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Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura

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Questa metodologia <strong>di</strong> autogestione <strong>cultura</strong>le si può <strong>di</strong>videre in due fasi nelle quali l’animazione e<br />

<strong>la</strong> partecipazione ne rappresentano <strong>la</strong> prima, mentre l’e<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> un linguaggio specifico che<br />

non deve mirare all’esclusione o all’esclusività ma che sia <strong>la</strong> <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> una praticabilità<br />

sociale ne rappresenta <strong>la</strong> seconda. Un artista che vuole definirsi “internazionale”, afferma Crispolti<br />

nel catalogo <strong>per</strong> Napoli Situazione ’75, deve avere innanzitutto un profondo rapporto, non solo<br />

<strong>cultura</strong>le, con il suo territorio <strong>di</strong> origine. Questo <strong>per</strong>ché il compito dell’artista è quello <strong>di</strong> rispondere<br />

alle domande urgenti del proprio territorio attraverso l’e<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> un linguaggio specifico che<br />

sia il più possibile <strong>di</strong>alogativo.<br />

Un esempio <strong>di</strong> questa metodologia è l’ O<strong>per</strong>azione Roma eterna. La città ed in partico<strong>la</strong>re il<br />

quartiere Testaccio, vengono intesi come campo d’intervento; si instaura così un rapporto fra<br />

l’o<strong>per</strong>atività <strong>cultura</strong>le e lo spazio sociale urbano. L’o<strong>per</strong>azione si <strong>di</strong>vide in due fasi. La prima fase,<br />

ideativa, è contrad<strong>di</strong>stinta dal<strong>la</strong> libera invenzione e progettazione basata sul<strong>la</strong> nozione <strong>cultura</strong>le e<br />

turistica <strong>di</strong> Roma. Una prima ricognizione dunque, nello quale lo specifico dell’artista viene messo<br />

in risalto e confrontato con <strong>la</strong> domanda <strong>cultura</strong>le. La seconda fase, volta ad una presa <strong>di</strong> coscienza<br />

caratterizzante del quartiere, attraverso modelli <strong>di</strong> rapporto coo<strong>per</strong>ativo, prevede l’azione<br />

d’intervento e, dunque, le risposte alle domande poste in essere dal<strong>la</strong> realtà urbana stessa.<br />

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