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numero 1/2009 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Come nasce uno statodelle ong; considera infatti che la popolazionepotrebbe essersi stancata della presenzastraniera per molte altre ragioni oltrea quella della perdita di legittimazione delgoverno. Quanto al primo punto, hai ragione,questo è un discorso fondamentale. Laragione principale della presenza stranierain Afganistan deve essere rintracciata nelfatto che i precedenti governi afgani sisono dimostrati completamente incapaci digestire la cosa pubblica; hanno creato crisiumanitarie senza precedenti, disordini socialidi ogni tipo. Questo significa che, ineffetti, la comunità internazionale svolgeun qualche ruolo significativo e direi necessarioin Afganistan. D’altra parte però,soprattutto nel lungo termine, è necessarioche il governo acquisti la sua autonomia,che il controllo passi in mani afgane. L’ovvia,normale risposta alla tua domanda èche la presenza straniera dovrebbe averecarattere solamente transitorio. In realtàperò, tradurre questo principio in terminiconcreti è estremamente difficile: difattinon è sicuro che nel futuro gli afgani conformerannoil loro operare ai canoni chegli occidentali ritengono necessari, opportunio, almeno, desiderabili. Ed è per questoche spesso gli stranieri sono scettici,sono restii a delegare compiti e mansionial governo afgano. Voglio dire, ci troviamonella situazione in cui gli stranieri parlanomolto di local ownership, di state buildinggestito dagli afgani, ma poi, di fatto, sonomolto poco disponibili a mettere in praticatali affermazioni. D’altra parte il problemaè serio: la maggior parte dei dirigenti dellaburocrazia afgana ha un livello di istruzioneche non supera quello della scuolaelementare. Il 60% della popolazione afganaversa nell’analfabetismo. Mancano infrastrutturedi ogni tipo: a Kabul, una cittàdi 5 milioni di abitanti, non c’è un sistemafognario e l’elettricità e l’acqua correntesono spesso beni di lusso. Per questo motivo,la nostra sfida deve essere quella dicombinare la teoria della local ownership,le affermazioni di principio di cui parlavamo,che sono sicuramente molto buone,con la realtà. E la realtà è che fra 25 annil’Afganistan si troverà ancora in una situazioneimperfetta. L’Afganistan odierno haun ritardo di circa quaranta anni sul Pakistan,per quanto riguarda le infrastrutture,l’esercito, l’organizzazione del governo,la tenuta dello stato di diritto. Pertanto, sesaremo fortunati e se profonderemo grandisforzi, l’Afganistan sarà fra 25 anni ciòche il Pakistan è adesso e ciò giustificheràancora la presenza straniera. Perciò, perrispondere alla tua domanda sulla presenzastraniera in Afganistan, posso dirti chela questione non sarà risolta sulla base diquesta o quella teoria dello state building osulla base delle teorie dell’autodeterminazione.Sarà risolta perché gli stranieri perderannoqualsiasi tipo di interesse nell’Afganistan.Si stancheranno di spendere soldie torneranno a casa.Per l’Islam l’ospitalità è un valore sacroe inviolabile. Un passaggio del Coranorecita che il cibo di una persona bastaper due, il cibo di due persone bastaper quattro e quello di quattro per otto.Tu hai attraversato a piedi l’Afganistancon pochissimo equipaggiamentoe quasi senza cibo. Ovviamente non èfacile né corretto procedere per generalizzazioni,ma hai trovato le personeospitali nei tuoi confronti?Ho trovato la gente dell’Afganistan incredibilmenteospitale nei miei confronti. Ioho attraversato l’Afganistan nel periodo incui non esisteva un governo afgano, durantel’attacco americano, e sono riuscito aportare a termine il mio viaggio sano e salvosolo ed esclusivamente perché gli abitantidei villaggi si sono presi cura di me.Avrebbero potuto derubarmi, uccidermi,invece ogni notte mi hanno offerto un giaciglio,un pezzo di pane, la loro protezione.Spesso mi hanno accompagnato lungo lavia. D’altra parte, il valore dell’ospitalitàè legato a doppio filo a quello dell’onore.È anche sulla base del modo di trattare gliospiti che si misura la reputazione di unuomo in Afganistan. La società afgana èmolto educata e premurosa. Incontrare unostraniero per la strada e non invitarlo a entrarein casa propria, è inconcepibile per uncittadino afgano. È anche vero che questoè un concetto abbastanza difficile da capireper un europeo. Alcuni amici statunitensi ebritannici mi chiedono spesso come facessia non sentirmi in colpa nel condividereil cibo e la casa di persone molto povere,spesso indigenti. È ovvio che spesso, nellasciare la dimora dei miei ospiti, infilavodi nascosto dieci dollari sotto il cuscino,come segno di riconoscenza. Il punto,però, è un altro. Quando un afgano ti ospitanella sua casa, non solo fa un favore a te,ma lo fa anche a se stesso, mostrando davantiagli altri la sua generosità.Chi è Rory StewartIl Professor Rory Stewart nasce aHong Kong nel 1973. Passa la suainfanzia fra la Scozia, la Malesiae il Vietnam, al seguito dei suoigenitori, diplomatici di professione.Dopo gli studi presso la prestigiosascuola di Eaton, consegue unalaurea in storia e filosofia al BalliolCollege dell’Università di Oxford,dove svolge anche le mansioni dieducatore dei principi William edHarry di Inghilterra. Dopo una brevecarriera nell’esercito britannico,entra nei ranghi della diplomaziaufficiale, lavorando dapprima inIndonesia e poi in Montenegro,subito dopo la guerra in Kosovo.Durante l’ultima guerra in Iraq vienenominato dalle forze della Coalizionevice-governatore delle province diMaysan and Dhi Qar, nel sud delpaese. Come riconoscimento deisuoi servigi, la Regina Elisabetta II gliconferisce la prestigiosa onorificenzadell’Order of the British Empire.Nel 2004 è Fellow del Carr Center forHuman Rights Policy dell’Universitàdi Harvard, negli Stati Uniti, e dal2009 assume il ruolo di direttoredel Centro per i Diritti umani pressola medesima istituzione. Sempreall’Università di Harvard il Prof.Stewart è Ryan Family Professor,titolare della cattedra di HumanRights Policy.È fondatore e direttore generale diTurquoise Mountain Foundation,una ong presieduta dal principeCarlo d’Inghilterra e dal presidenteafgano Hamid Karzai. Dal 2000 al2002 intraprende un viaggio a piediche lo porta ad attraversare migliaiadi chilometri attraverso il Pakistan,l’Afghanistan, l’Iraq, l’India e il Nepal.È autore di numerosi libri, fra cuiThe Places in Between (trad. italianaIn Afganistan), un bestseller del“New York Times”, e di molte altrepubblicazioni.Vive attualmente fra Boston e Kabule scrive regolarmente su quotidiani eriviste di rilievo internazionale, come“The Guardian”, “The New YorkTimes”, “Time”, “The Sunday Times”e “The Financial Times”. La storiadella sua vita sarà il soggetto di unfilm nel quale l’attore statunitenseOrlando Bloom interpreterà il ruolo diRory Stewart.22 • n. 1, gennaio-aprile 2009

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