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1909TRA - Caroline Imbert

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Anche Herbert Percy Horne, che ha già acquistato un primo gruppo di ceramiche medievali<br />

orvietane sul mercato fiorentino, nel 1907 e nel 1908, presso gli antiquari Giuseppe<br />

Pacini e Angiolo Marinari 246 , torna ad Orvieto, per la terza volta, nel mese di agosto<br />

1908, forse per integrare la raccolta. Il 15 agosto, così come aveva fatto lo Steinmann<br />

qualche mese prima, entra nel negozio di Ferdinando Lucatelli, “tenente in posizione ausiliaria”<br />

(come firma in questa occasione), dove acquista un boccale di maiolica del XVI secolo<br />

(10 lire), e oggetti vari in metallo, compresi degli strumenti astronomici (cat. 6.7.1).<br />

Il giorno dopo, 16 agosto, visita il Museo dell’Opera del Duomo e compera da Domenico<br />

Fuschini – che la carta intestata identifica come “Collezionista di majoliche medioevali,<br />

amatore di oggetti antichi e di curiosità” – un piatto dei primi del XVI secolo (20 lire)<br />

e diversi piccoli oggetti di metallo (cat. 6.7.2) 247 .<br />

Henry Wallis firma il registro del Museo il 20 novembre 1908 248 ; qualche settimana dopo,<br />

il 2 dicembre 1908, da Roma, scriverà a Hercules Read: “among the places I visited<br />

was Orvieto, where they have lately had a find of quattro cento maiolica” 249 . In effetti, un<br />

pezzo orvietano, un frammento di brocca con albero della vita e pigne a rilievo, appartenuto<br />

a Wallis, è oggi al Victoria & Albert di Londra, ma soltanto in via ipotetica può essere<br />

collegato all’acquisto fatto nel mese di novembre 1908 (cat. 6.1.1). Sempre nel 1908,<br />

R.S. Brown acquista ceramica ad Orvieto: almeno un boccaletto acromo e un boccale con<br />

una scarna decorazione in verde e bruno che dona, due anni dopo, al Fitzwilliam Museum<br />

of Art di Cambridge (cat. 6.8.9-10) 250 .<br />

Sebbene il trasferimento a Orvieto, nell’arco del 1908, dei Riccardi, di Domenico Fuschini<br />

e di Ferdinando Lucatelli, sia già più che indicativo della realtà in atto, resta difficile<br />

soltanto tentare di ricostruire le tappe e le tipologie della formazione delle raccolte<br />

messe insieme, intorno al 1909, dai collezionisti e dagli antiquari e destinate alla commercializzazione.<br />

Difficoltà accentuata sia dalla mancanza d’informazioni, sia dai vari<br />

‘passaggi di mano’ subiti dai reperti.<br />

I modi di definizione della più importante collezione di ceramica medievale orvietana formata<br />

in questi anni dall’avvocato Arcangelo Marcioni, originario di Bagnoregio, sfuggono<br />

completamente. Il nome dell’avvocato, che in un verbale di contravvenzione del 14 marzo<br />

1908, per scavi abusivi in via Farnese, è indicato antiquario, è legato all’acquisto, per 12 lire,<br />

di due boccaletti e di un piatto, in parte rotti, e di alcuni frammenti provenienti dallo<br />

stesso scavo. Per una collezione che vantava, già nel 1909, oltre seicento esemplari per un<br />

arco cronologico ampio, compreso fra il X e il XV secolo 251 , è ben poca cosa.<br />

246 Il primo potrebbe essere quello stesso Pacini, con un negozio a Firenze, in via de’ Fossi 25, dal quale Murray<br />

aveva comprato vasi, croci, sculture, tavole e disegni, già negli anni ’70, e Henry Wallis, ceramiche. L’ubicazione<br />

del negozio è in due ricevute presso gli eredi Murray, datate 1901. Devo le notizie qui riferite alla<br />

gentilezza della dottoressa Elisabetta Nardinocchi, direttrice del Museo Horne di Firenze e al professor<br />

Paul Tucker, che ringrazio. Cfr. supra, nota 22.<br />

247 Riccetti, 2001, pp. 47-48, tav. XIII d. Morozzi, 1988, pp. XX, 203-204, 262-263; Per gli acquisti, FMH,<br />

Carte Horne, sez. III, 82 (inv. 2600/48; segn. K.I.1); Carte Horne, sez. III, 35 (inv. 2593; segn. H.III.1). Le<br />

informazioni su Lucatelli sono memorie orali di famiglia.<br />

248 Riccetti, 2001, pp. 47-48, tav. XIII e.<br />

249 Poole, 1995, p. 4 e Wilson, 2002 b , pp. 232 e 249.<br />

250 Poole, 1995, p. 5, scheda 1 e pp. 13-14, scheda 14.<br />

251 Perali, 1909 a , p. 4 e, supra, testo a p. 66.<br />

77<br />

L. Riccetti

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