Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura
Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura
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“una passeggiata”, anche se <strong>la</strong> deriva non è propriamente passeggiata, compiuta a Roma dal 14 al<br />
18 maggio <strong>1976</strong> ed al<strong>la</strong> quale hanno partecipato ventiquattro <strong>per</strong>sone <strong>di</strong> cui un<strong>di</strong>ci provenienti da<br />
altre città. Lo spazio così inteso, è frutto dunque <strong>di</strong> un’es<strong>per</strong>ienza soggettiva <strong>la</strong>birintica ai limiti<br />
del<strong>la</strong> <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sione ed in a<strong>per</strong>to contrasto con una concezione <strong>di</strong> spazio definita da La Pietra come<br />
descrizione fisica del potere. In questa sezione, che <strong>per</strong> certi aspetti, soprattutto teorici, preannuncia<br />
<strong>la</strong> <strong>terza</strong> sezione del Pa<strong>di</strong>glione, quel<strong>la</strong> dell’azione politica, il tema dello smascheramento inizia a<br />
tramutarsi in sovversione. L’azione seppur in<strong>di</strong>viduale è volta marcatamente al ribaltamento <strong>di</strong> un<br />
determinato sistema <strong>di</strong> pensiero, definendo così <strong>la</strong> sua o<strong>per</strong>atività estetica sempre più in re<strong>la</strong>zione<br />
ad un programma politico. Questo atteggiamento, non anarchico, bensì come vuole il situazionismo,<br />
ra<strong>di</strong>calmente soggettivo, mostra una volontà agonistica <strong>di</strong> scontro da combattersi su un territorio<br />
spaziale da riconquistare. Il punto <strong>di</strong> partenza è <strong>la</strong> presa <strong>di</strong> coscienza e l’o<strong>per</strong>atività estetica si<br />
concentra sul<strong>la</strong> sottolineatura dell’ambiente urbano così come <strong>di</strong>mostra l’o<strong>per</strong>azione Gessificare del<br />
Gruppo Salerno 1975. L’intervento si basa su tre <strong>di</strong>versi momenti: appropriazione, manipo<strong>la</strong>zione e<br />
reinvenzione. Il momento dell’appropriazione vede <strong>la</strong> delimitazione dello spazio d’intervento e <strong>la</strong><br />
scelta dell’elemento da trasporre. Il secondo momento, quello del<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione, vede<br />
l’acquisizione dell’elemento attraverso il suo calco in gesso. Il terzo momento infine vede <strong>la</strong><br />
collocazione dell’elemento in gesso vicino all’originale creando così uno sdoppiamento linguistico<br />
ed un gioco <strong>di</strong> sottolineatura dell’irreale nei confronti del reale.<br />
Partecipazione spontanea.<br />
In questa sezione inizia a farsi strada l’elemento partecipativo. Nelle intenzioni crispoltiane il<br />
momento del<strong>la</strong> partecipazione rappresenta una sorta <strong>di</strong> conta, un censimento che consente agli<br />
artisti <strong>di</strong> presentarsi in e al pubblico. L’atto partecipativo infatti, come <strong>di</strong>mostrano le sezioni<br />
successive, serve come testa d’ariete <strong>per</strong> sfondare una prima porta d’in<strong>di</strong>fferenza ed aprire così ad<br />
una partecipazione col<strong>la</strong>borativa con<strong>di</strong>visa con enti locali e statali e dunque organizzata e<br />
riconosciuta. Proprio questo approccio rive<strong>la</strong> il momento saliente <strong>di</strong> questa o<strong>per</strong>azione e ne esplicita<br />
le intenzioni mostrando una volontà dei su<strong>per</strong>amento <strong>di</strong> quell’ “artisticità” che seppur inserita in un<br />
contesto nuovo, sociale ed economico, rimane sempre ancorata a tematiche utilitaristiche sia in<br />
senso mercantile sia in senso espositivo. La volontà <strong>di</strong> questo Pa<strong>di</strong>glione <strong>di</strong> crearsi, come detto,<br />
quale luogo <strong>di</strong> comunicazione, viene messa in risalto da questo concetto <strong>di</strong> partecipazione. Una<br />
partecipazione non ven<strong>di</strong>bile né esponibile, bensì comunicabile al pari <strong>di</strong> un qualsiasi fatto sociale e<br />
soprattutto <strong>di</strong> una qualsiasi es<strong>per</strong>ienza umana. La comunicazione qui è infatti, vera comunicazione,<br />
senza infrastrutture dominanti né logiche sot<strong>terra</strong>nee rivolte ad una captazione del pubblico da parte<br />
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