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numero 1/2009 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Come nasce uno statoLA CRISI DEL CONCETTO DISTATOsa di sovranità, ovvero dell’esercizio illimitatoe incontrastato della forza sui sudditie sul suo territorio. In secondo luogo,lo stato è limitato dai suoi confini. Questedue caratteristiche lo differenziano da altreorganizzazioni politiche preesistenti comela polis greca, l’impero romano, le cittàmedievali, la Lega anseatica o la confederazioneelvetica. La pretesa al dominioassoluto sui propri sudditi, in particolare, èchiaramente affermata in Niccolò Machiavelli,Jean Bodin o Thomas Hobbes, consideratii primi teorici dello stato. Ne segueche lo stato, cui l’aggettivo “moderno” èattaccato come un pleonasmo, è una formanuova di organizzazione politica. La suanascita può essere determinata nel tempo enello spazio: l’Europa dopo il XIV secolo.Altri considerano lo stato un’espressionenaturale, cioè sviluppatasi spontaneamente,della società. Una risposta decisamenteprovocatoria potrebbe essere che lo stato,che trova nella coercizione il suo unicostrumento di finanziamento, non è piùnaturale di quanto non lo siano il furto el’omicidio. Come distingue il sociologoFranz Oppenheimer, esistono due modidi accaparrarsi i mezzi di sostentamento:il mezzo economico (tramite il lavoro elo scambio volontario) e il mezzo politico(tramite il furto e la coercizione). Lo statoapparterrebbe, per i suoi caratteri di nonvolontarietà e coattività, indubbiamentealla seconda categoria.duzione, è una critica feroce al concetto ealla necessità dello stato. Lo stesso stato chedomina la politica occidentale da almenotre secoli e mezzo (la data di nascita vienespesso associata alla pace di Westphalia del1648) e la cui eternità viene spesso consideratauna categoria dello spirito. Ma è davverocosì? Sul serio lo stato è un’istituzionenaturale, eterna e indispensabile? Questoarticolo cercherà di dare una risposta (negativa)a tutte e tre le domande.Innanzitutto, con Max Weber possiamodefinire lo stato come “il monopolio dellaviolenza (legittima) su un territorio”. Taledefinizione attribuisce allo stato una pretediMattia BacciardiFoto: iStockphoto.com (cydebergerac; LUke1138)La serrata critica intellettuale e le numeroserivoluzioni succedutesi negli ultimitrecento anni hanno avuto quest’unico,sostanziale effetto sul concetto di stato:farci passare da “l’Etat c’est moi” del presuntuosoLuigi XIV al pretenzioso, maegualmente effimero, “lo stato siamo noi”dei nostri giorni.Detto in altre parole, l’invasione deiMcDonald, cui assistiamo da trent’anni aquesta parte, esprime una carica rivoluzionarianei confronti delle categorie politicheoccidentali maggiore di quella esercitata daimoti nazionalistici del 1848, dalla democratizzazionedella rappresentanza politicae persino dalla rivoluzione d’ottobre. Laprima infatti, in quanto espressione dell’abbattimentodelle barriere doganali e dellaglobalizzazione dei consumi e della pro-A destra: il Reno a Strasburgo. Sopra: ilsimbolo del Re Sole sulla cancellata diVersailles.16 • n. 1, gennaio-aprile 2009

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