1909TRA - Caroline Imbert
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Saggi<br />
1. Catino, ceramica orvietana, XIV secolo, venduto dall’antiquario Sangiorgi<br />
di Roma al Metropolitan Museum of Art di New York nel 1910.<br />
eccellenti esemplari per collezioni private e pubbliche tedesche 2 . Sulla scorta dei lavori di<br />
Bode 3 , Valentiner richiama velocemente i centri di produzione: Roma, Siena, Orvieto, Firenze,<br />
conferendo a ognuno specifiche caratteristiche. Per Orvieto ricorda le ceramiche<br />
con protomi, che collega alla produzione etrusca, mentre i prodotti tipici palesano soltanto<br />
influenze iconografiche orientali (“disclose Oriental influence only”), ed ascrive alla<br />
stessa Orvieto ed a Siena tutta la ceramica decorata in verde (“all the majolica decorated<br />
in green”) conosciuta fino ad oggi 4 .<br />
A fronte degli specifici e certamente accattivanti, se non interessanti, valori plastici e decorativi<br />
di tale produzione artistica, Valentiner deve costatare che “the earliest forms of Italian<br />
pottery” compaiono raramente nelle collezioni americane. La consistenza della presenza<br />
è presto detta: un piccolo nucleo (“some pieces”) di maioliche romane, senesi e orvietane<br />
donato dal Bode al Metropolitan Museum of Art di New York (1911), ma Valentiner<br />
descrive soltanto un catino orvietano, con un pesce stilizzato sul fondo, venduto al<br />
museo, nel 1910, dall’antiquario Sangiorgi di Roma (fig. 1) 5 , e un “monumental vase”,<br />
2 Probabilmente Valentiner si riferisce a Bode, 1898 e alla mostra delle ceramiche in collezioni private fortemente<br />
voluta ed organizzata dallo stesso Bode, a Berlino, nello stesso anno: Ausstellung, 1899.<br />
3 Valentiner ricorda “a work of fundamental importance” (p. 59): certamente si tratta di Bode, 1911.<br />
4 Valentiner, 1913, p. 59, anche per Siena.<br />
5 Valentiner, 1913, p. 60. Il catino orvietano compare nella vendita Sangiorgi del 1910 (Catalogue, 1910,<br />
p. 80, b) ed è acquistato dal Metropolitan, lo stesso anno, per 435 dollari. I pezzi donati da Bode, nel 1911,<br />
sono cinque (due senesi, due romani e uno orvietano). Per la donazione di Bode, v. infra, p. 118 e nota 385.<br />
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