D'altra parte, come è detto, si tratta di una proposta ecome tale soggetta a integrazioni e correzioni, ove ritenuteopportune. A mio giudizio, per esempio, talune parti, inquanto impertinenti - nel senso di non pertinenti, anche seassai interessanti - potrebbero essere cancellate. Faccio unsolo esempio: la notizia relativa alle tecniche omicidepreferite dalla mafia - argomento assai suggestivo soprattuttoper chi ama gli spettacoli truci - potrebbe anche esserecancellata, proprio perché non direttamente connessa al temadella relazione.Altre affermazioni meritano di essere meglio precisate.Per esempio, quella che si riferisce alle elezioni palermitanedel 1987. Si dice che in quell'occasione a Palermo la mafiavotò per il PSI e per il partito radicale. In questo caso, ilreferente Palermo è assai generico, perché può significarel'intera area urbana ma può significare anche lesalentours. Proprio nei dintorni di Palermo, vi sono legrandi capitali della mafia (Bagheria, Monreale, Partinico).Ebbene, se, come è giusto fare, si va a controllare il voto diqueste capitali della mafia, compresa Corleone, ci si accorgesubito che quella notizia, se letta in senso estensivo, non ècorretta perché proprio nelle grandi capitali della mafia -tranne a non volerla considerare un soggetto fragile ai finidel trainamento elettorale - il PSI ed il partito radicale nonhanno avuto successo mentre lo hanno registrato, e grande,altri partiti.Per la conoscenza che ho di quegli eventi, penso chequella affermazione debba essere riscritta, nel senso che inalcuni quartieri di Palermo in effetti la mafia si comportòcosì, come è detto nella relazione, proprio per dare unsegnale.<strong>PRESIDENTE</strong>. Quindi, la correzione che propone è di usarel'espressione "in alcuni quartieri", anziché "nella città".ANTONINO BUTTITTA. Sì. Bisogna, in sostanza, assumerecon maggiore cautela certe verità che risultano dalledichiarazioni dei collaboratori della giustizia.E' assolutamente vero - questa è una delle affermazionipiù acute che ho trovato nella relazione - che la mafia, inquanto dispositivo coercitivo e violento per l'esercizio delpotere, non si riconosce in assoluto in nessun partito ma, divolta in volta, in questo o in quell'uomo politico in quelmomento detentore delle leve del potere.Non è altrettanto vero, come sostenuto da un pentito, cheessa si pone o si poneva dei limiti ideologici: il sostegno -mi dispiace dovere deludere l'onorevole Matteoli - che lamafia diede ai diversi governi Milazzo ne è una provatranciante.A questo proposito, poiché conosco bene quel collegio,consentitemi di correggere una affermazione che ho appenasentito relativamente ai comportamenti della mafia nelcollegio Bagheria-Corleone. In tale collegio, per mia memoria- ed è una memoria lunga, visto che ho i capelli bianchi - la
mafia ha sempre votato per i candidati della DC e del partitorepubblicano. Dunque, quanto è stato detto a proposito dicerte eventualità in ordine a candidature di altri partiti, ènotizia sicuramente da non assumere come concreta e seria.Secondo me, per questo aspetto si pone un problema diapprofondimenti necessari, anche se trovo che in buonasostanza, per ciò che attiene ai comportamentipolitico-elettorali delle organizzazioni mafiose, la relazionepercorre una strada assai diritta, chiara e lucida che è, insostanza, la strada maestra che la mafia ha percorso, comesoggetto politico, da alcuni decenni a questa parte.<strong>Pag</strong>. 1714Trovo che la relazione dia una rappresentazione del tuttoesaustiva del fenomeno mafia per ciò che riguarda la suadimensione storica, non solo di una storia riferita ad eventilontani nel tempo. Al contrario, manca a mio giudizioun'analisi della sua struttura verticale: mentre la dimensioneorizzontale, cioè quella diacronica, è rappresentata in modoesaustivo, la struttura verticale del fenomeno non èsufficientemente chiarita.<strong>PRESIDENTE</strong>. Potrebbe specificare meglio questo aspetto?ANTONINO BUTTITTA. A mio avviso, la relazione avrebbeguadagnato molto in spessore se avesse tenuto conto delladifferenza esistente tra organizzazione mafiosa e societàmafiosa. La prima è la manifestazione strutturata e criminaledella seconda; la società mafiosa è invece una cultura, con isuoi valori e le sue regole, un sistema di segni ampiamentepartecipato - ahimé! - da vasti strati della societàsiciliana. Hanno necessariamente dimensione, valore, pesopolitico, e anche penale, diverso, i rapporti tra soggettipolitici, professionali e burocratici operanti su ciascuno diquesti due diversi livelli. Pone un problema anchel'accertamento della più o meno organicità o episodicità ditali rapporti. Si tratta di un fatto di non poca rilevanza, amio giudizio, che impone approfonditi accertamenti prima diarrivare a conclusioni definitive in ordine all'identità ed alruolo dei rappresentanti politici sospettati, a torto o aragione (secondo me, a ragione), di connivenze mafiose.Penso che lo Stato debba tenere un diverso atteggiamentorispetto ai due livelli del fenomeno. Nei confronti del primo(dico cose ovvie, perché vi è tutta una letteraturameridionalista alle spalle) bisogna continuare a rafforzaregli strumenti repressivi, tanto a livello legislativo quantosul piano strumentale. Riguardo al secondo, bisogna operareattraverso scelte di politica economica diverse da quelletradizionali, tali da modificare radicalmente i meccanismidella produzione ed i connessi assetti sociali. Ripeto: dicocose ovvie, visto che, da Colajanni in poi, la letteraturameridionalista più avanzata si è orientata in questo senso.In sostanza, la mafia è non solo un fatto criminale maanche una realtà sociale e culturale. Contro i criminalivalgono le manette e le carceri; per modificare e correggere
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