costituire - finalmente, direi - il supporto su cui orientarela nuova risposta politica nei confronti del fenomeno stesso.E allora, è importante, per esempio, che si mettano a fuocoalcune caratteristiche fondamentali della mafia:l'utilitarismo, l'assenza di fede politica, cioèl'orientamento del consenso e del rapporto con la politica inbase ad un tornaconto e non certamente ad un supportoideologico da offrire a questo o quello schieramento politico;tutto, ovviamente, in funzione del conseguimento del propriopotere, se non di un incremento di tale potere. Perché lafinalità fondamentale di questa organizzazione è l'attivazionesempre più forte di un circuito con due componenti: potere eprofitto. Perché dico un circuito? Perché a tanto maggiorepotere corrispondono tante maggiori occasioni di conseguireprofitto e tanto più profitto si consegue tanto più potere siriesce ad ottenere. Questa è la finalità essenziale. Eccoperché non ci sono due o tre mafie; la mafia è sempre stata lastessa: si è progressivamente adattata ai cambiamentiintervenuti nella società, nell'economia, nella politica. Equesta è forse la più grande caratteristica della mafia:questa sua grande capacità di mimetizzarsi (anche se poi conla politica dei corleonesi questa mimetizzazione è venuta menoe questo forse è stato il grande errore politico-mafioso diSalvatore Riina, ma è un altro discorso) ma soprattutto diadattarsi ai progressivi mutamenti. Nella relazione, peresempio, è molto ben chiarito come un punto di svolta, ancheper i suoi riflessi nei rapporti con la politica, sia statocostituito dall'inurbamento della mafia, che si impegnò allafine degli anni cinquanta e sessanta nella grande speculazioneedilizia, nel "sacco" di Palermo. Lì c'è un cambiamento,perché il rapporto con la politica "deve" diventare organico,posto che licenze edilizie, piani regolatori e tutto quel checostituisce supporto dell'occasione di conseguire grandiprofitti è un supporto politico-amministrativo. Non è più lamafia del feudo, che può avere occasionali e utili rapporticon la politica. Da quel momento nasce - proprio conl'onorevole Lima e con Vito Ciancimino - la nuovaconfigurazione del rapporto mafia-politica:<strong>Pag</strong>. 1718un rapporto organico, che tale deve essere nell'interessecertamente della mafia ed anche nell'interesse - questo è unodei grandi limiti che ha avuto la risposta politica delloStato - di quegli esponenti politici che si rendevanostrumento del conseguimento del fine dell'organizzazionemafiosa. Perché qui c'è un perfetto sinallagma. Non c'èneanche una scelta ideologica da parte degli uomini politici;non tutti gli esponenti politici che hanno avuto rapporticostanti con la mafia sono mafiosi, anzi, è stato escluso chelo stesso Lima fosse uomo d'onore (anche se Buscetta ha dettoche lo era il padre, ma le colpe dei padri non ricadono suifigli). C'era questo reciproco rapporto utilitaristico cheaveva due momenti fondamentali: per un verso, quello
elettorale e per altro verso quello degli affari. Questi sonoi due piani su cui c'è una precisa convergenza di interessiche alimenta e mantiene vivo il rapporto.Un altro passaggio della relazione che ritengo rilevante èquello in cui si ribadisce una cosa importante e che ha datoluogo a confusioni: la mafia ha sede a Palermo, è lì; sono gliaffari che la portano anche oltreoceano e purtroppo in moltealtre aree del paese, ma il centro decisionale è ancora aPalermo. E' molto opportuno che ciò sia stato chiarito.Secondo me, va subito precisato un altro aspetto, sulquale tempo fa mi sono pronunciato in un dibattito con unafrase che vorrei ripetere perché credo sia condivisibile: ilrapporto tra mafia e politica non riguarda un solo partito nétutto il partito. Altrimenti, si corre il rischio di poterinterpretare equivocamente la relazione come una sorta di attodi accusa nei confronti della democrazia cristiana: questo nonc'è assolutamente nella relazione. Né questo vuol dire chetutta la democrazia cristiana siciliana - non dico quellanazionale - sia intrisa di rapporti con la mafia. Nondimentichiamo che in Sicilia c'è stata anche la DC di PierSanti Mattarella: non credo di dover spiegare ed aggiungerenulla. E' anche vero che all'interno di quel partito, per lasemplice ragione che è stato il costante protagonista delpotere in questo paese, per forza dobbiamo trovare la maggiorparte delle relazioni. La mafia è sostanzialmenteconservatrice ma non per una questione ideologica; èconservatrice perché non ha alcun interesse al sovvertimentodi un sistema di potere all'interno del quale trova sempre piùsignificative linee di penetrazione. Qualunque sovvertimentopolitico disturba. Per esempio, se volessimo leggere lo stessoomicidio di Salvo Lima come la risposta alla fine di unsistema politico che non riesce più - non che non vuole - adassicurare le tradizionali risposte, anche quelle romane,avremmo la dimostrazione che la mafia reagisce con il massimodella violenza, con una sorta di rabbiosa violenza, non soloper saldare un conto ma anche alla presa d'atto che quelsistema sta cadendo e che un altro deve venir fuori. Che poilo specifico movente possa essere legato, per esempio, allevicende della sentenza della Cassazione sul maxiprocesso ciporta ancora una volta a sottolineare che questi omicidi hannouna valenza complessa, non sono omicidi con una matrice secca;c'è sempre un'occasione scatenante, che però si inserisce inun quadro di valutazioni spesso anche politiche (mi riferiscoai grandi omicidi).Devo dire francamente che ho trovato eccessiva la reazionedella democrazia cristiana e mi auguro che venga ripensata, inuna chiave che è forse oggi decisiva: non possiamo più,nessuno può più - anche in buona fede, s'intende - negare cheesistono rapporti tra mafia e politica né negare cosa sia lamafia. Occorre oggi più che mai trasformare una volta e pertutte quello che è stato il grande limite della risposta delloStato nei confronti della mafia: la mafia non è mai assurta a
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