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POLITECNICO

Scarica il PDF (5174KB) - Rivista Politecnico - Politecnico di Milano

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Figura 5 - Mappa numerica di elevazione dell1Etna<br />

ottenuta a partire da 7 coppie d'immagini ERS-I ed<br />

ERS-2.<br />

zione SAR e la successiva, la fase interferometrica<br />

risulta affetta da un rumore casuale. L'entità di questo<br />

rumore viene valutata attraverso le immagii di coeren-<br />

2a cioè della stima del coeffciente di cmss-correlazione<br />

locale delle immagini SAR. In teoria ad ogni pixel delle<br />

immagini è legato un valore di coerenza differente,<br />

ma in pratica, avendo a disposizione solo due immagini<br />

per stimare la coerenza, si suppone che il segnale sia<br />

siazionario in un'area di qualche pixel. La risoluzione<br />

dell'immagine di coerenza è così ridotta rispetto a<br />

quella delle inimagini di partenza. La coerenza è compresa<br />

tra O (retrodiffusori completamente diversi nelle<br />

due immagii come, per esempio, nel caso del mare) e<br />

1 (stessi retrodisori nelle due immagini come, per<br />

esempio, nel caso di rocce esposte). Un esempio di<br />

immagine di coerenza è mostrato in Figura 4.<br />

L'immagine mostra la parte nord orientale della Sicilia<br />

e la coerenza è rappresentata con una scala di grigi che<br />

va dal nero (coerenza nulia) al bianco (coerenza unitaria).<br />

I dati utilizzati sono stati ripresi dai satelliti ERS-<br />

I ed ERS-2 a distanza di un giorno nel settembre del<br />

1995. Si nota come il mare risulti totalmente incoerente,<br />

mentre sull'isola si notano diversi livelli di coerenza,<br />

scarsa nella parte nord più vegetata, elevata<br />

sulllEtna in corrispondenza delle colate di lava che<br />

vengono così chiaramente identificate. La coerenza<br />

varia anche in funzione della situazione climatica. In<br />

generale in aree vegetate la coerenza è più elevata nei<br />

periodi secchi (estivi alle nostre latiiudini) .<br />

Generazione di DEM<br />

Dalla fase interferometrica è possibile risalire alla<br />

mappa di elevazione (relativa) di tutti i pixel. Per ottenere<br />

questo risultato sono necessarie due operazioni:<br />

lo srotolamento della fase interferometrica ("pliase<br />

irriivrappi~ig") la geocodifica del DEM.<br />

La prima operazione si rende necessaria in quanto la<br />

fase interfeminetrica presenta dei salti di 2p che non<br />

sono legati ad un'effetiiva differenza di quota tra pixel,<br />

ma dipendono dalla rappresentazione della fase che è<br />

nota a meno di multipli di 2p. A partire dal 1987, il<br />

gruppo ha sviluppatoz delle tecniche originali di ')/lase<br />

un~~~rappilig" bidimensionali che sfruttano sia<br />

l'informazione di fase sia quella d'ampiezza delle<br />

immagini SAR. Più recentementes il gruppo ha individuato<br />

una tecnica di phase rrriwmpping più affidabile<br />

di quelle %adionali" perchè basata sull'informazione<br />

di fase di più immagini SAR. Inoltre, con più<br />

Figura 6 - Mappa numerica di elevazione dell'Etna<br />

ottenuta a partire da 7 coppie d'immagini ERS- I ed<br />

ERS-2 ascendenti e 3 discendenti.<br />

immagini, si aumenta la percentuale di zone che hanno<br />

alta coerenza nell'una o nell'altra situazione e, conseguentemente,<br />

si riescono ad ottenere DEM di zone più<br />

estese.<br />

Una volta ottenuta una mappa di elevazione in coordinate<br />

SAR, questa deve essere posta in un sistema di<br />

riferimento convenzionale (generalmente UTM) tramite<br />

un'operazione di geocodifica. Un esempio di<br />

DEM della zona dell'Etna generato a partire da 7 cop<br />

pie d'immagini SAR è mostrato in Figura 5.<br />

Owiamente a causa delle deformazioni geometriche<br />

delle immagini SAR, le zone difireslior~eiiirig risultano<br />

essere fortemente interpolate e di scarsa affidabiliti.<br />

Per ovviare a questo inconveniente sono state<br />

combinate mappe di elevazione ottenute con coppie<br />

d'immagini SAR riprese durante passaggi sia ascendenti<br />

(da Sud a Nord) sia discendenti (da Nord a Sud)<br />

dei satelliti ERS-1 ed ERS-2. Le deformazioni geome<br />

triche nei due casi sono quasi complemen!ari (nei passaggi<br />

ascendenti l'antenna è puntata verso Est, in quelli<br />

discendenti verso Ovest) quasi tutta la superficie di<br />

una zona montuosa come quella dell'Etna t rappresentata<br />

con buon dettaglio.<br />

La mappa di elevazione di Figura 6 mostra il risultato<br />

di questa combinazione. Nella stessa figura sono<br />

mostrate un'immagie SAR ascendente e una discendente<br />

per mettere in risalto le differenti deformazioni<br />

geometriche. L'accuratezza di elevazione valutata<br />

indipendentemente dall'ESA è risultata essere di cima<br />

8 metri. Un problema non trascurabile nella generazione<br />

dei DEM con immagini SAR non simultanee (come<br />

nel caso di ERS-1 ed ERS-2) è quello del cambiamento<br />

del contenuto di vapor d'acqua nella troposfera tra<br />

un'osservazione e I'altra e10 tra una zona e l'altra nella<br />

stessa osservazione.<br />

Questi fenomeni causano delle variazioni locali della<br />

lunghezza d'onda del sistema e, conseguentemente,<br />

degli artefatti topografici. Ancora una volta l'uso di<br />

più immagini interferometriche è d'aiuto per ridurre<br />

questi effetti.<br />

Il gruppo ha messo a punto una tecnica basata sull'elaborazione<br />

multi-risoluzione degli interferogrammi<br />

SAR (filiraggio wavelet bidimensionale) per stimare la<br />

potenza degli artefatti atmosferici sulle singole coppie<br />

interferomemche. In base a queste stime è possibile<br />

trovare la miglior combinazione lineare delle siigole<br />

coppie interferometriche per ridurre al minimo gli<br />

effetti atmosf&cis.<br />

Misura di moti crostali<br />

Se la topografia è nota, il suo contributo alla fase interferomeirica<br />

può essere eliminato. Il residuo di fase<br />

interferomeirica può essere messo in relazione a piccoli<br />

sposiamenti relativi della superficie tmtre nella dizione<br />

del satellite. Nel caso dei satelliti ERS-I ed ERS-<br />

2, per esempio, uno spostamento relativo di 2.8 cm<br />

(pari a meta della lunghezza d'onda del sistema) produrrebbe<br />

una variazione di fase interferomeirica di 2p.<br />

Se la coereuza nella zona d'interesse è sufficientemente<br />

elevata, si capisce come questa tecnica sia in grado<br />

di misurare movimenti di pochi millimetri. II gruppo<br />

ha verificato sperimentalmente questa possibilità proponendo<br />

nel 1992 un esperimento controllato sulla'area<br />

di Bonn in collaborazione con I'ESA per la pianificazione<br />

delle accensioni del satellite ERS-I e I'università<br />

di Stoccarda per la preparazione dell'esperimento<br />

a terra.<br />

Nell'espehento di Bonn il gruppo di Stoccarda ha<br />

collocato su un terreno agricolo diciannove riflettori<br />

molto brillanti (comer reflectors) e quindi ben identificabili<br />

sull'immagine SAR. La scena è stata ripresa<br />

dieci volte nel mese di Marzo del 1992 e nel Frattempo<br />

due riflettori sono stati spostati verticalmente di un<br />

centimetro. Dall'elaborazione delle dieci immagini<br />

SAR, il gruppo di Milano ha correttamente identificato<br />

quali riflettori erano stati mossi e di quanto con un<br />

errore di 2 millimetri. La tecnica è stata poi applicata<br />

dal gruppo per rilevare fenomeni naturali come nel<br />

caso delle grossa Frana di St. Etienne de Tinee poco a<br />

nord di Nim. in figura 7 è mostrata la singola immagine<br />

SAR ripresa da ERS-I; la zona interessata dalla<br />

Frana è evidenziata nel riquadro. In Figura 8 è invece<br />

Figura 7 - Immagine SAR ERS- I della zona interessata<br />

dalla frana di St. Etienne de Tinee.<br />

Figura 8 - Fase interferometrica ottenuta da due<br />

immagini SAR ERS-I riprese a distanza di 9 giorni.<br />

Nei riquadro sono ben visibili le frange causate dalla<br />

deformazione superficiale awenuta in seguito al moto<br />

franoso.

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