – la collezione di Charles Mannheim, subito<br />
esposta al Victoria & Albert Museum di Londra 87 .<br />
Al ritmo serrato che contraddistingue il suo modo di operare, Morgan continuerà ad acquistare<br />
ceramiche dalla ristretta cerchia dei suoi abituali mercanti d’arte: Émile Lowengard<br />
e Jacques Seligmann a Parigi, Charles Durlacher (Durlacher Brothers) a Londra, J.<br />
& S. Goldschmidt a Francoforte 88 . A questi si aggiungeranno Carlo e Ercole Canessa, con<br />
negozi a Napoli, a Parigi e a New York. In una nota di vendita, emessa da questi ultimi il<br />
3 aprile 1907, sono indicate 7 maioliche di Faenza, Deruta, Gubbio, compreso il grande<br />
catino – detto primitif – con l’impresa araldica della famiglia Atti di Todi, già nella collezione<br />
Castellani e oggi al Metropolitan (cat. 6.12.2) 89 .<br />
Nei rapporti con gli antiquari, il magnate americano aveva adottato la regola di saldare gli<br />
acquisti alla fine dell’anno, così da avere il tempo di valutare, e di far valutare ai suoi e-<br />
83 b Roth, 1987, pp. 27-28. L’acquisto avviene su segnalazione di Robert Langton Douglas (Strouse, 2000 ,<br />
p. 501), curatore dell’Exhibition of Pictures of the School of Siena and Examples of the Minor Arts of that City,<br />
che ebbe sede presso il Burlington Fine Arts Club di Londra, dal 20 maggio al 24 luglio 1904; Camporeale,<br />
2008, pp. 112-116. Sutton, 1979b , pp. 367-383, con la riproduzione dei dipinti venduti a Morgan e oggi<br />
a Boston (Museum of Fine Arts: 45.880), Cambridge, Birmingham.<br />
84 Rottner, 1996, pp. 117-118. Seligman, 1961, pp. 69 e 73 sostiene che in Morgan la passione per il Medioevo<br />
è recente, considerando forse, come data d’inizio, il 1902, anno del primo acquisto effettuato dal<br />
banchiere presso l’antiquario parigino: un calice d’argento smaltato, opera senese del XIV secolo, già nella<br />
collezione Oppenheim.<br />
85 b Strouse, 2000 , pp. 485-508.<br />
86 New York, The Morgan Library and Museum, Morgan Collection Correspondance 1887-1948 (d’ora in poi<br />
MLC), D Durlacher 1900.06.08.<br />
87 Molinier, 1898. Seligman, 1961, p. 19 (Fitzhenry esperto di porcellane); Saarinen, 1977, p. 55 (Fitzhenry<br />
fra i consulenti di Morgan, ma per le miniature). Pollak, 1994, p. 236, descrive Fitzhenry come un elegante<br />
gentleman, discendente di una famiglia nobile inglese e grande conoscitore di maioliche e porcellane.<br />
88 b Strouse, 2000 , p. 489 e pp. 504-505; Roth, 1987, p. 34; Rasmussen, 1987, pp. 58-59 e schede 1-14.<br />
89 MLC, C Canessa, C. and E., dealer, Paris and Naples, 1908 (la nota si riferisce ad acquisti fatti nel 1906-<br />
1907); Riccetti, 2001, p. 34 e tav. VIIb. Satolli, 2003, p. 202, nota 92, richiama il piatto, ma sbagliando<br />
l’anno della vendita Castellani, e afferma che si tratta di “un’iconografia quanto meno inusitata nella maiolica<br />
arcaica orvietana”, non considerando che Bode, 1911, p. 7 e foto, pubblica un boccale che presenta la<br />
stessa impresa araldica, questa volta a rilievo, ricordando che proviene dalla collezione Ceci ma passato in<br />
quella Volpi. Forse è opportuno ricordare la presenza di Petrucciolo di Tura, vasaio orvietano, ma residente<br />
a Todi da “plures anni” come lui stesso ricorda nel 1335 (Biganti, 1992, p. 71; Riccetti, 2010b , doc. 176).<br />
Per lo stemma della famiglia Atti di Todi, infra, nota 307. Sull’attenzione di Morgan verso il Medioevo:<br />
Rottner, 1996, pp. 115-126.<br />
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