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Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura

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dell’artista. Comunicare e creare uno spazio a<strong>per</strong>to significa innanzitutto, come scriveva James,<br />

voltare le spalle ad una serie <strong>di</strong> teorie inveterate ed aprirsi al<strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong> natura contro il<br />

preteso finalismo del<strong>la</strong> verità. Questo volgersi contro il finalismo del<strong>la</strong> verità, in<strong>di</strong>ca proprio <strong>la</strong><br />

volontà <strong>di</strong> una ricerca pragmatista nel senso <strong>di</strong> s<strong>per</strong>imentale e s<strong>per</strong>imentabile e che dunque non può<br />

chiudersi in un dogma in quanto <strong>la</strong> sua stessa ragione d’essere è <strong>la</strong> verificabilità nel sociale. Per<br />

tanto <strong>la</strong> partecipazione espressa in questa sezione si <strong>di</strong>vide in azione poetica e politica, volendo<br />

proprio s<strong>per</strong>imentare una verificabilità sia in campo <strong>cultura</strong>le-antropologico sia in campo politicomilitante.<br />

L’azione poetica è rappresentata da Riccardo Dalisi, Eduardo A<strong>la</strong>maro e Coo<strong>per</strong>ativa<br />

Artigiana e Pronto Intervento <strong>di</strong> Pomigliano D’Arco, Vincenzo De Simone, Franco Summa,<br />

Crescenzo Del Vecchio, Humor Power Ambu<strong>la</strong>nte, Giuliano Mauri, Geri Pa<strong>la</strong>mara, l’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong><br />

San S<strong>per</strong>ate (Cagliari). L’azione poetica ancor più <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> politica mette in risalto, nel<strong>la</strong> sua<br />

volontà <strong>di</strong> partecipazione e coinvolgimento, un tutt’altro che control<strong>la</strong>to rischio da parte dell’artista.<br />

La verificabilità nel sociale infatti non implica un successo ed una buona resa solo <strong>per</strong>ché si<br />

inserisce in un contesto che pone una nuova domanda <strong>cultura</strong>le <strong>di</strong> partecipazione. L’artista nel<strong>la</strong> sua<br />

proposizione poetica partecipativa mette in gioco il suo specifico in quanto a <strong>di</strong>fferenza dell’azione<br />

politica lo specifico non è in<strong>di</strong>rizzato da nessuna ideologia. L’artista consapevole, sempre e<br />

comunque, <strong>di</strong> una sua solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> base, rischia <strong>la</strong> vita esponendosi al pubblico. Come detto il<br />

rischio non è calco<strong>la</strong>to, non c’è nessuna rete <strong>di</strong> salvataggio, quello che l’artista s<strong>per</strong>a, è che<br />

con<strong>di</strong>videndo con il suo pubblico una stessa volontà comunicativa, venga accettato e <strong>di</strong>venga<br />

socialmente utile. Summa scrive: “Il <strong>la</strong>voro deve risultare frutto <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong>retto, un <strong>di</strong>alogo,<br />

una partecipazione e l’artista non rappresentare ma essere uno del<strong>la</strong> comunità che realizza<br />

l’impegno <strong>di</strong> sollecitare <strong>la</strong> creatività e l’immaginazione <strong>per</strong> immaginare insieme una vita <strong>di</strong>versa<br />

<strong>per</strong> cui lottare”. 30 L’artista <strong>per</strong>tanto non sentendosi più un corpo avulso dal<strong>la</strong> comunità si interessa<br />

ai suoi problemi primari come quelli del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e del <strong>la</strong>voro ed in quest’ottica vanno infatti lette le<br />

o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> Dalisi nei quartieri sottoproletari <strong>di</strong> Napoli, quelle <strong>di</strong> A<strong>la</strong>maro con gli artigiani e<br />

o<strong>per</strong>ai <strong>di</strong> Pomiglinao D’arco e quello <strong>di</strong> De Simone presso <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a statale <strong>di</strong> Cicciano in<br />

provincia <strong>di</strong> Napoli. Le azioni del collettivo Humor Power e del suo fondatore Crescenzo Del<br />

Vecchio si inserisco all’interno del fare quoti<strong>di</strong>ano del quartiere cercando <strong>di</strong> attuare una sorta <strong>di</strong><br />

azione <strong>di</strong> risveglio con<strong>di</strong>visa. Sempre su questa linea <strong>di</strong> creazione, con<strong>di</strong>visa in questo caso non<br />

solo da un quartiere bensì da un paese intero, è l’es<strong>per</strong>ienza dei murali <strong>di</strong> San S<strong>per</strong>ate coor<strong>di</strong>nata<br />

dal<strong>la</strong> scultore Giuseppe Scio<strong>la</strong>. L’iniziativa che si pone come contestazione agli inveterati sistemi<br />

del<strong>la</strong>’arte, sia espositivi che economici, ha coinvolto l’intero paese <strong>di</strong> San S<strong>per</strong>ate tant’è che al<br />

momento del<strong>la</strong> <strong>Biennale</strong> del’76 i muri affrescati erano più <strong>di</strong> duecento. Qui il murale viene inteso a<br />

30 F. Summa, in, Ambiente come sociale cit., p. 20.<br />

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