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Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura

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2.2 L’o<strong>per</strong>atore estetico<br />

In questo processo <strong>di</strong> trasformazione e <strong>di</strong> ridefinizione dei ruoli artistici, l’artista <strong>di</strong>venta o<strong>per</strong>atore<br />

estetico, “ricic<strong>la</strong>ndo” ed aprendo le sue funzioni specifiche ad una socialità vista ormai non come<br />

punto verticale <strong>di</strong> arrivo, bensì come base orizzontale <strong>di</strong> partenza. Anche qui <strong>la</strong> scelta <strong>di</strong> un termine<br />

quale o<strong>per</strong>atore, serve a mettere in evidenza <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione del fare artistico, un fare partecipativo<br />

che vede nell’integrazione artista-pubblico il suo nuovo portato <strong>cultura</strong>le. Anche “l’intellettuale”<br />

<strong>di</strong>venta o<strong>per</strong>atore, in questo caso <strong>cultura</strong>le, sottolineando così <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> un darsi che risponda<br />

al<strong>la</strong> nuova domanda <strong>cultura</strong>le e politica che viene a definirsi. “Non si può par<strong>la</strong>re dunque – scrive<br />

Crispolti – soltanto <strong>di</strong> una volontà <strong>di</strong> <strong>cultura</strong>, in quanto volontà <strong>di</strong> conoscenza, cioè <strong>di</strong> informazione,<br />

anche se naturalmente questo momento esiste ed è imprescin<strong>di</strong>bile; ma occorre par<strong>la</strong>re precisamente<br />

appunto anche <strong>di</strong> una volontà <strong>di</strong> partecipazione, cioè <strong>di</strong> protagonismo creativo”. 12 La volontà<br />

<strong>di</strong>venta, infatti, non soltanto uno strumento conoscitivo ma una vera e propria modalità o<strong>per</strong>ativa<br />

sul<strong>la</strong> quale l’o<strong>per</strong>atore estetico deve costruire il suo <strong>di</strong>scorso, che poi in realtà è o<strong>per</strong>azione a sua<br />

volta. Il <strong>la</strong>voro dell’o<strong>per</strong>atore deve essere dunque quello <strong>di</strong> sollecitare domande atte a creare una<br />

sintesi creativa tra istanze <strong>di</strong>verse. Scrive Crispolti: “Lo sforzo deve essere una crescita comune<br />

del<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> domanda e del<strong>la</strong> capacità del<strong>la</strong> risposta, intese non come momenti contrapposti,<br />

ma come momenti realmente interagenti <strong>di</strong> un’unica realtà <strong>di</strong> partecipazione, <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro assieme, ove<br />

i ruoli si definiscono soltanto nel<strong>la</strong> loro complementarità, che è essenziale e determinate” 13<br />

Esiste una nuova domanda <strong>cultura</strong>le e quin<strong>di</strong> una nuova possibilità concreta <strong>di</strong> risposta che si<br />

genera nel confronto e che non è so<strong>la</strong>mente riconducibile al<strong>la</strong> spostamento dal piano teorico a<br />

quello pratico. L’o<strong>per</strong>atore estetico compie innanzitutto una riflessione e una ridefinizione dei suoi<br />

mezzi specifici, il che non significa <strong>di</strong>menticare o accantonare una tra<strong>di</strong>zione artistica bensì<br />

rinnovare questa matrice storica. “Dicendo o<strong>per</strong>atore estetico – scrive Crispolti – ci si riferisce ad<br />

un al<strong>la</strong>rgamento oltre <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> tali specifici, ad una pratica molteplice dei me<strong>di</strong>a <strong>per</strong><br />

esempio, all’azione e non soltanto al<strong>la</strong> produzione estetica, ecc.”. 14<br />

Dunque, è lo stesso o<strong>per</strong>atore estetico a formasi come spazio fisico, <strong>terra</strong> <strong>di</strong> <strong>mezzo</strong>, un al<strong>la</strong>rgamento<br />

del<strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione che intercorre tra il risultato artistico, l’o<strong>per</strong>a e i suoi fruitori, il pubblico. Questo<br />

<strong>per</strong>ché all’arte viene riconosciuto un ruolo eminentemente comunicativo avvicinandosi così sempre<br />

<strong>di</strong> più alle teorie deweiane. Il filosofo americano, infatti, scrive nel suo Arte come es<strong>per</strong>ienza: “Non<br />

è necessario che <strong>la</strong> comunicazione sia parte dell’intento deliberato <strong>di</strong> un artista, sebbene egli non<br />

12 E. Crispolti, op. cit., p. 12.<br />

13 Ibidem, p. 13.<br />

14 Ibidem, p. 17.<br />

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