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Ein Jahr in Florenz - dis.uni-bonn.de - Universität Bonn

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<strong>de</strong>i Rerum Vulgarium Fragmenta? E poi,noi stu<strong>de</strong>nti “di passaggio” dobbiamostudiarne soltanto la metà, una nutrientecentottan-t<strong>in</strong>a di componimenti.A cosa penserà quando lo si ve<strong>de</strong>biciclettando attraverso la città di Dante,con quel suo sorris<strong>in</strong>o <strong>in</strong>stancabile?MercoledìChi mai avrà progettato l’Aula IVNovembre, quel nobile salone affrescato,non pensava di sicuro che un giornosarebbe stato il campo di battaglia per laProfessoressa A<strong>de</strong>le Dei e le suegonnell<strong>in</strong>e, altrimenti ci avrebbe messouna cattedra bella e chiusa <strong>in</strong>vece di queltavolone <strong>in</strong> forma di altare. Su quest’altare,l’onorevole poesia di Giosuè Carducci eGiovanni Pascoli venne data <strong>in</strong> sacrificio anoi stu<strong>de</strong>nti, ed ora c’è l’Alcyone diD’Annunzio, e la mente congiura lanozione che spetterebbe a noi sorri<strong>de</strong>rebenevolmente a l’una o l’altro, <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ndocosì chi sarà Ca<strong>in</strong>o, e chi ucci<strong>de</strong>rà. Intantoè ovvio, spiega la professoressa, è ovvioche questa civetta non è soltanto unacivetta – benché noi stiamo rosolando nellasuspense con le penne tremanti, lei cilegge, e come si <strong>de</strong>ve, un altro capolavoro.La civetta la <strong>in</strong>contreremo all’esame, contutte le implicazioni <strong>in</strong>terpretative.Comunque queste Tre Corone Mo<strong>de</strong>rne,Giosuè, Giovanni e Gabriele, hannolasciato per un po’ i loro corrispettivimondi <strong>de</strong>i morti per manifestarsi comepersonaggi e protagonisti, rimbombandospietatamente nel pancione <strong>de</strong>l Salone.GiovedìAbbiamo appuntamento alle tre. Ci aspettala poesia <strong>de</strong>ll’Ottocento, pen<strong>de</strong>nte dallatreccia rossa che tessono le trecollaboratrici, e dalla quale, con <strong>in</strong>tervallidi pochi m<strong>in</strong>uti, lo stesso Professore sfilauna trama o un’altra per divagare e ren<strong>de</strong>retutto un poco più arcobaleno e ricco, comese <strong>in</strong>filasse un’esca di vera vita letterariaper noi pesciol<strong>in</strong>i ancora grigi, maaffamati! Forse è proprio questa fame cheporta a sbuffare di qua e di là, che non siarriva mai alle conclusioni <strong>de</strong>l poema,poiché la parentesi, una volta aperta, non sichiu<strong>de</strong> facilmente. Però abbiamo sentitodire <strong>de</strong>lla gioia di vivere e <strong>de</strong>lla volontà digodimento <strong>de</strong>ll’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito Leopardi, <strong>de</strong>lsuperuomo <strong>in</strong> vacanza, <strong>de</strong>lla bolletta <strong>de</strong>llaluce di Aldo Palazzeschi, come si fa perarrivare alla casa natale di Carducci…E mai una volta, <strong>in</strong> tutto questo, che sifermassero a lungo quelle mani sempretese a spiegare ed illustrare, <strong>in</strong>ondate daquel vocione che si diverte a leggere, che sidiverte a divertirsi, e lasciatelo! Lo stessovocione che ci chiamerà per nome quandoci raduneremo <strong>in</strong> numero ridotto perleggere <strong>in</strong>sieme di Renzo e Lucia, percapire Don Abbondio, per sentire lerisposte <strong>de</strong>lla sventurata Gertru<strong>de</strong>, e perseguire Manzoni quando mette <strong>in</strong> bocca alCard<strong>in</strong>ale Fe<strong>de</strong>rigo le parole giuste per farsbocciare la fe<strong>de</strong> nell’Innom<strong>in</strong>ato.Tell<strong>in</strong>i. Chiusa la parentesi.VenerdìE’ quasi giunto il f<strong>in</strong>e settimana; uno si<strong>de</strong>ve pur rilassare!Manca un ultimo sforzo: alle nove c’èPiran<strong>de</strong>llo romanziere che aspetta <strong>in</strong> PiazzaSavonarola. L’entusiasmo però toccalasciarlo alla porta. Magari <strong>in</strong> cambio perun caffè?Chi è quello la giù, accanto al microfono,coprendosi ora la bocca ora gli occhi con lamano, mentre legge i suoi appunti, più omeno <strong>in</strong> direzione <strong>de</strong>l microfono, il qualepotrebbe, forse, far giungere quella voceun po’ troppo annoiata f<strong>in</strong>o a noi, se nonfosse per quel male<strong>de</strong>tto “più o meno” chefa svanire il suono nell’ampiezza vuota<strong>de</strong>ll’Aula Magna.Lo sguardo si alza, trafigge uno o duepoveri stu<strong>de</strong>nti, poi viene di nuovo<strong>in</strong>trappolato dalla mano, cosicché la boccaha la libertà di accelerare ancora – è ovvio,sta citando! Da un qualche libro;sicuramente uno scritto da lui. Li ha scrittitutti lui. E mi balena la domanda se nonsarebbe meglio per lui e meglio per noi serestasse <strong>in</strong> quel camer<strong>in</strong>o che gli hanno20

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