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numero 1/2009 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Primo pianoQueste sono le parole di Fabrizioriguardo al suo esordio: “Se una vocemiracolosa non avesse interpretato nel1967 La Canzone di Marinella, con tuttaprobabilità avrei terminato gli studidi legge per dedicarmi all’avvocatura.Ringrazio Mina per aver truccato le cartea mio favore e soprattutto a vantaggiodei miei virtuali assistiti”. La canzoneebbe un enorme successo e lo pose inaspettatamentein cima a tutte le classifiche,avanti a Morandi, Mina stessa,Battisti e perfino ai Beatles. La grandezzadi De André sta però nel rifiuto deicompromessi e nell’aver sempre evitatodi rinunciare alla propria individualità,senza seguire la chimera del successo oi favori del pubblico.Fortemente influenzato da autoricome Dylan, Cohen, Brel e dall’amatissimoBrassens, Fabrizio ha nutritola sua poetica di un’attenta e raffinataricerca stilistica, musicologica e filologica,attingendo alle fonti più diverse:dalla letteratura inglese medievale(Geordie) a Cecco Angiolieri (S’i fossefoco), dall’Antologia di Spoon River(da cui è tratto uno dei suoi album piùriusciti, Non al denaro, non all’amorené al cielo) ai Fiori del Male, passandoper le tradizioni musicali provenzale,genovese e napoletana, sposando inmodo mirabile musica “colta” e musicapopolare.Benché impossibile da etichettareentro categorie stilistiche codificate, lamusica di Faber (il suo soprannome),soprattutto nei primi album, ha spessoassunto la forma della ballata e dellachanson: è qui che l’influenza del maestroGeorge Brassens si fa più marcataed evidente. In questa fase, oltreall’immancabile chitarra acustica, DeAndré si serve di una strumentazionemolto ampia, in cui non mancano quasimai i fiati (specie clarinetto e flauto) e ilviolino, interpretato in genere dal figlioCristiano, eccellente polistrumentista.Nel concept album Tutti morimmo astento il poeta genovese si fa addiritturaaccompagnare da un’intera orchestra,la Philarmonia di Roma, direttadai fratelli Reverberi. Non mancanotuttavia esempi d’arrangiamento minimalista,come la struggente Tre Madri,tratta dal concept La buona novella, incui immagina un toccante dialogo a seitra Maria, Gesù crocifisso, le madri diTito e Dimaco (secondo l’apocrifo Protovangelodi Giacomo i due malfattoricrocifissi accanto a Cristo) e gli stessiladroni: l’autore sceglie un accompagnamentocon i soli violino e chitarra,creando un’atmosfera rarefatta carica diuna sacralità laica. Dà i brividi il celeberrimoduetto che Fabrizio e Cristianointonano su questo pezzo nell’ultimoconcerto prima della morte del maestrogenovese.La sera del 27 agosto del 1979 DeAndré viene sequestrato assieme allacompagna Dori Ghezzi (Fabrizio avevafrattanto divorziato dalla prima moglieEnrica) in Sardegna, dove rimarràprigioniero dell’anonima sequestri perquattro mesi. Persino dopo un’esperienzacosì drammatica Faber dichiaròdi aver perdonato i suoi aguzzini (noni mandanti del sequestro), di avernepercepito la debolezza, come rivela lacanzone Hotel Supramonte. La mortedel padre, e del fratello Marco, la piccolaLuvi che cresce, il matrimonio conDori, la morte della madre, successidiscografici: gioie e dolori si alternanorapidi nell’ultimo periodo della vita delcantautore e la produzione artistica raggiungevette mai toccate prima.Nella seconda parte della sua carriera,De André si stacca infatti, piùo meno volutamente, dalla chanson eda Brassens, per dare alla sua musicaun respiro più ampio. Fondamentali daquesto punto di vista sono il doppio albumIn concerto con la Pfm, tratto dauna serie di memorabili concerti in cuiil maestro genovese reinterpreta alcunidei suoi classici in chiave folk rock(grazie agli arrangiamenti della Pfm),soprattutto Creuza de Mä, per molti ilvertice poetico della sua discografia. Inquest’ultimo album, i cui testi sono tuttiin dialetto genovese, la musica di DeAndré si apre a forme stilistiche nuove,inesplorate, contaminandosi con lamusica popolare ligure e, più in generale,con la grande tradizione del folkitaliano. Fabrizio utilizza adesso anchestrumenti “etnici”, come mandolino ecetre, e perfino qualche chitarra elettricae qualche sintetizzatore. Creuzade Mä, oltre a raccontare Genova conocchio fine e profondo, rappresenta unvero e proprio libro di musicologia etocca vette stilistiche mai raggiunteprima. Le sperimentazioni sono ancorapiù avanzate nel concept AnimeSalve, l’ultimo, fantastico, capolavorodi “Faber”: in questo album il grande“cantastorie” (come egli stesso amavadefinirsi) esplora la bossa nova, iltango, il free jazz, la fusion, riprendela chanson, giungendo a una contaminazionetanto musicologicamente elevataquanto straordinaria nel lirismopoetico. Anime Salve rappresenta sicuramenteil livello più alto della suaricerca stilistica.Nelle sue canzoni, Faber ha volutoe saputo raccontare l’uomo così com’è,in tutta la sua profondità, con sguardopietoso e discreto, rifiutando stilizzazionifacili e moralismi falsi e ipocriti. Hacantato i vinti, gli esclusi, gli emarginati.Ha esplorato i pensieri della prostituta,le paure del drogato, il rancore dell’impiccato,il disagio del transessuale, isentimenti dell’omosessuale, l’orgogliodel suicida, il dissenso del terrorista,la furia del violento e del pervertito, laleggerezza del fannullone. Ha cantato,da non cristiano ma da uomo spirituale,l’umanità straordinaria del Nazareno, ilsuo amore incondizionato per l’uomoe per il mondo nonché la sua vittoria,vittoria di Servo sofferente capace di“insegnare l’amore”, come afferma Titoal termine del capolavoro Il testamentodi Tito, tratto dal concept album Labuona novella. Tutta la produzione diFabrizio è intrisa in effetti di una pietasnon comune e, al contempo, di una fortissimainsofferenza per ogni forma difariseismo moralista e “giudicone”. Lasua simpatia per l’uomo si accompagnanaturalmente a un grande amore per lavita e per tutto ciò che è vita, amore cosìprofondo e viscerale da portarlo spessoa riflettere sulla morte e sul suo significatoesistenziale (sono tantissimi i braniin cui Faber affronta il tema della morte,basti pensare a La Morte, Morire perdelle idee, Il testamento, La ballata diMiché e tanti altri ancora).Da tempo malato di tumore, Fabriziomuore la notte dell’11 gennaio1999, in una clinica di Milano, circondatodall’affetto di Dori e dei suoi cari.Si spegne un uomo che non ha avuto pudorenel mostrarsi sin nell’intimo dellasua anima, o vergogna a vestire i cenci ecoprirsi di fango per recare un messaggioal cielo: canta melodie senza tempoche parlano d’umanità.panorama per i giovani • 41

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