il quesito se sia stata la mafia ad aver bisogno del potere oil potere essere vittima della mafia. Sono queste leinterpretazioni che mi preoccupano, signor presidente.Posso convenire con la relazione che la mancanza dialternanza - perché il dato politico è questo - ha certamenteprovocato, anche se non è stata l'unica causa, l'esplosionedella corruzione; su questo posso essere d'accordo, del restoio stesso l'ho affermato in più occasioni. Tuttavia, dalladegenerazione della corruzione come conseguenza, almenoparziale, della mancanza di alternanza, non mi sento di fareun ulteriore passo in là: cioè di affermare che la mancanza dialternanza, almeno fino agli anni settanta, ha in un certosenso costretto la nostra democrazia, il nostro modellodemocratico a venire a patti con la mafia, o addirittura adavere la mafia al suo centro motore. Non mi sento dicondividere questa valutazione politica, onorevoli colleghi,ma la vedo implicita in qualche frase della relazione delpresidente, anche se ritengo che non sia affatto intenzionedel collega Violante affermare questo. Del resto egli lo hadetto esplicitamente anche nell'introduzione di ieri.Non sono d'accordo anche perché la stessa relazione fariferimento all'esperienza Milazzo, importante per la vita el'impostazione politica della nostra società, non solosiciliana, ma italiana in generale. L'esperienza Milazzocitata nella relazione, a mio avviso forse con un'analisipolitico-storica che avrebbe bisogno di ulterioriapprofondimenti, non può considerarsi una semplice eccezionedel teorema o dell'equazione democrazia cristiana .004 mafia,oppure forze di Governo tradizionali .004 mafia. Questa èla prima osservazione che mi permetto di fare poiché non sonod'accordo su questa linea. Vorrei pertanto che su questiaspetti la relazione venisse integrata e chiarita, cheaffermasse in modo più esplicito quello che a mio avviso èimplicito così da non indurre il lettore a cadere nell'errore.Allo stesso modo non mi sento di accogliere la definizioneche la relazione dà della mafia come soggetto politico. Non midilungo su questo punto perché lo ha già trattato l'onorevoleSorice e mi riconosco nelle osservazioni da lui fatte, delresto non solo relativamente al punto specifico della criticaalla relazione. Una critica, signor presidente, che non vuoleessere distruttiva (lo voglio far presente anche qui e nonsoltanto attraverso le dichiarazioni alla stampa) macostruttiva. Nessuno di noi vuole distruggere la suarelazione: la consideriamo anzi un punto di partenza, mavogliamo opportune modificazioni ed opportune integrazioni,eliminando altresì alcune sbavature.Dicevo che non mi dilungherò sul perché non siaaccoglibile la definizione della mafia come soggetto politico.Lo ha già detto l'onorevole Sorice: la mafia è un soggettocriminale. La soggettività politica, almeno secondo i nostrischemi politico-costituzionali, è ben altro; non può essereun'associazione criminale ridotta alla categoria del soggetto
politico o, peggio ancora, elevata alla categoria del soggettopolitico. Sottolineo piuttosto che il fenomeno mafioso mipare e mi è parso in tutti questi anni nei quali vadoapprofondendo questi temi (sia in Commissione antimafia inquesta legislatura ed in quella precedente sia quando facevoparte del Consiglio superiore della magistratura e chiesi,insieme a Galasso, la costituzione di un comitato antimafiaall'indomani dell'omicidio del generale Dalla Chiesa) moltopiù complesso di quello tracciato dalla relazione ed anchemolto più inquientate. Sono d'accordo, almeno in parte, suquanto ha detto l'onorevole Imposimato e ritengo anch'io chevi siano molti più interrogativi che rimangono insoluti, moltipiù misteri ed anche molti più veleni che non vengonoaffrontati. Mi rendo conto della difficoltà di stendere unarelazione e, beninteso, queste osservazioni da parte mia nonsono di critica distruttiva; le faccio proprio perché sono<strong>Pag</strong>. 1708consapevole di tutta la difficoltà di stendere un rapportoglobale che si faccia carico di tutti i problemi e di tuttigli interrogativi, non soltanto di alcuni. Come ha giustamentepuntualizzato il presidente, non ci occupiamo di tutto ilfenomeno mafia o di tutte le associazioni criminali di stampomafioso, ma soltanto di Cosa nostra; tuttavia, anche cosìdelimitata e circoscritta l'indagine al fenomeno di Cosanostra, sorgono più interrogativi di quelli che sono contenutie ricevono una risposta, accettabile o meno che sia, nellarelazione del presidente. Perché, per esempio, non considerarel'atteggiamento delle forze politiche in Parlamento di frontealle varie tappe della legislazione antimafia? Sono statarelatore - i colleghi della Camera se lo ricorderanno - didiversi decreti che il Governo ha presentato per contrastarel'avanzata sempre più spregiudicata, pericolosa e sprezzantedell'antistato contro lo Stato e ho avuto molti dubbi nellosvolgimento delle mie funzioni di relatore su quei decreti,perché alcuni di essi mi parevano contrastanti con le regoledello Stato di diritto. Ed era così. Ricordo il famoso"decreto salvaprocessi" della scorsa legislatura: ero in aula,pressoché sola insieme con il ministro Vassalli, e si trattavadi evitare che uscissero dei mafiosi dal carcere. Quel decretostava in piedi molto a fatica dal punto di vista deipresupposti di costituzionalità...<strong>PRESIDENTE</strong>. Si riferisce a quello sui mandati dicattura?OMBRETTA FUMAGALLI CARULLI. Sì.<strong>PRESIDENTE</strong>. Non era Martelli il ministro di grazia egiustizia?OMBRETTA FUMAGALLI CARULLI. No, era Vassalli (sitrattava del decreto precedente). Me lo ricordo per un motivoparticolare: l'onorevole Mellini, che allora era nostrocollega, ebbe parole dure in Assemblea contro il relatore, cheero io, e contro il ministro Vassalli, dichiarandosi stupitoche proprio due giuristi facessero passare provvedimenti come
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