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POLITECNICO

Scarica il PDF (5174KB) - Rivista Politecnico - Politecnico di Milano

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tura complessiva del sistema didattico ogni tanto<br />

appare procedere in tal senso. Come si 6 già detto<br />

l'armonizzazione europea è un atto dovuto:<br />

cominciamo allora da quello che è più semplice.<br />

Nel nostro caso i dottorati e le lauree, le quali<br />

sono riconosciute all'estero come "master"<br />

(all'inglese). Non cominciamo dal primo livello<br />

che è ancora da definire, da progettare, da sperimentare<br />

e che, molto probabilmente, richiederà<br />

soluzioni diverse a seconda della situazione specifica.<br />

Anche perché è contemporaneamente nato<br />

il nuovo progetto "FIS e IFTS" e sull'ampliamento<br />

di uno o due anni della formazione presso gli<br />

istituti tecnici dopo il diploma. A tal riguardo è<br />

opportuno esprimere alcune concordanze e alcune<br />

perplessità e osservazioni. La concordanza è<br />

sul fatto che sia opportuna una maggiore attenzione<br />

alla formazione e all'evoluzione delle figure<br />

professionali, così come l'accrescimento delle<br />

conoscenze sia un fattore fondamentale per il singolo<br />

e per la collettività in generale, così come<br />

penso che sia opporiuna una più elevata integrazione<br />

fra le scuole di differenti livelli e fra il<br />

mondo della scuola nel suo complesso e quello<br />

del lavoro.<br />

Le perplessità sono legate al fatto che questa formazione<br />

di fatto sia vissuta e promossa come un<br />

prolungamento della scuola secondaria, con una<br />

forte potenziale sovrapposizione ai diplomi universitari,<br />

che finalmente dopo un periodo di<br />

rodaggio stanno trovando una loro collocazione,<br />

con una inadeguata sperimentazione e senza una<br />

approfondita analisi di reale fattibilità. Anziché<br />

orientare efficacemente sembra che la scuola<br />

voglia prolungare il periodo della non scelta e<br />

posticipare anziché anticipare l'inserimento nel<br />

mondo del lavoro. Meglio sarebbe pensare a una<br />

formazione professionalizzante alla fine dei 16<br />

anni, visti come termine del periodo dell'obbligo.<br />

O forse, più semplicemente, questi interventi<br />

sono motivati almeno parzialmente, dal calo<br />

demografico e dalla crisi occupazionale anche, o<br />

soprattutto, dei docenti? Come si può pensare<br />

infine di delegare buona parte della formazione<br />

cosiddetta professionalizzante a una classe di<br />

docenti della scuola superiore quasi mai sottoposta,<br />

negli ultimi anni, a serie verifiche?<br />

Su tutti questi temi ci sembra debole l'analisi e il<br />

dibattito. Tre ultime osservazioni. La prima<br />

riguarda la recente riforma sui dottorati. Adesso<br />

tocca a noi e al mondo esterno - le industrie, le<br />

amministrazioni pubbliche - verificare se siamo<br />

capaci di cogliere l'opportunità che ci è offerta<br />

dalla nuova normativa. Se cioè l'università sarà<br />

capace di dialogare con il mondo esterno e di<br />

coglierne le esigenze attuali e le prospettive future<br />

e se il mondo esterno avrà una sufficiente lungimiranza<br />

per capire il potenziale della ricerca.<br />

La seconda riguarda la nostra politica di potenziamento<br />

e sviluppo della formazione permanente.<br />

Il progetto Poliedra, pur con qualche difficoltà,<br />

legata soprattutto all'inerzia al cambiamento,<br />

si sta muovendo. Stanno aumentando le iniziative,<br />

sta incrementando la collaborazione fra<br />

aree disciplinari diverse e talvolta tradizionalmente<br />

distanti, sta notevolmente migliorando il<br />

rapporto con il mondo esterno.<br />

Infine, l'ultima osservazione riguarda il rapporto<br />

più generale con i nostri studenti. Sappiamo<br />

benissimo di avere risorse in quantità limitata e<br />

che quindi molto spesso i servizi sono inadeguati<br />

e molto lontani da ciò che si vorrebbe e si<br />

dovrebbe fornire, anche se molti passi sono stati<br />

compiuti. Ma una cosa si può fare anche senza<br />

mezzi straordinari e consiste nel creare un clima<br />

e un ambiente tale da permettere e stimolare le<br />

iniziative autonome degli studenti da un lato e,<br />

dall'altro lato, nell'inventare occasioni e momenti<br />

in cui si accertino il senso d'appartenenza all'istituzione<br />

senza che ciò pregiudichi adesioni ad<br />

altri momenti di aggregazione (ideali, valoriali,<br />

religiosi, politici). È questo un obiettivo concreto<br />

e su questo dovrà essere verificato il consenso<br />

degli studenti innanzitutto, ma anche dei docenti<br />

e del personale tecnico-amministrativo.<br />

3. La ricerca<br />

Più volte è stato affermato, ma è conveniente<br />

ribadirlo qui ancora una volta, che il prestigio e<br />

la valutazione di una università, e ciò è sicuramente<br />

vero per le università tecnico-scientifiche,<br />

si basa in gran parte sulla sua qualificazione e sul<br />

suo valore nel campo della ricerca. Ecco perché<br />

la rilevanza della ricerca nella complessiva strategia<br />

di Ateneo è stata e rimane estremamente<br />

alta. La ricerca però, per sua natura, è estrema-

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